10 Ricordavano ancora le cose avvenute nel loro esilio: come la terra, invece di bestiame, produsse zanzare, come il fiume, invece di pesci, riversò una massa di rane. 11 Più tardi videro anche una nuova generazione di uccelli, quando, spinti dall’appetito, chiesero cibi delicati; 12 poiché, per appagarli, dal mare salirono quaglie. 13 Sui peccatori invece piombarono i castighi non senza segni premonitori di fulmini fragorosi; essi soffrirono giustamente per le loro malvagità, perché avevano mostrato un odio tanto profondo verso lo straniero. 14 Già altri infatti non avevano accolto gli sconosciuti che arrivavano, ma costoro ridussero in schiavitù gli ospiti che li avevano beneficati. 15 Non solo: per i primi ci sarà un giudizio, perché accolsero ostilmente i forestieri; 16 costoro invece, dopo averli festosamente accolti, quando già partecipavano ai loro diritti, li oppressero con lavori durissimi. 17 Furono perciò colpiti da cecità, come quelli alla porta del giusto, quando, avvolti fra tenebre fitte, ognuno cercava l’ingresso della propria porta.
Sapienza 19,10-17

E’ un termine prezioso l’ “esilio” citato al ver.10 del nostro brano. L’ebreo, e quindi ogni credente (!), è sempre un esiliato, perché la sua vera patria non è una terra del mondo, ma è Dio stesso, è la Casa del Padre! Il termine greco – “paroichìa” – dice che anche la “parrocchia” non é la vera ultima casa, ma una “quasi-casa”, una tenda per il pellegrinaggio verso la vera patria, verso la vera ultima “terra promessa”!
In questo “esilio” il popolo del Signore ha visto l’intervento di Dio che ha trasformato e sconvolto la creazione per farne strumento della sua signorìa sulla storia: le zanzare e le rane del ver.10 ricordano le piaghe inflitte agli egiziani che tengono prigioniero il suo popolo (Esodo 8), e anche la ”nuova generazione di uccelli” (ver.11) è il nutrimento che Dio ha regalato per il cammino dei suoi figli in Numeri 11,31. E ancora due testi, Genesi 19 e Esodo 1 e 5, ricordano le violenze subite dagli Ebrei a Sodoma e, più gravemente, in Egitto: qui, la loro condizione di esiliati e stranieri è ricordata come ingiusta violenza che hanno subìto e per la quale i loro oppressori sono stati puniti.
Gravemente gli abitanti di Sodoma, e ancor più gravemente gli Egiziani: i primi “non avevano accolto gli sconosciuti che arrivavano, e avevano mostrato un odio tanto profondo verso lo straniero” (vers.13-14), e più gravemente gli egiziani che, “ridussero in schiavitù gli ospiti che li avevano beneficati” (ver.14) e che “dopo averli festosamente accolti” ai tempi di Giuseppe (Genesi 45), “quando già partecipavano ai loro diritti, li oppressero con lavori durissimi” (ver.16).
La “cecità” del ver.17, ricordando ancora le vicende di Sodoma e di Lot, “il giusto”, fa riferimento alla piaga delle tenebre in Egitto.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.