9 Riguardo all’amore fraterno, non avete bisogno che ve ne scriva; voi stessi infatti avete imparato da Dio ad amarvi gli uni gli altri, 10 e questo lo fate verso tutti i fratelli dell’intera Macedonia. Ma vi esortiamo, fratelli, a progredire ancora di più 11 e a fare tutto il possibile per vivere in pace, occuparvi delle vostre cose e lavorare con le vostre mani, come vi abbiamo ordinato, 12 e così condurre una vita decorosa di fronte agli estranei e non avere bisogno di nessuno.

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Riguardo all’”amore fraterno” – nel testo originale e’ un’unica parola, “filadelfia” – tutta la lettera, fin dalle prime parole ha gioito per come l’annuncio evangelico e’ stato accolto dai tessalonicesi ed e’ fiorito nella carità’. Nel brano che oggi riceviamo dalla bontà’ del Signore ascoltiamo alcune importanti precisazioni sulla dinamica dell’amore e sul suo posto privilegiato nella vita di ogni credente.
Il ver.10 ci ricorda quello che già’ abbiamo ascoltato al ver.4,1 e cioè’ l’essenziale dinamica dell’amore che e’ tale proprio nel suo incessante crescere e riempire di se’ tutta la vita.
Il ver.11 colloca la carità’ nella semplice e umile fisionomia della vita ordinaria. Per questo ci ricorda come l’orizzonte proprio della vita nuova sia quello della pace, intesa non solo come assenza di conflitti, ma come dinamica incessante di pacificazione, e quindi sapienza d’amore che sempre, dappertutto e con tutti cerca e attua vincoli di riconciliazione e di comunione.
In tale orizzonte viene ad acquistare valore speciale l’attendere con diligenza al dovere quotidiano e all’umile obbedienza al proprio lavoro. Di questo Paolo ha dato il buon esempio, come scriveva al ver.2,9. Nella regola di vita cristiana che mi e’ preziosa e’ scritto che questa fedeltà’ quotidiana del lavoro e’ preferibile ad ogni altra opera di bene.
Il ver.12 indica tutto questo come positivo pre-annuncio evangelico nei confronti di coloro che non si ritengono parte della comunità’ credente, e aggiunge quel “non avere bisogno di nessuno” che deve essere inteso come il contrario di ogni ipotesi di autosufficienza, ma piuttosto come il fiorire di quella “povertà’ in spirito” che rende i beati che la posseggono contenti e grati per tutto e verso tutti.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“L’amore fraterno” non è un fatto spontaneo, né facile: quanti ostacoli vi si contrappongono! Però, noi lo abbiamo “imparato da Dio”(v.9) e abbiamo davanti agli occhi il modello luminoso, Gesù, che ha amato fino alla fine. Quello che abbiamo imparato, poi, non è una volta per tutte: è necessario “progredire ancora di più e fare tutto il possibile”(vv.10-11)… Tra le cose suggerite da Paolo, c’è il lavorare con le proprie mani: era allora un’attività svolta prevalentemente dagli schiavi. Si può pensare che molti credenti di Tessalonica appartenessero a questa categoria sociale, l’ultima, o fossero comunque adibiti a umili lavori.