19 Con tale modo di agire hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini, e hai dato ai tuoi figli la buona speranza che, dopo i peccati, tu concedi il pentimento. 20 Se infatti i nemici dei tuoi figli, pur meritevoli di morte, tu hai punito con tanto riguardo e indulgenza, concedendo tempo e modo per allontanarsi dalla loro malvagità, 21 con quanta maggiore attenzione hai giudicato i tuoi figli, con i cui padri concludesti, giurando, alleanze di così buone promesse! 22 Mentre dunque correggi noi, tu colpisci i nostri nemici in tanti modi, perché nel giudicare riflettiamo sulla tua bontà e ci aspettiamo misericordia, quando siamo giudicati. 23 Perciò quanti vissero ingiustamente con stoltezza tu li hai tormentati con i loro stessi abomini. 24 Essi si erano allontanati troppo sulla via dell’errore, scambiando per dèi gli animali più abietti e più ripugnanti, ingannati come bambini che non ragionano. 25 Per questo, come a fanciulli irragionevoli, hai mandato un castigo per prenderti gioco di loro. 26 Ma chi non si lascia correggere da punizioni derisorie, sperimenterà un giudizio degno di Dio. 27 Infatti, soffrendo per questi animali, s’indignavano perché puniti con gli stessi esseri che stimavano dèi, e capirono e riconobbero il vero Dio, che prima non avevano voluto conoscere. Per questo la condanna suprema si abbatté su di loro.
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Il “modo di agire” (alla lettera, “per mezzo di tali opere”) di Dio è scuola di universalità per il suo Popolo: “Hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini, e hai dato ai tuoi figli la buona speranza che, dopo i peccati, tu concedi il pentimento”.
Qui è ormai presente quindi una dilatazione universale dell’elezione divina. Così bisogna dire che l’esperienza spirituale profonda dell’antico popolo della prima alleanza esige nella pienezza dei tempi di ampliarsi sino ai confini della terra.
La storia stessa del popolo eletto fa risplendere ai vers.20-21 la misericordia divina e il suo disegno di salvezza universale.
Non si tratta di un assenza di giudizio! Al contrario! Proprio questo giudizio divino, sia sul suo popolo sia su tutte le genti, ha come fine che “nel giudicare riflettiamo sulla tua bontà e ci aspettiamo misericordia, quando siamo giudicati”.
L’empietà idolatrica delle genti deve essere giudicata e condannata: “Essi si erano allontanati troppo sulla via dell’errore”, comportandosi, nell’adorazione di ciò che non deve essere adorato, “come bambini che non ragionano” (ver.24). Quindi, “come a fanciulli irragionevoli hai mandato un castigo per prenderti gioco di loro” (ver.25), che peraltro, se non si lasciamo correggere da queste “punizioni derisorie”, sperimenteranno “un giudizio degno di Dio” (ver.26).
Qui forse, al ver.27, si vuole ricordare come il faraone, pur avendo capito l’errore dell’idolatria e avendo riconosciuto “il vero Dio”, si ostinò nel suo attacco al popolo del Signore, e “per questo la condanna suprema si abbattè su di loro”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Ma qual è “il vero Dio”? Com’è fatto e come si comporta? Le pagine della Sapienza che stiamo leggendo ci danno tanta luce in proposito. Voglio ricordare i versetti 23 e 24 del cap. 11: “Tu ami tutte le cose che esistono… Hai compassione di tutti, perché tutto puoi…” e 12,13: “Non c’è Dio fuori di te, che abbia cura di tute le cose…” Un Dio che continua a creare, ad amare, ad aver cura… Ora scopriamo, al v.19, che anche il pentimento viene da lui, è un suo dono; da soli non ne saremmo capaci: “Tu concedi il pentimento”. E noi cosa possiamo fare? Prima di tutto essere simili a lui nell'”amare gli uomini”. Un altro suggerimento al v.22: “riflettere sulla sua bontà e aspettarci misericordia”, sicuri di averla.