22 Fuggi le passioni giovanili; cerca la giustizia, la fede, la carità, la pace, insieme a quelli che invocano il Signore con cuore puro. 23 Evita inoltre le discussioni sciocche e non educative, sapendo che generano contese. 24 Un servo del Signore non dev’essere litigioso, ma mite con tutti, atto a insegnare, paziente nelle offese subite, 25 dolce nel riprendere gli oppositori, nella speranza che Dio voglia loro concedere di convertirsi, perché riconoscano la verità 26 e ritornino in sé sfuggendo al laccio del diavolo, che li ha presi nella rete perché facessero la sua volontà.
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Il ver.22 contiene un’indicazione di grande rilievo per tutta la tradizione sapienziale ebraico-cristiana: quella di “fuggire” le potenze negative “cercando” appassionatamente le luci della giustizia, della fede, della carità e della pace. In questo è importantissimo non essere da soli, ma in comunione fraterna con chi è capace – magari più di noi – di custodire e praticare una relazione appassionata con il Signore.
I vers.23-25 offrono alcuni spunti preziosi per un atteggiamento personale e comunitario che favorisca la pace e aiuti a convertirsi alla vera pace anche coloro che sembrano più dominati da cattivi idoli ingannatori. Viene chiesto innanzi tutto, al ver.23, di valutare sapientemente i temi e i problemi, per evitare di perdersi in inutili contese che spesso sfociano in dinamiche violente quanto sterili. Ai nostri giorni vediamo come anche la comunità ecclesiale possa essere indotta a esporsi in “discussioni sciocche e non educative” pagate con il frutto amaro e disonorevole di contese contro persone e situazioni che andrebbero invece trattate con mitezza e con pazienza: è l’indicazione che il ver.24 dona al “servo del Signore”, uomo mite, guida paziente e dolce anche quando deve ammonire, uomo di pace dunque, e non guerriero crociato lancia in resta. La persona di fede sa che infatti solo Dio può “concedere di convertirsi” affinchè si possa “riconoscere la verità”(ver.25).
Con delicatezza e forza il ver.26 ricorda che in ogni modo l’errore e il peccato sono sempre una prigionìa diabolica, dalla quale solo la potenza di Dio consente di sfuggire.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
v.23 esorta a evitare tutto quello che – sciocco e non educativo – genera, fa nascere, fa anche solo iniziare le contese e i litigi proprio perchè la litigiosità non è del servo del Signore!
Mi ha colpito la propensione “mite” e “didattica” che deve avere il servo: non come quella di chi sta in cattedra come gli scribi e i farisei ma tipica di chi ha molta paziena, ha lo sguardo lungo, conosce per esperienza gli ostacoli , ha a cuore tutta la vita di chi gli è davanti, sa che alla fine il suo ruolo è secondario se confrontato con l’enormità dell’impresa.
Siamo stati fortunati ad avere avuto e ad avere sempre insieme con noi dei bravi “insegnanti” che ci liberano dai lacci del diavolo!
Il testo di oggi mostra che c’è una dimensione adulta della vita cristiana in cui bisogna entrare, fuggendo le passioni giovanili; tale dimensione consiste nel perseguire la giustizia, la fede, la carità, la pace. E’ una dimensione non solo personale, ma anche comunitaria: “insieme a quelli che invocano il nome del Signore”. In altri testi si chiarisce che la giustizia, la fede, la carità, la pace, sono doni dello Spirito Santo. Però bisogna perseguirli; lo stesso Spirito ci aiuta a prendere consapevolezza del dono, a riconoscerlo e a accoglierlo progressivamente e quindi a farlo fiorire sempre più.
Oggi al mattutino abbiamo letto il salmo 89, dove nella versione greca al v.10 è detto “perchè è venuta la mitezza su di noi e saremo corretti”. Quanto Paolo oggi dice a Timoteo su come deve essere e comportarsi il servo di Dio nei confronti di tutti, compresi gli oppositori, nasce da come Dio è stato e si è comportato. E’ venuto “mite” nel suo Cristo. Il capitolo 3 della lettera di Tito riprende più in ampio questo tema: “anche noi un tempo eravamo…quando però si sono manifestati la bontà di Dio e il suo amore per gli uomini…”E al cap.2 v. 12 si diceva “E’ apparsa la grazia di Dio…che ci insegna..”
Al v, 26 “ritornino in sè” dà l’idea di doversi svegliare da una grande ubriacatura, che si può intendere in senso lato, “l’amore per la ricchezza”(cfr 1 Tim), del potere…di ciò che deriva dalla tentazione originaria del serpente. Quando Gesù sulla croce, esprimendo al massimo la mitezza di cui si legge oggi, prega “Padre perdonali perchè non sanno quello che fanno” in un certo senso si può dire che vede i suoi persecutori in questo stato di ubriacatura. La traduzione italiana “ritornino in sè” induce inoltre a ricordare la parabola del cap 15 di Luca, quando il figlio minore ritorna in sè, ricordando la casa di sua padre (cfr nel nostro testo: riconoscano la verità).