1 Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Maskil. Di Davide.2 Dopo che gli abitanti di Zif andarono da Saul a dirgli: «Ecco, Davide se ne sta nascosto presso di noi».
3 Dio, per il tuo nome salvami,
per la tua potenza rendimi giustizia.
4 Dio, ascolta la mia preghiera,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca,
5 poiché stranieri contro di me sono insorti
e prepotenti insidiano la mia vita;
non pongono Dio davanti ai loro occhi.
6 Ecco, Dio è il mio aiuto,
il Signore sostiene la mia vita.
7 Ricada il male sui miei nemici,
nella tua fedeltà annientali.
8 Ti offrirò un sacrificio spontaneo,
loderò il tuo nome, Signore, perché è buono;
9 da ogni angoscia egli mi ha liberato
e il mio occhio ha guardato dall’alto i miei nemici.
Accogliamo oggi la preghiera del Sal.53, che si deve ritenere non una richiesta “speciale” per una circostanza “speciale”, ma piuttosto il paradigma della fede e della preghiera che ci è tramandata dalla fede dei padri ebrei e che Gesù ha portato a pienezza nella sua persona e nella sua preghiera. Per questo, la Chiesa ci indica come esordio della nostra preghiera nelle ore della giornata i versetti di inizio del Salmo 69(70): “O Dio vieni a salvarmi, Signore vieni presto in mio aiuto”. Non si tratta quindi di una vicenda di inferiorità e di minorità, ma semplicemente della nostra relazione benedetta con il Signore. La sua grazia verso di noi. E’ dunque la nostra una “piccolezza” di cui ci vantiamo, perché è il “luogo” dell’incontro tra noi e la bontà di Dio. Questa è l’esperienza profonda che il credente fa nella sua vita: il suo bisogno di essere salvato e la presenza accanto a lui del Signore nostro salvatore. La preghiera è dunque il privilegio di un “Tu”, il “Tu” di Dio, in comunione con il quale noi viviamo tutta la nostra vita.
Anche gli “stranieri” e i “prepotenti” che “contro di me sono insorti”(ver.5) non devono essere considerati episodi speciali e particolari, ma più globalmente quella “realtà” che ci è “nemica” semplicemente perché “da soli” non sappiamo affrontarla. E anche quello che veramente come “nemico” dobbiamo affrontare, fino alla potenza negativa dei nostri pensieri o dei nostri sentimenti non buoni, anche questo è occasione e orizzonte che, per la presenza amante e salvatrice di Dio, si trasforma in luogo e tempo di benedizione e di lode per quello che dal Signore riceviamo. Oserei dire che la vicenda stessa dei nostri “peccati” deve essere guardata più profondamente come interna alla storia della nostra salvezza. Come quell’ “Egitto” dal quale il Signore ci libera per condurci a Sé!
Il ver.6 è quindi il “commento” globale di tutta l’esistenza: “Ecco, Dio è il mio aiuto, il Signore sostiene la mia vita”. Questo è contrario alla mentalità comune e al nostro più immediato istinto, perché siamo portati a considerare positiva la situazione o la vicenda nella quale non abbiamo bisogno di nessuno, perché sappiamo “condurre l’impresa” per conto nostro! Ma questo non è vero! La vera gioia e il vero bene della vita, secondo la nostra tradizione di fede, è proprio questo essere continuamente salvati, e quindi l’esperienza profonda della vita come un grande evento e una grande avventura di comunione. Questo non è solo nel nostro rapporto con Dio, ma anche nella relazione d’amore che ci unisce tra noi .Per questo il comandamento dell’Amore è duplice: verso Dio e verso il nostro prossimo. Perché in Dio e nel nostro prossimo riconosciamo la potenza che incessantemente ci soccorre e ci salva. La gratitudine non è un obbligo! E’ soprattutto una gioia!: “Ti offrirò un sacrificio spontaneo (cioè un “segno” che scaturisce liberamente e gioiosamente dal mio animo), loderò il tuo nome, Signore, perchè è buono”(ver.8).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Sono rimasto colpito dalla frase:” non pongono Dio davanti ai propri occhi”;ma chi sono costoro?la risposta è semplice : il capo di costoro sono io;
Signore abbi pietà di me peccatore,senza di Te la vita non è vita.
“Per il tuo nome…”: bello questo far sentire al Signore che è impegnato a salvarci per lui stesso, per il suo “onore” (come alcuni qui traducono), per il suo nome, per il suo “prestigio” personale…, anche se noi non lo meritiamo. – Questo nome, alla fine del salmo, è detto “buono”(v.8): anche in altri luoghi si sottolinea questa qualità fondante di Dio: “perchè sei buono”, sei bontà, benignità; Tu sei una “cosa buona e preziosa” per noi, la prima tra le cose buone della nostra vita…
‘6 Ecco, Dio è il mio aiuto,
il Signore sostiene la mia vita.’
Oggi ho avuto molto l’impressione che sia per mezzo delle altre persone, anche le più inaspettate, che il Signore ci sostiene e ci aiuta.
Nella mia giornata ho in mente molti fratelli che mi hanno sostenuto in maniere ‘divina’. Anche persone lontane, apparentemente distanti,che con la loro presenza mi sostengono nel cammino. Lo rendono vivo, ricco, bello..lo riempono di benedizioni.