1 Salmo. Di Davide. Quando fuggiva davanti al figlio Assalonne.
2 Signore, quanti sono i miei avversari!
Molti contro di me insorgono.
3 Molti dicono della mia vita:
«Per lui non c’è salvezza in Dio!».
4 Ma tu sei mio scudo, Signore,
sei la mia gloria e tieni alta la mia testa.
5 A gran voce grido al Signore
ed egli mi risponde dalla sua santa montagna.
6 Io mi corico, mi addormento e mi risveglio:
il Signore mi sostiene.
7 Non temo la folla numerosa
che intorno a me si è accampata.
8 Sorgi, Signore! Salvami, Dio mio!
Tu hai colpito alla mascella tutti i miei nemici,
hai spezzato i denti dei malvagi.
9 La salvezza viene dal Signore:
sul tuo popolo la tua benedizione.
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Quando si può, quando c’è tempo, è opportuno tener conto del “titolo” che spesso apre il Salmo, e che è stampato di solito in caratteri diversi. E’ un’ambientazione del Salmo e ci porta verso testi che forse frequentiamo di meno. Certo che poi la perfetta attualità del Salmo per chi lo ascolta e lo prega è assoluta, ed è quindi del tutto adatta e necessaria per chi oggi lo celebra con fede. Per il Salmo 3 il rimando del titolo porta a 2Samuele15-17.
Il nostro Salmo si esprime con la prima persona singolare – “io” – e dunque raccoglie nell’esperienza diretta della persona quello che nei primi due Salmi era una descrizione globale della condizione del credente. Per noi il versetto centrale è il ver.6, dove la preghiera cristiana ha sempre colto una profezia della Pasqua del Signore.
L’inizio del Salmo esprime, al ver.2, lo sgomento di chi si trova circondato da molti “avversari”. Diverse interpretazioni propongono un “perchè?” di tutto questo: “Perchè si sono moltiplicati – sono tanti – i miei avversari?”. Il credente è esposto alla scoperta di un clima di inimicizia che circonda e assedia la sua fede e il suo rapporto con il Signore. Questa opposizione si esprime al ver.3 attraverso un termine di assoluta importanza: la salvezza. Dice: “Per lui non c’è salvezza in Dio”. Questo termine sta al cuore della fede ebraico cristiana! Il nome “Gesù” significa “Dio salva”. Il termine salvezza esprime l’azione fondamentale di Dio verso il suo popolo. E’ affermazione centrale per la fede! Dice da una parte la nostra assoluta fragilità, e quindi l’impossibilità per noi di dare un volto positivo al cammino della nostra vita, e dall’altra proclama la volontà e l’azione divina nei nostri confronti. La “salvezza” è dunque la grande scommessa, la posta in gioco del nostro rapporto con Dio! Il nostro Salmo, dal ver.4 alla fine, è la grande proclamazione da parte del credente della salvezza che Dio vuole e compie per lui e in lui.
Dio è il tutto positivo per il credente (ver.4). E’ la risposta certa al nostro grido verso di Lui (ver.5). Ed ecco quindi il ver.6 che annuncia il sonno e il risveglio dal sonno come profezia della Pasqua. Quell’ “Io” ha il suo riferimento fondamentale in Gesù. Ed è la nostra professione di fede in Lui e nel nostro cammino con Lui. Ed è questo che ci consente di non aver paura della folla di ostilità che circonda la vita (ver.7), e afferma con forza quella “salvezza” che al ver.3 veniva negata. Il ver.8 sembra voler legare strettamente la salvezza con la risurrezione di Gesù! Quel “sorgi” è infatti il verbo più diretto per dire la risurrezione, anche se viene usato pure in senso più generale e generico. Qui a me piace sottolineare la stretta connessione tra le due invocazioni: “Sorgi, Signore!” e “Salvami, Dio mio!”. La seconda parte del ver.8 è memoria di una storia nella quale si è già sperimentata la potenza di questa “risurrezione”, quando Dio ha colpito e vinto avversari potenti e cattivi. Dunque, con il Signore moriamo, e con lui e in Lui risorgiamo!
Il ver.9 è proclamazione di questa “salvezza”, vista qui non solo come azione divina, ma anche come condizione permanente del legame tra Dio e il suo popolo: “sul tuo popolo la tua benedizione”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Eccoci di fronte alla terna frequente nei salmi: l’orante, i nemici, il Signore. Ma qui la situazione è drammatica ed è descritta al v.7: un grande esercito (nella nostra versione “una folla numerosa”) si è accampato e stringe d’assedio. Eppure l’orante può fare vita tranquilla (coricarsi, addormentarsi e risvegliarsi, v.6), perché ha attorno a sè un secondo cerchio, lo scudo del Signore (v.4 che una traduzione rende con: “Tu sei mio scudo ATTORNO”). Il credente sa che, se grida al Signore, Egli risponde (v.5). Cosa dice l’orante nella sua preghiera? Le belle parole successive: “Sorgi, Signore! Salvami, mio Dio!… Sul tuo popolo la tua benedizione!”(vv.8-9).