6 Che cos’è che sale dal deserto
come una colonna di fumo,
esalando profumo di mirra e d’incenso
e d’ogni polvere aromatica?
7 Ecco, la lettiga di Salomone:
sessanta prodi le stanno intorno,
tra i più valorosi d’Israele.
8 Tutti sanno maneggiare la spada,
sono esperti nella guerra;
ognuno porta la spada al fianco
contro i pericoli della notte.
9 Un baldacchino s’è fatto il re Salomone,
con legno del Libano.
10 Le sue colonne le ha fatte d’argento,
d’oro la sua spalliera;
il suo seggio di porpora,
il centro è un ricamo d’amore
delle fanciulle di Gerusalemme.
11 Uscite figlie di Sion,
guardate il re Salomone
con la corona che gli pose sua madre,
nel giorno delle sue nozze,
nel giorno della gioia del suo cuore.

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Mi sembra ci sia un grande incontro-intreccio di immagini in questa “realtà” che sale dal deserto. Il ver.6 pone il quesito:”Che cos’è che sale dal deserto?” o “Chi è colei che sale dal deserto?”, e al ver.7:”Ecco la lettiga di Salomone”, lettiga che è anche “un giaciglio” secondo una versione letterale. E molti particolari portano verso un’immagine del Tempio. E chi c’è in quella lettiga? Mi sembra di vedere che si raccolgano insieme tante immagini: tenda, tempio, letto, lettiga…dunque un luogo di convegno, di convegno amoroso, e certamente con tutte le note della regalità e anche, e forse soprattutto, della divinità. Dunque, “Chi è colei che sale?”. Ed è elemento di primario rilievo quello di un movimento, di un viaggio, di un esodo dal deserto. Antica evocazione dell’esodo dei padri verso la Terra (c’è anche la “colonna di fumo”! al ver.6). Incenso e mirra…Dunque si tratta forse del luogo del grande incontro d’amore, e insieme di un evento che sale verso il suo compimento. Insieme dunque un compimento e un’attesa. Forse l’immagine messianica del nostro tempo: l’incontro già avvenuto tra la sposa e lo Sposo, e ancora tutto viaggia verso un compimento ultimo.
Ci sono anche segni di vigilanza e addirittura di combattimento, che ci ricordano quelle “volpi piccoline” che in 2,15 insidiavano le vigne già in fiore. Qui ci sono questi sessanta prodi con le loro spade, i giusti di Israele secondo il commento ebraico. Ci sono ancora, malgrado tutto questo splendore d’amore, notti pericolose, spaventi notturni (vers.7-8), segni di un necessario combattimento per vincere le tenebre.
Dunque un luogo santo, che cammina! Il punto più importante di questa tenda in cammino è l’interno:”Il centro è un ricamo d’amore”, dice il nostro testo, e il commento ebraico dice”La cosa più importante è che l’interno era tappezzato d’amore”, e cioè che “nel Tabernacolo la shekinà, che significa la gloria di Dio, si manifestava con intensità molto maggiore”. E qui precisa che non si tratta di un ricamo d’amore delle fanciulle di Gerusalemme, ma che “l’amore di Dio per Israele è più intenso di quello delle figlie di Gerusalemme, che sono le nazioni del mondo.
L’invito finale è quello di uscire e di guardare con ammirazione lo splendore regale che Dio ha donato a Israele nel tramite del popolo (la madre) che ha incoronato il re.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Mentre la scena di ieri si svolgeva in città (luogo favorevole, per Israele, alle seduzioni idolatriche), oggi lo sguardo è rivolto al deserto da dove viene la regale lettiga. Il deserto è quello dell’esodo, ma anche quello dei vincoli d’amore di cui parlano i profeti, il luogo del primo incontro amoroso e dove Dio riporterà la sposa dopo la crisi e la caduta… Nel testo italiano compare anche il termine baldacchino; mi fa pensare a quell'”amico del baldacchino” di cui parla Giovanni Battista: altro riferimento alle imminenti nozze messianiche, cui siamo convocati.
“Il centro è un ricamo d’amore”… questa è la frase che mi magnetizza oggi; sono sicura che contiene qualcosa di molto profondo e con la mia povertà ne avverto anche il mistero, come quando “ammiro” l’ostia nell’ostensorio…riesco a contemplare forse il cuore di Dio?… sono cosciente di cosa sto contemplando? La mia finitezza è il mio limite. Troppo difficile per me; allora mi abbandono a Lui e preferisco che il Signore mi tenga nel suo cuore, nel suo centro, che è un ricamo d’Amore per noi.
“Quando amate non dovreste dire: ho Dio nel cuore, ma piuttosto: io sono nel cuore di Dio.” Gibran