Caro don Giovanni, ogni giorno mi guardo intorno, e cerco di considerare con benevolenza quello che ci accade intorno, vicino e lontano. E mi chiedo se ancora è presente quella che noi chiamavamo la coscienza morale, che era personale ma anche condivisa in generale. Era la coscienza cristiana, ma era la coscienza di tutta la società. Oggi non la trovo più. Dove stiamo andando?

Caro amico, le rispondo…da lontano, perché sono in Africa, nella missione della nostra Chiesa di Bologna, in Tanzania. Da qui mi sembra di cogliere più sinteticamente quello che lei mi scrive.

Penso che effettivamente nel nostro mondo siamo usciti da una condizione di coscienza collettiva  e condivisa.  Per molto tempo abbiamo pensato che questa coscienza collettiva avesse una sua fonte privilegiata e una sua garanzia nella “coscienza cristiana”. Oggi non è più possibile pensare così.

Oggi ci troviamo nella occasione preziosa di una nuova proclamazione della Parola di Gesù e delle sue conseguenze sul piano morale. Molto spesso nel passato, come nel presente, non ci si è accorti di quanto in realtà dalla coscienza evangelica eravamo e siamo lontani.  La grande occasione che ci offre il nostro tempo ci chiede di accettare l’inevitabile “diversità” della coscienza cristiana dalla mondanità. Non perché noi cristiani siamo liberi da questa mondanità, ma perché, anche se peccatori, siamo ascoltatori  e testimoni della “nuovissima” Parola del Vangelo. Non possiamo pretendere di interpretare un pensiero globale, ma abbiamo il piacere e la gioia di comunicare ad ogni uomo e donna della terra la perla del Vangelo e la sua potenza buona nella vita di tutto il mondo.

Buona domenica. d. Giovanni. 13 gennaio 2012