Caro Giovanni, ho bisogno di riversarti tutta la mia stanchezza e la mia amarezza. Penso che non mi riconoscerai e forse è meglio così. Me ne sto rintanata in casa e ho quasi paura di incontrare qualcuno nelle brevi fughe che sono costretta a fare per procurarmi la sopravvivenza. Sono per giunta in ferie forzate, e quindi tutto favorisce il mio aggomitolarmi nella mia tristezza. Da una parte non mi sento nella possibilità di unirmi al "pride" omosessuale di questi giorni a Bologna. Dall’altra mi sembra di dover dedurre che nella chiesa c’è posto solo per chi è veramente uomo o veramente donna. Non voglio criticare nessuno. Posso solo dire che non ho scelto niente nella mia vita e mi sono trovata così come in una condizione non superabile. Certo, è vero che ho anche cercato in tutti i modi di trovare pace. Non mi voglio giustificare. Ho bisogno anch’io, come tutti, credo, della misericordia divina. Per questo anche i giorni tristi che sto vivendo non sono fuori dalla fede. Ma vivo anche sul balcone della mia sottile disperazione. Scusa lo sfogo. Messaggio non firmato.

Cara amica, non riesco a identificarti, e non me ne dispiaccio, perchè preferisco accogliere il tuo messaggio come un segno di stima e di fiducia, che so di non meritare e del quale ti sono grato. Il Signore consoli il tuo dolore. Avverto che senti insuperabile soprattuto la tua solitudine. Per questo, lo scopo della mia piccola risposta è quello di assicurarti dell’affetto della Madre Chiesa, che vuole accogliere e tenere accanto tutti i suoi figli, a partire da quelli che più facilmente possono sentirsi ai margini o addirittura fuori dal suo affetto. La Chiesa non è una aristocrazia di "giusti", ma una famiglia di peccatori perdonati. Diceva un nostro Vescovo: una comunità non di liberi, ma di liberti cioè di schiavi liberati. Nessuno è senza peccato, perchè, come afferma l’Apostolo, "tutti hanno peccato". Non esiste infatti una natura integra e perfetta. La natura umana è ferita. Lo stesso Battesimo, e particolarmente il Battesimo degli infanti, grida la gratuità di una salvezza della quale tutti abbiamo bisogno. Il Pastore è nell’incessante ricerca di ogni sua pecorella, e la cerca finchè non l’ha trovata. Non si può celebrare la Messa senza partire dal perdono del Signore. Proprio per questo stesso motivo capisco come ti sia impossibile acconsentire ad ogni forma di "orgoglio". Il "pride" non è un buon criterio di cristiana, umana e civile convivenza, perchè non l’orgoglio, ma il portarci l’un l’altro nella misericordia divina, se siamo nel dono della fede; o il riconoscimento della dignità invalicabile di ogni persona, se siamo partecipi della nostra tradizione civile; o il dovuto risarcimento a condizioni ingiustamente discriminate e umiliate se vogliamo un mondo dove ogni persona possa trovare il suo posto e la sua considerazione: è questo che oggi, credenti e non credenti, siamo chiamati a desiderare e a cercare attraverso la nostra umile partecipazione alla vita del nostro paese. Con affetto. Giovanni.