11 È apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini 12 e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, 13 nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. 14 Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.
15 Questo devi insegnare, raccomandare e rimproverare con tutta autorità. Nessuno ti disprezzi!
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Parola di grande luminosità quella che oggi riceviamo dalla bontà del Signore, capace di raccogliere in grande e luminosa sintesi tutta l’opera della salvezza operata da Dio per la salvezza dell’intera umanità.
Il verbo reso in italiano al ver.11 con “è apparsa” è presente solo quattro volte nel Nuovo Testamento, e due volte nella Lettera a Tito, qui, e nell’altra grande sintesi della storia della salvezza in Tito 3,4. In italiano l’ereditiamo nella parola “epifania”. Esprime quindi una manifestazione, un’apparizione, e sottolinea che noi non possiamo fare nulla per provocarla, se non l’invocazione e la supplica. E’ il “farsi visibile” del mistero del Signore. Quando il ver.11 dice che “è apparsa la grazia di Dio”, mi sembra si debba pensare alla persona stessa del Signore Gesù, e alla sua presenza tra noi. E’ significativo che questo testo sia presente nella Messa della notte di Natale! Dice che questa “grazia di Dio”, che è appunto Gesù, “porta salvezza a tutti gli uomini”! Quello che la chiesa ebraico-cristiana dovrà cogliere e accogliere nel primo Concilio, quello celebrato a Gerusalemme e custodito nella memoria degli Atti degli Apostoli, qui viene affermato con nettezza e forza: “salvezza a tutti gli uomini”!
Il ver.12 è dedicato all’opera “pedagogica” di tale “grazia”: “insegna a …”! E’ un grande viaggio nella storia dell’umanità quello compiuto dalla grazia di Dio. Ed è compiuto in ogni persona come in ogni chiesa. Pedagogia fondamentale, che di tempo in tempo può sfuggire all’attenzione spirituale delle persone e delle chiese e che la comunità credente deve recuperare nel suo incessante compito di riformarsi e rinnovarsi alla luce del Signore. I due termini che esprimono il contenuto di questa pedagogia sono “rinnegare” e “vivere”. La traduzione italiana appiattisce il testo originale rendendo con l’infinito entrambi i verbi, mentre il testo dice che il compito e l’obiettivo dell’insegnamento della grazia di Dio all’umanità è che “rinnegando l’empietà…viviamo … con sobrietà, con giustizia…”, dove viene accentuata la centralità del “vivere” questa vita nuova, “rinnegando” la nostra precedente condizione. Il fatto che sia un insegnamento include necessariamente la nozione di tempo, cioè lo svolgersi di questa azione della grazia divina lungo tutta l’esistenza di ciascuno e di tutti.
Il ver.14 è la memoria, anch’essa espressa in termini rapidi e forti, dell’opera della salvezza: “Egli – cioè Gesù! – ha dato se stesso per noi”. Questo è il senso profondo di tutta la presenza del Signore tra noi, dalla sua nascita alla sua Pasqua e al dono di Sé nella presenza in noi del suo Spirito! E ancora con due verbi forti dice il contenuto della sua opera: “per riscattarci…e per purificare per sé un popolo (così, molto efficacemente, alla lettera!)..”. Ci riscatta, cioè ci acquista e ci porta via “da ogni iniquità”, e ci purifica affinchè siamo “un popolo che gli appartenga”, il suo popolo. Questo è espresso con un termine presente solo qui in tutto il Nuovo Testamento! Richiama Esodo 19,5 e altri passi dell’Antico Testamento dove appunto si annuncia la nascita e l’esistenza del Popolo di Dio! Si capisce qui quanto sia banale l’obiezione alla riscoperta conciliare della Chiesa come Popolo di Dio, come fosse un cedimento a figure socio-politiche, magari di sinistra. Siamo invece al cuore e alla fonte della Chiesa stessa! Questo popolo è chiamato ad essere “zelante di opere buone”, quelle che Dio prepara lungo il cammino della storia perché i suoi figli possano raccoglierle e accoglierle.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Le esortazioni, i suggerimenti che Paolo dà in questo cap.2 delineano il quadro di una vita buona, bella: è la vita di tutti i giorni in famiglia, nella società e nella comunità dei credenti in Gesù, ma che si colora di saggezza, dignità, di relazioni positive, di amore. Uomini, donne anziane, ragazze, giovani… tutti sono invitati a dare alla loro normale esistenza una nuova qualità. E perché questo è possibile? Perchè (“infatti”) si è manifestata la grazia di Dio, ci è stata regalata la salvezza… grazie a un fatto decisivo: Cristo “ha dato se stesso per noi”. E noi, in conclusione, che dobbiamo fare? Essere “pieni di zelo per le opere buone”. Le opere buone non sono preghiere prolungate, riti liturgici o altro, ma semplicemente quelle che facciamo in favore degli altri, facendoci carico delle loro fatiche e difficoltà e avendo cura del loro benessere.