24 La sapienza dello scriba sta nel piacere del tempo libero, chi si dedica poco all’attività pratica diventerà saggio. 25 Come potrà divenire saggio chi maneggia l’aratro e si vanta di brandire un pungolo, spinge innanzi i buoi e si occupa del loro lavoro e parla solo di vitelli? 26 Dedica il suo cuore a tracciare solchi e non dorme per dare il foraggio alle giovenche. 27 Così ogni artigiano e costruttore che passa la notte come il giorno: quelli che incidono immagini per sigilli e con pazienza cercano di variare le figure, dedicano il cuore a riprodurre bene il disegno e stanno svegli per terminare il lavoro. 28 Così il fabbro che siede vicino all’incudine ed è intento al lavoro del ferro: la vampa del fuoco gli strugge le carni, e col calore della fornace deve lottare; il rumore del martello gli assorda gli orecchi, i suoi occhi sono fissi sul modello di un oggetto, dedica il suo cuore a finire il lavoro e sta sveglio per rifinirlo alla perfezione. 29 Così il vasaio che è seduto al suo lavoro e con i suoi piedi gira la ruota, è sempre in ansia per il suo lavoro, si affatica a produrre in gran quantità. 30 Con il braccio imprime una forma all’argilla, mentre con i piedi ne piega la resistenza; dedica il suo cuore a una verniciatura perfetta e sta sveglio per pulire la fornace. 31 Tutti costoro confidano nelle proprie mani, e ognuno è abile nel proprio mestiere. 32 Senza di loro non si costruisce una città, nessuno potrebbe soggiornarvi o circolarvi. Ma essi non sono ricercati per il consiglio del popolo, 33 nell’assemblea non hanno un posto speciale, non siedono sul seggio del giudice e non conoscono le disposizioni della legge. Non fanno brillare né l’istruzione né il diritto, non compaiono tra gli autori di proverbi, 34 ma essi consolidano la costruzione del mondo, e il mestiere che fanno è la loro preghiera.
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Non ho potuto – né voluto – trascurare il fatto che molti termini del nostro brano saranno ampiamente illuminati dal Vangelo di Gesù e quello che qui descrive un’opera, una fatica e un impegno per opere utili ma lontane dalla sapienza divina, diverranno elementi preziosi di quella pienezza della sapienza che nell’insegnamento e nell’opera di Gesù è il mistero e il dono dell’amore: l’unico comandamento e la sintesi suprema della rivelazione cristiana.
Tutte le più umili opere umane vengono dal Signore convocate e illuminate come vie della vera sapienza che è appunto l’amore!
La separazione segnalata e giudicata dal nostro brano sarà superata quanto tutta la sapienza si raccoglierà nella Sapienza dell’Amore.
Allora ogni opera del credente, anche la più umile e anche quella apparentemente più lontana, sarà liturgia dell’Amore. Al punto che anche se uno agisce nell’orizzonte dell’Amore non avendo la fede, senza la fede incontra la salvezza nell’Amore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.