25 Non fare lo spavaldo con il vino, perché il vino ha mandato molti in rovina. 26 La fornace prova il metallo nella tempera, così il vino i cuori, in una sfida di arroganti. 27 Il vino è come la vita per gli uomini, purché tu lo beva con misura. Che vita è quella dove manca il vino? Fin dall’inizio è stato creato per la gioia degli uomini. 28 Allegria del cuore e gioia dell’anima è il vino bevuto a tempo e a misura. 29 Amarezza dell’anima è il vino bevuto in quantità, con eccitazione e per sfida. 30 L’ubriachezza accresce l’ira dello stolto a sua rovina, ne diminuisce le forze e gli procura ferite. 31 Durante un banchetto non rimproverare il vicino, non deriderlo nella sua allegria. Non dirgli parole di biasimo e non affliggerlo chiedendogli quanto ti deve.
1 Se ti hanno fatto capotavola, non esaltarti. Compòrtati con gli altri come uno di loro. Pensa a loro e poi mettiti a tavola; 2 quando avrai compiuto il tuo dovere, accòmodati per far festa con loro e ricevere complimenti per le tue buone maniere. 3 Parla, o anziano, poiché ti si addice, ma con saggezza, e non disturbare la musica. 4 Quando c’è un’esecuzione non effonderti in chiacchiere, e non fare il sapiente fuori tempo. 5 Sigillo di rubino su ornamento d’oro è un concerto musicale in un banchetto. 6 Sigillo di smeraldo in una guarnizione d’oro è la melodia dei canti unita alla dolcezza del vino. 7 Parla, o giovane, se c’è bisogno di te, non più di due volte se sei interrogato. 8 Compendia il tuo discorso, molte cose in poche parole; compòrtati come uno che sa e che tace a un tempo. 9 Fra i grandi non mostrarti presuntuoso, e dove vi sono anziani, non ciarlare troppo. 10 Prima del tuono viene la folgore, prima dell’uomo modesto viene la grazia. 11 All’ora stabilita àlzati e non restare per ultimo, corri a casa e non indugiare. 12 Là divèrtiti e fa’ quello che ti piace, ma non peccare con parole arroganti. 13 Per tutto ciò benedici chi ti ha creato, chi ti colma dei suoi benefici.
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Il vino è simbolo e immagine della vita umana che non può essere padrona assoluta della creazione, ma la deve incontrare e usare con l’obbedienza della sapienza. Mi pare si possa e si debba dire che nessuno è il padrone del mondo in cui vive, ma è chiamato ad un’obbedienza e un’umiltà che consente alla creazione di manifestare e donare la sua preziosità.
E dona verità, bellezza e gioia a chi l’incontra e l’accoglie con l’obbedienza dell’umiltà.
Il vero sapiente, quindi, respinge da sé l’ipotesi di un arbitrio e di un uso arbitrario e violento delle cose.
Pena il degradarsi con l’uso arbitrario della creazione in cui viviamo.
Mi sembra un tema prezioso per tutte le “dipendenze” negative che nascono da questo rapporto possessivo e violento del mondo in cui viviamo.
Il ver.31 mi sembra già rivolto al tema dei banchetti trattato nel cap.32.
Anche la regia più importante e autorevole deve poi diventare una partecipazione fraterna alla mensa di tutti.
La bellezza dei vers.1-2 è appunto l’immagine di questa responsabilità-fraternità nella mensa, che diventa simbolo di una vita fraterna semplice e buona.
E non priva di riconoscimenti, come “i complimenti per le tue buone maniere” (ver.2).
A questa “disciplina” della fraternità, anche l’anziano è chiamato ad uniformarsi (vers.3-4).
Sarebbe bello che la nostra mensa, sia quella di casa come quella liturgica, fosse ornata e abbellita dalla musica e dal canto dell’armonia fraterna (vers.5-6).
I vers.6-7 lodano l’atteggiamento di un giovane che parla poco e solo se è interrogato, e si comporta “come uno che sa e che tace a un tempo” (ver.8). Sarebbe proprio bello!
I vers.9-10 dilatano questi atteggiamenti a tutti i partecipanti alla mensa.
Mi sembra che il ver.13 voglia affermare e sottolineare che tutto questo è dono di Dio!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Oggi l’autore ci dice chiaro e tondo perché “è stato creato” il vino: “Fin dall’inizio è stato creato per la gioia degli uomini”. E’ bello ricordarcelo nella celebrazione eucaristica, alla presentazione dei doni: il pane è segno del cibo che ci nutre e il vino significa la gioia che, a nostra volta, vogliamo trasmettere a chi ci è vicino e ci è affidato. – Il primo versetto del cap. 23 mi sembra che contenga una regola d’oro per il credente: “Se ti hanno fatto capotavola, non esaltarti. Compòrtati con gli altri come uno di loro”. Non è solo umiltà: è un mettersi e sentirsi a livello degli altri, perché solo così possiamo condividere, partecipare in unità, come ha fatto Gesù. – Il versetto finale è un invito così bello che mi piace ripeterlo con gratitudine e affetto: “Per tutto ciò benedici chi ti ha creato, chi ti colma dei suoi benefici”.