7 Perché un giorno è più importante d’un altro, se tutta la luce dell’anno viene dal sole? 8 È perché sono stati distinti nel pensiero del Signore, che ha diversificato le stagioni e le feste. 9 Ha esaltato e santificato alcuni, altri li ha lasciati nel numero dei giorni ordinari. 10 Anche gli uomini provengono tutti dalla polvere e dalla terra fu creato Adamo. 11 Ma il Signore li ha distinti nella sua grande sapienza, ha diversificato le loro vie. 12 Ha benedetto ed esaltato alcuni, altri ha santificato e avvicinato a sé; altri ha maledetto e umiliato e ha rovesciato dalle loro posizioni. 13 Come argilla nelle mani del vasaio che la modella a suo piacimento, così gli uomini nelle mani di colui che li ha creati e li ricompensa secondo il suo giudizio. 14 Di fronte al male c’è il bene, di fronte alla morte c’è la vita; così di fronte all’uomo pio c’è il peccatore. 15 Considera perciò tutte le opere dell’Altissimo: a due a due, una di fronte all’altra. 16 Anch’io, venuto per ultimo, mi sono tenuto desto, come uno che racimola dietro i vendemmiatori: 17 con la benedizione del Signore sono giunto per primo, come un vendemmiatore ho riempito il tino. 18 Badate che non ho faticato solo per me, ma per tutti quelli che ricercano l’istruzione. 19 Ascoltatemi, o grandi del popolo, e voi che dirigete le assemblee, fate attenzione. 20 Al figlio e alla moglie, al fratello e all’amico non dare un potere su di te finché sei in vita. Non dare ad altri le tue ricchezze, perché poi non ti penta e debba richiederle. 21 Finché vivi e in te c’è respiro, non abbandonarti al potere di nessuno. 22 È meglio che i figli chiedano a te, piuttosto che tu debba volgere lo sguardo alle loro mani. 23 In tutte le tue opere mantieni la tua autorità e non macchiare la tua dignità. 24 Quando finiranno i giorni della tua vita, al momento della morte, assegna la tua eredità. 25 Foraggio, bastone e pesi per l’asino; pane, disciplina e lavoro per lo schiavo. 26 Fa’ lavorare il tuo servo e starai in pace, lasciagli libere le mani e cercherà la libertà. 27 Giogo e redini piegano il collo, per lo schiavo malvagio torture e castighi. 28 Mettilo a lavorare perché non stia in ozio, 29 perché l’ozio insegna molte cose cattive. 30 Mettilo all’opera come gli conviene, e se non obbedisce, stringigli i ceppi. Ma non esagerare con nessuno e non fare nulla contro la giustizia. 31 Se hai uno schiavo, sia come te stesso, perché l’hai acquistato a prezzo di sangue. Se hai uno schiavo, trattalo come un fratello, perché ne avrai bisogno come di te stesso. 32 Se tu lo maltratti ed egli fuggirà, 33 in quale strada andrai a ricercarlo?
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Dei tre grandi temi posti oggi dalla Parola che Dio ci regala, e che la traduzione italiana intitola 1)Condizioni diseguali 2)Indipendenza 3)Gli schiavi, il primo si pone una domanda partendo da un dato della creazione: tutta la luce viene dal sole, ma c’è diversità di giorni e stagioni e feste (vers.7-9).
E tale “diversità” è del tutto presente anche nella realtà umana: tutti, come Adamo, provengono dalla polvere, “ma il Signore li ha distinti nella sua grande sapienza, ha diversificato le loro vie” (vers.10-11).
I vers.12-13 descrivono questa grandissima diversità-varietà.
Il ver.14 osserva questo nella realtà profonda della vita e dell’esistenza umana: “Di fronte al male c’è il bene, di fronte alla morte c’è la vita; così di fronte all’uomo pio c’è il peccatore”.
Noi potremmo dire che così è sempre nella realtà e nel pensiero umano, ma mi sembra si debba invece sottoineare che qui ci troviamo davanti ad un dato fondamentale della concezione biblica-ebraica della realtà.
Per il pensiero umano dominante c’è una realtà, una verità eterna e fissa, e tutto dipende da come si risponde e si reagisce a tale realtà. Tutto dipende dall’uomo.
Per la fede ebraica tutto questo proviene da Dio: “Considera perciò tutte le opere dell’Altissimo: a due a due, una di fronte all’altra”! (ver.15).
Per la concezione mondana se Dio c’è, è solo il “Creatore”, ma tutta la storia è in mano nostra e nella nostra responsabilità. E “Dio” è immobile e lontano!
Per un Ebreo Dio ha creato tutto e tutti per essere operatore principalissimo in questa realtà che è “la storia”.
La storia è infatti “storia della salvezza”, e Dio è fondamentalmente non solo il Creatore, ma anche, in modo supremo, il Salvatore!
La fede ebraica e cristiana è la storia della salvezza: per ogni epoca, per ogni cultura, per ogni popolo, per ogni persona. Per tutto e per tutti!
A questo punto, nel nostro meraviglioso testo, osservate questo misterioso “anch’io, venuto per ultimo, mi sono tenuto desto, come uno che racimola dietro i vendemmiatori”, dunque un “ultimo” che sembra poverissimo!
Eppure, dice, “con la benedizione del Signore sono giunto per primo, come un vendemmiatore ho riempito il tino”.
Nella fede ebraica e nella nostra fede cristiana questo “ultimo-primo” io penso sia il Messia di Dio, il Cristo di Dio! Penso che nella nostra fede cristiana egli sia Gesù, il Figlio di Dio e Fratello nostro!
Penso sia Lui che ha riempito il tino portando tutti, con la sua opera di salvezza, alla piena luce e alla piena pace di Dio.
Meravigliose le due precisazioni illuminanti dei vers.18-19: Egli ha faticato (!!) e, dice, “non solo per me, ma per tutti quelli che cercano l’istruzione”.
E ancora dice: “Ascoltatemi, o grandi del popolo, e voi che dirigete le assemblee, fate attenzione”. Penso che tra questi “grandi” ci sia il redattore del Siracide, e anche, in piccolissima preziosa parte, ciascuno di noi, oggi!
Il secondo “titolo” del nostro brano è “Indipendenza”. Vi dico subito che questo termine non mi sembra appropriato, e che preferirei come titolo, all’opposto, il termine “Relazione”.
La “relazione” non é relativismo, ma è complessità, varietà, incontro, comunione. “Indipendenza” mi sembra troppo solitario!
La realtà è la meravigliosa relazione tra diversità, e ogni “parola” del nostro testo la ricorda: “figlio, moglie, fratello, amico …figli” (vers.20-21). Ognuno è se stesso proprio nella “relazione-comunione” con l’altro! E ognuno alla fine dei suoi giorni passa la sua eredità alla generazione successiva. Così il ver.24.
Il terzo titolo, ”gli schiavi”, lo interpreto in un modo che non è certamente sicuro, e che vi consiglio di considerare molto “criticamente”.
Ho pensato che questo schiavo sia, un po’ alla “Freud”, il mio stesso “io”.
Questo mio povero “io” non lo debbo accoppare, ma certamente lo devo trattare con severità!
Mi piace il confronto con l’asino proposto al ver.25: Foraggio, bastone e pesi per l’asino; pane disciplina e lavoro per il mio schiavo. Per me. Devo dirvi che mi ci ritrovo.
Non in quello che faccio, ma certamente in quello che dovrei fare con me stesso e per me stesso.
Vi confesso anche, che talvolta, osservando la “severità” di qualche persona ben diversa da me, e uno veramente buon cristiano, il suo zelo mi pare talvolta eccessivo, come sembra suggerire il ver.30: “…ma non esagerare … non fare nulla contro la giustizia”.
Perché alla fine, anche quello “schiavo” che sono io stesso per me a farmi tribolare, di lui mi dice il Siracide: “Se hai uno chiavo, sia come te stesso, perché l’hai acquistato a prezzo di sangue” (ver.31). Non sangue mio, ma del Signore!
In definitiva, dunque, anche del mio peccatore potrò aver bisogno (ver.31).
In ogni modo, non posso eliminarlo e perderlo, perché quel povero peccatore sono io. E sono io che spero di essere salvato dall’Amore di Dio. Da Gesù.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Anche gli uomini provengono tutti dalla polvere e dalla terra fu creato Adamo. Ma il Signore li ha distinti nella sua grande sapienza, ha diversificato le loro vie”: eccoci davanti a un altro grande “miracolo” del Creatore. Miliardi di uomini, ma ognuno diverso dagli altri nella sua personalità, nella sua “via”. Ogni vita è unica, preziosa e insostituibile, come ci ricorda spesso Giovanni. – “Come argilla nelle mani del vasaio che la modella a suo piacimento, così gli uomini nelle mani di colui che li ha creati…”: anche questo è un miracolo o forse, meglio, un “mistero”: siamo protagonisti della nostra esistenza, liberi nelle scelte, e questo si interseca, si “confonde” con l’agire di Dio nella vita del singolo e nella storia degli uomini… – Quanto agli schiavi, l’interpretazione suggerita da Giovanni è bella, utile per noi oggi; ma si può affermare che certe parti dell’Antico Testamento, riflettendo una società antica, degli istituti sociali ingiusti e superati…, non possono essere considerati Parola di Dio per noi? Noto, comunque, le belle parole del Siracide, dove dice: “Se hai uno schiavo, sia come te stesso… Se hai uno schiavo, trattalo come un fratello…”