1 Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
2 Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.
3 Perché grande Dio è il Signore,
grande re sopra tutti gli dèi.
4 Nella sua mano sono gli abissi della terra,
sono sue le vette dei monti.
5 Suo è il mare, è lui che l’ha fatto;
le sue mani hanno plasmato la terra.
6 Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
7 È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.
Se ascoltaste oggi la sua voce!
8 “Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
9 dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere.
10 Per quarant’anni mi disgustò quella generazione
e dissi: “Sono un popolo dal cuore traviato,
non conoscono le mie vie”.
11 Perciò ho giurato nella mia ira:
“Non entreranno nel luogo del mio riposo”.
Nella nostra preghiera questo Salmo è quello più presente perché celebrato ogni giorno come canto d’ingresso, come inno invitatorio. L’alternarsi della prima persona plurale e della seconda persona plurale esprime molto efficacemente l’aiuto e l’esortazione che ci scambiamo ogni mattina sia per il dono e l’impegno della preghiera, sia per quello che ci aspetta nella giornata. Ed è tipico della tradizione della preghiera ebraico-cristiana iniziare con la lode e il ringraziamento. E così facciamo perché Dio è il creatore e il Signore di tutto, e noi viviamo di Lui! Così i vers.1-5.
La versione greca e latina ha al ver.6 una variante preziosa. Dove il testo dice “in ginocchio davanti al Signore…”, questa dice “piangiamo davanti al Signore…”, che assegna al testo la nota di un’incessante pentimento-conversione di noi poveri peccatori alla santità e alla bontà del Signore. Al ver.7 lo riconosciamo come nostro pastore.
La seconda parte del Salmo viene ripresa e commentata dalla Lettera agli Ebrei ai capitoli 3 e 4. E’ un testo difficile, ma se avete un po’ di tempo vale la pena riascoltarlo. Vengono fortemente sottolineate soprattutto due parole: “oggi” (ver.7) e “riposo” (ver.11). Questo “oggi” è la meraviglia della sempre assoluta attualità e novità del dono della Parola del Signore, e quindi la grande e delicata “scommessa” di ogni giorno, da vivere come l’ “oggi” della Parola che ci viene regalata. La Parola non è un libro da leggere, ma è la persona del Signore da accogliere e da ascoltare! Dunque: “Se ascoltaste oggi la sua voce…”. Contro ogni pericolo di indurimento, di chiusura e di rifiuto del cuore viene ricordato il tempo della ribellione dei nostri padri nel deserto. E quindi viene ricordata la condanna per la quale nessuno di quei ribelli è entrato nella Terra Promessa. Ecco il “riposo” nel quale non sono entrati. La forte esortazione della Lettera agli Ebrei è per custodire la fede nella Parola per entrare nel grande riposo di Dio. Mi piace allora pensare che Gesù sia l’oggi di Dio, la sua presenza e la sua grazia per noi. E insieme penso che Lui sia anche il riposo, cioè la pace della vita e la pienezza della comunione d’amore con Dio e tra noi.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Oggi, più che commentare, è il momento di partecipare e godere. Venite…, entriamo, accostiamoci alla Roccia che ci salva… Osanniamo, ringraziamo, acclamiamo con canti di gioia… – Ci vengono ricordati alcuni dati di realtà: Egli è il Dio grande, re grande, nostro creatore, e noi suo popolo, “le troupeau que mène sa main” (come cantano a Taizé)… Mettiamoci in ginocchio davanti a Colui che ci ha fatti, sapendo però che Egli immediatamente ci rialza, poiché non ci vuole sudditi ma figli amati. E poi, l’invito-privilegio, quello di ascoltare oggi la sua voce, senza “indurire il cuore”, come abbiamo fatto in passato. Così potremo entrare nel suo riposo, cioè nella vita piena della terra promessa e del regno di Dio.