3 È finito il tempo trascorso nel soddisfare le passioni dei pagani, vivendo nei vizi, nelle cupidigie, nei bagordi, nelle orge, nelle ubriachezze e nel culto illecito degli idoli. 4 Per questo trovano strano che voi non corriate insieme con loro verso questo torrente di perdizione, e vi oltraggiano. 5 Ma renderanno conto a colui che è pronto a giudicare i vivi e i morti. 6 Infatti anche ai morti è stata annunciata la buona novella, affinché siano condannati, come tutti gli uomini, nel corpo, ma vivano secondo Dio nello Spirito.
1 Pietro 4,3-6

Gesù con la sua Pasqua di morte e risurrezione pone fine al tempo antico e inaugura i tempi nuovi. La vita cristiana è vita dei risorti da morte per il dono della fede e del battesimo. La comunità cristiana è la presenza nella storia, ancora immersa nel dominio della morte, dei cieli nuovi e della terra nuova.
E’ molto interessante il termine espresso in italiano, al ver.2, con “trovano strano”. Si tratta di un verbo che dice la condizione dello straniero. Le genti percepiscono e giudicano straniero questo piccolo popolo così diverso, così controcorrente e alternativo. Mi sembra molto bello questo termine di estraneità, che è giudizio sul mondo a partire dal fatto che dal mondo viene giudicato: “vi oltraggiano”. Il rischio è l’opposto, e cioè quello di pensarsi come la norma e la prassi che il mondo deve adottare per essere se stesso! Con questo corriamo il rischio di non avere niente di nuovo da annunciare al mondo, e anzi siamo esposti ad umiliare la potenza del Vangelo per “adattarla” alle categorie della mondanità. E corriamo il rischio di assumere un atteggiamento di antipatia dimenticando che il Signore ci chiede non di giudicare ma di portare la Parola e il segno della salvezza a tutta l’umanità. Perciò si potrebbe esprimere questa situazione con termini più forti di quel “trovano strano”, che tuttavia viene confermato dal “vi oltraggiano” dello stesso ver.2.
Il ver.5 ricorda che tutta la creazione e tutta la storia, nessuno escluso, sono esposte al giudizio divino. Per questo – ver.6 – bisogna annunciare e testimoniare “la buona novella” anche ai “morti”. Questa espressione penso si possa interpretare come la destinazione della luce evangelica anche alle condizioni più buie e drammatiche della vicenda umana. Approfitto di questo passaggio per consigliarvi di riascoltare il famoso testo di Matteo 25,31-46, che appunto descrive il giudizio finale di tutte le genti, e che noi, sbagliando, spesso attribuiamo a noi stessi. Invece è l’annuncio e il giudizio evangelico per coloro che non conoscono Gesù! Abbiamo dunque la responsabilità di portare la bellezza e l’amore del Vangelo a tutta l’umanità. Il Vangelo, e non il giudizio, che è solo di Dio. Noi dobbiamo portare solo “il giudizio di salvezza”, cioè quel “giudizio per la salvezza” che è il Vangelo stesso nella testimonianza dell’amore.
L’annuncio “anche ai morti”, cioè, come dicevamo, anche alle vicende più drammaticamente estreme, è giustificato ed esigito dalla stessa risurrezione: da ogni vicenda e condizione si può risorgere! Dunque, non dobbiamo mai condannare nessuno e dobbiamo, nella nostra miseria, portare lietamente a tutti il bacio del Vangelo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.