1 Per i tuoi santi invece c’era una luce grandissima; quegli altri, sentendone le voci, senza vederne l’aspetto, li proclamavano beati, perché non avevano sofferto come loro 2 e li ringraziavano perché non nuocevano loro, pur avendo subìto un torto, e imploravano perdono delle passate inimicizie. 3 Invece desti loro una colonna di fuoco, come guida di un viaggio sconosciuto e sole inoffensivo per un glorioso migrare in terra straniera. 4 Meritavano di essere privati della luce e imprigionati nelle tenebre quelli che avevano tenuto chiusi in carcere i tuoi figli, per mezzo dei quali la luce incorruttibile della legge doveva essere concessa al mondo.
Sapienza 18,1-4

In modo crescente avvertiamo il fascino della relazione, pur nella diversità, nella contrapposizione e nel diverso esito finale, tra i figli d’Israele e “gli altri” che qui sono specificamente gli Egiziani, ma che sono più profondamente e largamente, tutti i popoli della terra.
Questa relazione tra il Popolo di Dio e gli altri popoli non solo è inevitabile, ma è anche assolutamente provvidenziale per la salvezza dell’intero genere umano, e quindi anche di tutta la creazione!
Per questo, se le vicende e le sorti di Israele e degli egiziani sono diverse e in certo senso opposte tra loro, è assolutamente inevitabile, necessaria e preziosa la relazione tra loro!
Nel nostro brano è di grande importanza, evidentemente, l’elemento della luce: “Per i tuoi santi invece – appunto, in contrasto con la condizione tenebrosa degli egiziani – c’era una luce grandissima”. Di questa luce erano privi gli egiziani che quindi sentivano le voci dei figli d’Israele – ma anche questo elemento della “voce” è importantissimo! – senza vederne l’aspetto”, cioè “la forma”, che qui mi sembra indicare non un puro aspetto esteriore, ma la realtà profonda della loro condizione e della loro missione universale.
Nei confronti dei figli di Israele gli egiziani “li proclamavano beati perché non avevano sofferto come loro“ l’orrore delle tenebre, e “li ringraziavano perché non nuocevano loro, pur avendo subito un torto” (ver.2): mitezza e misericordia sono attributi fondamentali e necessari dei figli di Dio! E questo per noi è chiaro, perché possiamo leggervi grande profezia del Signore Gesù mite e misericordioso!
E gli egiziani ora “imploravano perdono delle passate inimicizie”: e noi ancora vi cogliamo il riferimento a Gesù: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”(Luca 23,34).
Il Popolo del Signore nel suo Esodo è guidato da “una colonna di fuoco…. da un sole inoffensivo per un glorioso migrare in terra straniera” (ver.3): è il cammino verso la Terra Promessa, cioè verso la Casa del Padre.
Il ver.4, che evidenzia la radicale diversità delle condizione degli Ebrei e degli Egiziani, il patimento degli uni e la crudeltà degli altri, ci regala anche il significato essenziale di quella luce e di quelle voci di cui dicevamo sopra: sono “la luce incorruttibile della legge”, sono quella Parola di Dio che, secolarmente affidata al piccolo Popolo di Dio della Prima Alleanza, in Gesù viene donata a tutta l’umanità!
Ed è questo che ci dice il significato profondo di questa relazione di contrasto e insieme di attrazione tra il Popolo di Dio e tutti gli altri popoli, qui rappresentati dall’antico nemico egiziano.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il capitolo ha un inizio sfolgorante: “Per i tuoi santi c’era una luce grandissima”. Il riferimento è alla luce che illuminò gli israeliti mentre le tenebre avvolgevano tutto l’Egitto; ma possiamo attribuire questo dono anche a noi, illuminati come siamo dalla luce di Gesù: “Io sono la luce del mondo”. – Fa eco, nel v.4, “la luce incorruttibile della legge”: luce splendente della Parola di Dio. – Mi sembra bella anche, al v.2, quella specie di riconciliazione, quella pratica del perdono tra egiziani ed ebrei: “Li ringraziavano perché non nuocevano loro, pur avendo subìto un torto, e imploravano perdono delle passate inimicizie”.