14 Ma sono tutti stoltissimi e più miserabili di un piccolo bambino i nemici del tuo popolo, che lo hanno oppresso. 15 Perché essi considerarono dèi anche tutti gli idoli delle nazioni, i quali non hanno né l’uso degli occhi per vedere, né narici per aspirare aria, né orecchie per udire, né dita delle mani per toccare, e i loro piedi non servono per camminare. 16 Infatti li ha fabbricati un uomo, li ha plasmati uno che ha avuto il respiro in prestito. Ora nessun uomo può plasmare un dio a lui simile; 17 essendo mortale, egli fabbrica una cosa morta con mani empie. Egli è sempre migliore degli oggetti che venera, rispetto ad essi egli ebbe la vita, ma quelli mai. 18 Venerano anche gli animali più ripugnanti, che per stupidità, al paragone, risultano peggiori degli altri. 19 Non sono tali da invaghirsene, come capita per il bell’aspetto di altri animali; furono persino esclusi dalla lode e dalla benedizione di Dio.
1 Per questo furono giustamente puniti con esseri simili e torturati con una moltitudine di bestie. 2 Invece di tale castigo, tu beneficasti il tuo popolo; per appagarne il forte appetito gli preparasti come cibo quaglie dal gusto insolito, 3 perché quelli che desideravano cibo, a causa del ribrezzo per gli animali inviati contro di loro, perdessero anche l’istinto della fame, mentre questi, rimasti privi di cibo per un breve periodo, provassero un gusto insolito. 4 Era necessario che su quei tiranni si abbattesse una carestia implacabile e a questi si mostrasse soltanto come erano tormentati i loro nemici.
Sapienza 15,14-15,4

E’ proprio l’idolatria a mettere in evidenza la reale povertà e debolezza di coloro che sembrano potenti nemici e oppressori implacabili, come gli Egiziani nei confronti di Israele: sono infatti “tutti stoltissimi e più miserabili di un piccolo bambino” (ver.14). Essi venerano non solo i loro dèi, ma anche “tutti gli idoli delle nazioni”, dei quali il ver.15 conferma la stessa debolezza e fragilità.
E tali sono gli idoli, perché “li ha fabbricati un uomo, li ha plasmati uno che ha avuto il respiro in prestito”. Un’espressione molto efficace per mostrare l’orizzonte limitatissimo nel quale si edifica e si manifesta la presunta potenza dell’idolo. Infatti “nessun uomo può plasmare un dio a lui simile; essendo mortale, egli fabbrica una cosa morta con mani empie” (vers.16-17). E’ interessante vedere l’intreccio tra la sostanziale debolezza dell’idolo e la sua potenza di seduzione.
L’esito drammaticamente assurdo è che l’idolo prodotto dalle mani dell’uomo è inevitabilmente più debole e fragile di colui che l’ha prodotto, eppure è da questi venerato! Apro una parentesi per dire di come sento del tutto “attuale” questa considerazione! Anche il nostro tempo e la sua tecnologi sono capaci di produrre “oggetti” che diventano “idoli”! Si parla di un futuro ormai vicino dove il “robot” sostituirà l’uomo nel lavoro e non solo nel lavoro. Il rischio dell’idolatria è del tutto presente, e oggi, come allora, l’idolo si afferma più facilmente proprio nei popoli e nelle culture mondanamente più potenti!
In contrasto con questa via di orrore e di perdizione, che conduce inevitabilmente al disastro, il ver.16,2 dice: “Tu beneficasti il tuo popolo”! All’opera idolatrica dell’uomo si contrappone l’opera di Dio: “Gli preparasti come cibo quaglie dal gusto insolito”! E’ stupefacente come nel Libro della Sapienza venga “trasfigurato” anche un episodio che in altri luoghi la Scrittura ha narrato come accompagnato dalla poca fede di Israele! Qui tutto è luminoso!
E al ver.3, davanti al “gusto insolito” delle quaglie regalate agli Ebrei si manifesta la perdita dell’istinto della fame negli Egiziani, che in tal modo mostrarono agli Ebrei “come erano tormentati i loro nemici” (ver.4)!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Che cos’è l’uomo, che ti curi di lui? – si chiedeva il salmista. Le parole della Sapienza, in questo brano, mettono in luce tutto il nostro limite e insieme la nostra grandezza: “un uomo…, uno che ha avuto il respiro in prestito”, un “essere mortale” (vv.16-17). Ma “egli ebbe la vita”: siamo creature mortali, ma abbiamo avuto il grande dono della vita. Abbiamo parte al grande convito della vita, che il Vivente ha voluto e preparato per noi. – E gli animali? In che misura, in che modo partecipano a questa grande vicenda? Il v.19 ci ripete che anch’essi hanno parte “alla lode e alla benedizione di Dio”.