1 Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre nostro e nel Signore Gesù Cristo: 2 a voi, grazia e pace da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo.
3 Dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi, fratelli, come è giusto, perché la vostra fede fa grandi progressi e l’amore di ciascuno di voi verso gli altri va crescendo. 4 Così noi possiamo gloriarci di voi nelle Chiese di Dio, per la vostra perseveranza e la vostra fede in tutte le vostre persecuzioni e tribolazioni che sopportate.
5 E’ questo un segno del giusto giudizio di Dio, perché siate fatti degni del regno di Dio, per il quale appunto soffrite.
Il ver.3 ci regala un tratto caratteristico della fede e della vita cristiana. Quello che in noi è buono, è positivo, è fecondo, è sempre dono del Signore. Per questo, il più bel complimento che si può fare è questo ringraziamento a Lui, che non solo fa il dono, ma lo fa crescere. Paolo fa uso di due verbi enfatici per esprimere la sua contentezza: della fede dei Tessalonicesi dice che “fa grandi progressi” e dell’amore tra loro dice che “va crescendo”. E tutto sottolinea dicendo che ringrazia il Signore “come è giusto”. Dunque Paolo è molto contento per questa comunità cristiana.
La fede e la carità di una chiesa è gloria dell’Apostolo che l’ha fondata. Egli dice “noi possiamo gloriarci di voi nelle Chiese di Dio”: nel testo non c’è quel “possiamo”, e quindi di fatto Paolo si gloria “in loro”:”..et nos ipsi in vobis gloriemur” come dice la versione latina. Secondo il ver.4 questo è dovuto a come questi cristiani sopportano le persecuzioni e le tribolazioni loro inflitte. E qui, insieme alla fede, cita quella “perseveranza” che è dote privilegiata dei discepoli di Gesù, perchè celebra la sua paziente ubbidienza al Padre nel sopportare le prove. Non è passività, nè rassegnazione, ma viva partecipazione al mistero pasquale di Gesù.
Per questo, al ver.5, dice che in questo modo essi danno “un segno del giusto giudizio di Dio”. Il giudizio divino, infatti, non è una sentenza giudiziaria, ma la presenza, e la manifestazione nella storia, della Croce di Gesù nella sua obbedienza al Padre. Il patimento del giusto è il supremo giudizio divino. La sua mitezza nella sofferenza è la rivelazione e la feconda presenza del sacrificio d’amore di Gesù. Siamo davanti al sublime intreccio tra l’esigente severità del Vangelo e la sua piena manifestazione nella Croce.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Mi è piaciuto molto dove dice che la fede dei Tessalonicesi “super-cresce” e sovrabbonda l’amore “di ciascuno di voi tutti gli uni per gli altri”.
Fede e amore reciproco sono i frutti della loro perseveranza nelle prove e nella sofferenza. Non semplici frutti… frutti super abbondantissimi!
Fede e amore. Anche la donna del vangelo di oggi (Lc 7), sotto il giogo del peccato, ama tantissimo il Signore, ha fiducia in lui, vuole stargli vicino… e glielo dimostra con un sacco di gesti gentili e proprio per questa fede in Lui viene salvata.
Chi sono i cristiani di Tessalonica? e chi siamo noi credenti di oggi? In questi versetti vedo due indicazioni ricche di significato e di forza. In primo luogo, la ecclesia dei tessalonicesi “è in Dio Padre e nel Signore Gesù”: quindi la nostra vita è, si compie, si svolge così, all’interno della vita di Dio, avviluppata dall’amore del Padre. Basterebbe questo per trasformare la nostra esistenza… La seconda indicazione la vedo nel v. 5: “… perchè siate fatti degni del regno di Dio”. E tali siamo stati fatti: abbiamo la grande dignità di avere Lui per re, cioè di essere guidati, governati, curati da Lui. “Il Signore è il mio pastore…, non manco di nulla”.
Paolo scrive alla “Chiesa dei Tessalonicesi”, e dopo averne dato la ,collocazione “geografica”, continua dandone la collocazione ,”spirituale” ugualmente vera: “che è in Dio Padre e nel Signore Gesù ,Cristo”. E’ vera per la Chiesa e per ciascuno, questa collocazione ,nel cuore di Dio. Paolo ringrazia per la loro fede che “cresce rigogliosamente”. Paolo ,usa questo verbo “crescere” per dire che chi fa crescere è Dio. “In ,Cristo ogni costruzione cresce ben ordinata”, “crescere verso Cristo ,che è il capo e da cui discende ogni dono” (Efe),,Per questo si ottengono questi frutti, perchè la Chiesa è collocata ,in Dio.