3,1 Devi anche sapere che negli ultimi tempi verranno momenti difficili. 2 Gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanitosi, orgogliosi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, senza religione, 3 senza amore, sleali, maldicenti, intemperanti, intrattabili, nemici del bene, 4 traditori, sfrontati, accecati dall’orgoglio, attaccati ai piaceri più che a Dio, 5 con la parvenza della pietà, mentre ne hanno rinnegata la forza interiore. Guardati bene da costoro! 6 Al loro numero appartengono certi tali che entrano nelle case e accalappiano donnicciole cariche di peccati, mosse da passioni di ogni genere, 7 che stanno sempre lì ad imparare, senza riuscire mai a giungere alla conoscenza della verità. 8 Sull’esempio di Iannes e di Iambres che si opposero a Mosè, anche costoro si oppongono alla verità: uomini dalla mente corrotta e riprovati in materia di fede. 9 Costoro però non progrediranno oltre, perché la loro stoltezza sarà manifestata a tutti, come avvenne per quelli.
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La concezione cristiana del tempo è lontana dai meccanismi filosofici che prevedono l’avanzata di un progresso inarrestabile. Piuttosto sembra che la storia riceva un misterioso sigillo dalla persona e dalla Pasqua del Signore Gesù. Gli ultimi tempi doventano in questo modo certamente decisivi, ma orientati alla Pasqua piuttosto che a prospettive trionfalistiche. La prospettiva è talmente radicale da ostacolare anche l’immagine di una “chiesa”, magari numericamente ridotta, che si trovi davanti un mondo avverso. E’ difficile negare cioè che l’opposizione all’annuncio cristiano non si insinui nella stessa comunità dei credenti; al punto che il “devi sapere” rivolto a Timoteo al ver.1, per come sarà evidenziato nel seguito sembra riguardare “personalmente” il discepolo di Paolo, come se ognuno dovesse sapere che si troverà in una condizione di isolamento a motivo della fede di Gesù!
Mi è difficile raccogliere i termini dei vers.1-5 sino a identificare un ipotetico volto di questa avversione all’evento cristiano. Mi sembra si possa dire che non si presenterà – o non si presenta! – come un atteggiamento “ateo”, ma piuttosto con il volto di una religiosità deviata dalla fede. Per questo forse sarebbe meglio rendere con “empi” il termine reso in italiano con “senza religione” alla fine del ver.2. Questi uomini hannno infatti una “parvenza di pietà”, e anche il loro entrare nelle case ad impadronirsi di spiriti deboli non sembra estraneo ad un fenomeno di falsa spiritualità, lontano dalla “conoscenza della verità”(ver.7).
Tutto questo sembra confermato dal riferimento ai “maghi” dell’antico Egitto dell’Esodo, non privi di un certo potere “spirituale” anche se destinato ad un disvelamento simile a quello che aveva segnato l’antica vicenda di Mosè.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Nell’elenco delle caratteristiche degli uomini degli ultimi tempi ho notato che si ripete molte volte la formula “senza”. Traducendo male suona circa così: senza obbedienza, senza grazia, senza religione, senza affetto, senza pace, senza costanza, senza mansuetudine, senza amore verso i buoni.
L’altra parola che si ripete è “amanti” di sè stessi, del denaro, dei piaceri…
Queste due parole, senza e amanti di, aiutano a tenere in mente la denuncia di un grande vuoto che può esserci tra gli uomini. Vuoto del Signore, e della sua Paroal. Come per quelle donne che che “stanno sempre lì ad imparare, senza riuscire mai a giungere alla conoscenza della verità”.
In questi giorni siamo in attesa dello Spirito Santo che riempirà i nostri cuori e le nostre case.