Sono assediato dalla morte. Prima mia madre, poi una sorella. E la settimana scorsa è morto un bambino, figlio di un’altra sorella. Erano cose che prima non mi venivano mai in mente, e la morte era sempre la morte degli altri. Adesso la morte di persone care mi fa sembrare la loro morte come la mia morte. Ho meno di trent’anni, e adesso penso che tanti muoiono anche alla mia età. Il bello è che sono andato fino a oggi pensando che non era ancora arrivato il momento di vivere sul serio. Voglio avere famiglia e dei figli. Ma ancora mi sembrava presto. Adesso penso tutto il giorno alla morte. Credo di essere cristiano perchè mia mamma lo era molto, e anche io lo sono, anche se in chiesa sono anni che non ci vado. Ma anche con la fede non so cosa dire della morte. So solo che adesso mi fa paura. Mi scusi la confidenza, ma le sue risposte ai lettori mi piacciono. Lettera firmata.
Caro amico, io di fede ne ho poca. Glielo dico perchè sono sicuro che una persona credente le saprebbe dare molte luci con poche parole. Io riesco solo a "trasferirle" quello che in questi giorni mi è stato regalato dalla preghiera su un vecchio Libro della Bibbia, che è intitolato il Levitico. Da quelle Parole mi sono sentito confermato sul nome nuovo che la morte ha ricevuto in quello che Gesù di Nazaret ha insegnato e operato venendo in mezzo a noi. Mi pare che il nuovo nome della morte sia questo:"dare la vita". Mi sembra che ormai non si debba più morire, ma si dà la vita. A Gesù piace l’immagine di una donna che, quando giunge l’ora del parto, è nella sofferenza, ma poi dimentica il suo dolore per la gioia di aver dato la vita al suo bambino. E pensi che questo Gesù lo dice poche ore prima della sua morte, che non è solo la sua morte ma è anche l’atto con il quale Lui dona la vita nuova all’umanità. Anche noi, avendo questa "vita nuova" che è la vita del Signore in noi, anche noi possiamo – e dobbiamo! – "dare la vita". L’estate scorsa, camminando verso Santiago di Campostella siamo passati vicino ad una croce antica, che porta il corpo del Signore Crocifisso; ma sul lato opposto c’è una "maternità": non una Madonna con il Bambino, e neppure una mamma con il suo bambino, ma una donna che ha un bambino dentro al suo grembo. Questo meraviglioso segno è per dire che da Gesù in poi la morte è diventata il grembo della vita. E credo che sia io che lei, se pensiamo a tutta la nostra vita, la mia ormai lunga, e la sua ancora così giovane, possiamo osservare quante persone, dopo le nostre mamme, ci hanno "dato la vita", facendoci del bene, insegnandoci tante cose, consolandoci, sgridandoci, giocando e piangendo con noi…Perchè, come lei avrà capito e come Gesù dice chiaramente, dare la vita è la misura suprema dell’Amore. "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici". Mi è caro ricordare una persona molto importante della mia vita: mio padre. La sua morte è stata per me un dolore immanso, come non avrei pensato. Però, quando quella mattina la morte è entrata nella nostra casa per prendersi mio padre, ho visto con chiarezza che non ha trovato nulla. Lui era del tutto speso. Aveva dato veramente la vita. Fare così, mi sembra, vuol dire in certo modo morire ogni giorno dando la vita. E quando le cose stanno così, si può persino morire "volentieri", che vuol dire essere contenti che il Signore abbia voluto fare della nostra vita una fonte di vita. Con amicizia. d.Giovanni.
Io ho perso mia sorella, ormai sono passati quasi 6 anni. Aveva 14 anni, ed era una persona estremamente allegra, piena di talenti che sfruttava. E’ annegata. Un sabato di Luglio, giocava in acqua con gli amici e non piu’ tornata a casa.
La sua morte ha provocato una lacerazione incredibile, e un vuoto che sembrava incolmabile. Ma il Signore che non ci abbandona mai, non solo ha inviato e invia il Suo Spirito Consolatore a lenire le ferite, giorno dopo giorno, ma si e’ manifestato attraverso gli amici in maniera incredibile. Qualche settimana dopo, al campo di un gruppo giovanissimi di A.C. in cui facevo l’educatrice e di cui mia sorella faceva parte, ho lasciato una lettera ai ragazzi, dicendo loro una cosa di cui ero e sono profondamente convinta… non capivo il senso di questa cosa che era capitata, e il mio dolore era grande, ma sapevo che un senso doveva averlo, che l’avrei capito, magari non subito. E ringraziavo il Signore, che nella sua immensa bonta’ mi aveva regalato per 14 anni la presenza di una persona cosi’ bella, lo ringraziavo per il tempo che mi aveva concesso di starle accanto e di imparare da lei la gioia dello stare al mondo: in un certo senso, come dice lei d.Giovanni, ringraziai il Signore per la vita che Giulia mi aveva donato.
La parte carnale di me, desidera ancora poterla vedere, sentirla parlare, abbracciarla, toccarla, ma il Signore, mi regala la sua Pace ogni giorno perche’ la vita meravigliosa, un dono e proprio mia sorella che aveva solo 14 anni, in un tema di presentazione in prima superiore, in cui le si chiedeva di raccontarsi, dopo aver scritto di se’ terminava scrivendo: ‘adesso chiudo e sorrido perch sono al mondo’! Sei anni fa avevo 22 anni, anch’io da quel giorno penso spesso alla morte, ma di piu’ alla Vita.