5 E’ questo un segno del giusto giudizio di Dio, perché siate fatti degni del regno di Dio, per il quale appunto soffrite. 6 E’ proprio della giustizia di Dio ricambiare con afflizioni coloro che vi affliggono 7 e a voi, che siete afflitti, dare sollievo insieme a noi, quando si manifesterà il Signore Gesù dal cielo, insieme agli angeli della sua potenza, con 8 fuoco ardente, per punire quelli che non riconoscono Dio e quelli che non obbediscono al vangelo del Signore nostro Gesù. 9 Essi saranno castigati con una rovina eterna, lontano dal volto del Signore e dalla sua gloriosa potenza. 10 In quel giorno, egli verrà per essere glorificato nei suoi santi ed essere riconosciuto mirabile da tutti quelli che avranno creduto, perché è stata accolta la nostra testimonianza in mezzo a voi.
11 Per questo preghiamo continuamente per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede, 12 perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo.
Ci incontriamo nuovamente con il ver.5, che oggi rivela tutta la sua importanza, perchè afferma che il giudizio finale, il “giusto giudizio di Dio” è già presente nella vicenda umana. La rivelazione di tale giudizio viene data dall’afflizione che i discepoli di Gesù devono subire. Questa “afflizione-tribolazione” è appunto il segno del giudizio di Dio, come si è manifestato nella Croce di Gesù, e ora continua ad essere presente nelle tribolazioni di chi lo segue nell’obbedienza evangelica al Padre.
Il tema è delicatissimo, e lo è innanzi tutto proprio per la Chiesa! Nella sua storia la comunità ecclesiale ha drammaticamente sperimentato come sia facile trovarsi dalla parte “di coloro che vi affliggono” piuttosto che dalla parte delle vittime. Ma è proprio questa afflizione a caratterizzare e rivelare i discepoli di Gesù! La severità delle parole che annunciano il giudizio divino ai vers.8-9 non hanno la funzione di spaventare , ma quella di consolare e incoraggiare i piccoli del Signore a riconoscere nelle loro fatiche il segno del giudizio divino. Non pensate però che questo sia un “blocco” della storia e una fatalistica rassegnazione. Al contrario! Proprio la severità del giudizio vuole essere il principio della conversione dei cuori verso una vera fraternità. E per questo, tale giudizio apocalittico accompagna la storia sino alla fine. Come già altre volte abbiamo notato, espressioni come “essi saranno castigati con una rovina eterna…”(ver.9) non sono una “previsione” di come andranno le cose, ma un grido profetico perchè le cose cambino! E cambino, dicevo, a partire da coloro che sono stati chiamati alla salvezza e sono esposti al rischio di non tener conto del giudizio di Dio: noi, appunto!
Noi sappiamo che l’esito della storia si compie con la venuta del Signore “per essere glorificato nei suoi santi”. Certamente tale giudizio riguarda tutta l’umanità, ma evidentemente è prima di tutto esortazione alla comunità credente perchè sia fedele al suo Signore, e quindi sia “accolta la nostra testimonianza in mezzo a voi” dice Paolo al ver.10. La sua preghiera per i tessalonicesi va in questa direzione. Egli domanda infatti che “il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata…”(ver.11), cioè alla chiamata a seguire il Signore Gesù nella sua obbedienza al Padre. Stare dalla parte delle vittime è fisionomia irrinunciabile del mistero cristiano. Ed è in questo che già oggi viene “glorificato il nome del Signore nostro Gesù Cristo”. La celebrazione nella nostra realtà storica della Passione del Signore è l’annuncio supremo della nostra fede.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Al v.7 dice “…a voi, che siete afflitti, dare sollievo insieme a noi, quando si manifesterà il Signore Gesù dal cielo”. Per i figli di Dio il giorno dell’incontro con Gesù sarà sollievo, riposo, requie.
Invece “fuoco ardente per quelli che non conoscono Dio e quelli che non obbediscono al vangelo del Signore nostro Gesù” (v.8).
Colpisce molto questa separazione totale, definitiva. Essa ci permette di apprezzare, desiderare, cercare fin qui ora la conoscenza di Dio (“questa è la vita eterna: che conoscano te Padre e colui che hai mandato… Gv 17,3) e l’obbedienza al Vangelo, contro tutte le paure, le fughe, le infedeltà, le preoccupazioni soffocanti delle nostre giornate.
Sappiamo bene che conoscere e ascoltare il Vangelo è già il sollievo, la pace, qui e ora, della nostra vita. Attraverso il Vangelo apriamo gli occhi, come Maria nel canto del Magnificat, al mondo rovesciato del Regno di Dio. E siamo stupiti di come lui porta a compimento i proposito di bene e le opere della vostra fede, perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in noi e noi in lui (v.11-12).
Voglio ricordare che siamo a Tessalonica-Salonicco, teatro in questi giorni di scontri e di violenze tra gli uomini. – Paolo chiede che Dio “porti a compimento ogni proposito di bene”: ogni proposito di chi? nostro o di Dio? Non è precisato; per cui possiamo pensare che siano tutti compresi: Egli ha cura di portare a compimento la sua volontà di bene e anche i nostri piccoli propositi, impegni, lotte per il bene della comunità, di tutti.
I tessalonicesi ai quali Paolo scrive hanno evidentemente dovuto sopportare molti mali nell’attesa della gloriosa venuta del Signore Gesù . Paolo ricorda che li attendono grandi cose: “sia glorificato il nome di Gesù IN VOI”. E’ contento perchè hanno creduto a ciò che riceveranno alla venuta di Gesù, che è ben di più di ciò che sopportano nell’attesa. Tutti possono vedere e stupirsi per la loro comunione con Dio. E’ Dio che compie tutto (v.11): “con la sua potenza, porta a compimento ogni (Sua prima che nostra) volontà di bene, e la (Sua insieme a nostra) opera di fede” perchè sia glorificato il nome di Gesù nei credenti. I fedeli camminano custodendo la fede (che pure è dono di Dio), ascoltando la Parola e rimanendo in essa, e osservando la sua volontà possono vivere nell’amore, che viene fatto crescere da Dio stesso . Il frutto della fede cresce nei loro cuori in modo trasformante. La preghiera di Paolo è affinchè Dio porti a compimento la Sua volontà di bene nei confronti dei credenti, che nelle sofferenze che sopportano, attendono la gloriosa speranza. Paolo prega per loro, perchè possano essere degni per grazia di Dio e di Gesù Cristo. Sa che non bastano le sue preghiere, ma tutto è compiuto per grazia di Dio e di Gesù.