1Guai alla città ribelle e impura,
alla città che opprime!
2Non ha ascoltato la voce,
non ha accettato la correzione.
Non ha confidato nel Signore,
non si è rivolta al suo Dio.
3I suoi capi in mezzo ad essa
sono leoni ruggenti,
i suoi giudici sono lupi di sera,
che non hanno rosicchiato al mattino.
4I suoi profeti sono boriosi,
uomini fraudolenti.
I suoi sacerdoti profanano le cose sacre,
violano la legge.
5In mezzo ad essa il Signore è giusto,
non commette iniquità;
ogni mattino dà il suo giudizio,
come la luce che non viene mai meno,
ma l’iniquo non conosce vergogna.
6«Ho eliminato le nazioni,
le loro torri sono state distrutte;
ho reso deserte le loro strade,
non c’è neppure un passante,
sono state devastate le loro città
e nessuno le abita più.
7Io pensavo: “Almeno ora mi temerà,
accoglierà la correzione!
Così la sua abitazione non sarà colpita
da tutte le punizioni che le avevo inflitto”.
Ma invece si sono affrettati
a pervertire di nuovo ogni loro azione.
8Perciò aspettatemi
– oracolo del Signore –
quando mi leverò per accusare,
perché ho decretato di radunare le nazioni,
di convocare i regni,
per riversare su di loro la mia collera,
tutta la mia ira ardente;
poiché dal fuoco della mia gelosia
sarà consumata tutta la terra.
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La grande invettiva contro l’idolatria che domina su tutti i popoli della terra (Sof.2,4-15), sembra nel nostro brano evidenziare ancor più l’infedeltà di Gerusalemme, che, avendo ricevuto il dono di Dio, lo tradisce e lo rinnega, senza trarre le dovute conseguenze dalla severità divina nei confronti delle genti!
Dunque, “guai alla città ribelle e contaminata, alla città prepotente!”. Il ver.2 individua tale infedeltà di Israele in quattro passaggi: Gerusalemme “non ha ascoltato la voce” del suo Signore, “non ha accettato la correzione” che in Sof.1,4-18 denunciava e condannava i suoi peccati, “non ha confidato nel Signore” e “non si è rivolta al suo Dio”!
E qui vengono messi sotto accusa i maggiori responsabili di tale infedeltà, che sono le persone investite dei compiti più alti: i capi e i giudici (ver.3), i profeti e i sacerdoti (ver.4).
La loro infedeltà contrasta drammaticamente con la fedeltà del Signore verso Gerusalemme: “In mezzo ad essa il Signore è giusto, non commette iniquità, ogni mattina dà il suo giudizio, come la luce che non viene mai meno” (ver.5). Mi fa molto pensare questa “fedeltà” di Dio, in qualche modo “dentro” la mia infedeltà, che proprio per questo e da questo viene evidenziata e condannata!
Ma neppure la severità divina nei confronti delle nazioni pagane (ver.6) ha mosso a conversione Gerusalemme. Dice Dio al ver.7: “Io pensavo: , perché nel giudizio divino anche il suo Popolo era inevitabilmente coinvolto e interpellato. “Ma invece si sono affrettati a pervertire di nuovo ogni loro azione”.
Il “perciò aspettatemi” che coinvolge del tutto Israele nel giudizio universale preannunciato al ver.8, sembra essere l’ultima radicale ammonizione divina nei confronti del suo Popolo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.