8 Nella prosperità l’amico non si può riconoscere e nell’avversità il nemico non resterà nascosto. 9 Quando uno prospera, i suoi nemici sono nel dolore, ma quando uno è nei guai, anche l’amico se ne va. 10 Non fidarti mai del tuo nemico, perché la sua malvagità s’arrugginisce come il rame. 11 Anche se si abbassa e cammina curvo, sta’ attento e guàrdati da lui; compòrtati con lui come chi pulisce uno specchio e ti accorgerai che la sua ruggine non resiste a lungo. 12 Non metterlo al tuo fianco, perché egli non ti scavalchi e prenda il tuo posto; non farlo sedere alla tua destra, perché non ambisca il tuo seggio, e alla fine tu riconosca la verità delle mie parole e senta rimorso per i miei detti. 13 Chi avrà pietà di un incantatore morso da un serpente e di quanti si avvicinano alle belve? 14 Così càpita a chi frequenta un peccatore e s’immischia nei suoi delitti. 15 Per un momento rimarrà con te, ma se vacilli, non resisterà. 16 Il nemico ha il dolce sulle labbra, ma in cuore medita di gettarti in una fossa. Il nemico avrà lacrime agli occhi, ma se troverà l’occasione, non si sazierà del tuo sangue. 17 Se ti càpita una disgrazia, lo troverai accanto a te, e, fingendo di aiutarti, ti prenderà per il tallone. 18 Scuoterà il capo e batterà le mani, poi sparlerà di te voltandoti la faccia.
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Il “nemico” è il drammatico protagonista del nostro brano. Non lo è l’amico, che si rivela di fatto poco amico o per niente amico. Il senso profondo di questa Parola è l’evidenza del pericolo e della solitudine nelle prove dell’esistenza.
Per questo, forse, oggi mi sento preso per mano da Gesù stesso nel sublime dramma della sua Passione! Ed è proprio la Pasqua di Gesù a illuminare questa Parola e ad esserne svelata!
Pensiamo dunque al “tradimento “ dei suoi amici discepoli!
E penso anche ad una persona come Pilato, che forse si può almeno in parte riconoscere da quel “nemico” dei vers.10-11 che ha qualche “apparenza” positiva, ma nella sostanza abbandona Gesù nelle mani dei suoi uccisori.
E persino una persona come Pietro può essere intravisto nel nostro testo, se non altro per come cede alla sua debolezza e manca all’appuntamento di fedeltà che al Getsemani aveva voluto promettere!
Ma l’elemento dominante del nostro testo mi sembra l’assoluta solitudine nella quale si trova, e sempre più precipita, chi è nella prova. E’ quella solitudine, quel totale abbandono che Gesù prevede per Sé!
E certamente si coglie il drammatico tradimento di Giuda!
Questa “lettura” che oggi ho dato del testo mi pone un interrogativo! Mi chiedo cioè qual’è lo “scopo” della parola che oggi il Signore ci dona.
Sarei portato a pensare alla realtà e all’evento di comunione che nessuno può strappare a Gesù, e cioè la sua comunione d’amore con il Padre e quindi la sua obbedienza amante al disegno divino.
E’ quel suo rivendicare che, malgrado tutto, Egli non è solo, perché il Padre è con Lui. Per questo, vi consiglio di ascoltare qualche brano evangelico. Per esempio Giovanni 14,25-31.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.