1 Di Davide. Benedetto il Signore, mia roccia, che addestra le mie mani alla guerra, le mie dita alla battaglia, 2 mio alleato e mia fortezza, mio rifugio e mio liberatore, mio scudo in cui confido, colui che sottomette i popoli al mio giogo. 3 Signore, che cos’è l’uomo perché tu l’abbia a cuore?
Il figlio dell’uomo, perché te ne dia pensiero? 4 L’uomo è come un soffio, i suoi giorni come ombra che passa. 5 Signore, abbassa il tuo cielo e discendi, tocca i monti ed essi fumeranno. 6 Lancia folgori e disperdili, scaglia le tue saette e sconfiggili. 7 Stendi dall’alto la tua mano, scampami e liberami dalle grandi acque, dalla mano degli stranieri. 8 La loro bocca dice cose false e la loro è una destra di menzogna. 9 O Dio, ti canterò un canto nuovo, inneggerò a te con l’arpa a dieci corde, 10 a te, che dai vittoria ai re, che scampi Davide, tuo servo, dalla spada iniqua. 11 Scampami e liberami dalla mano degli stranieri: la loro bocca dice cose false e la loro è una destra di menzogna. 12 I nostri figli siano come piante, cresciute bene fin dalla loro giovinezza; le nostre figlie come colonne d’angolo, scolpite per adornare un palazzo. 13 I nostri granai siano pieni, traboccanti di frutti d’ogni specie. Siano a migliaia le nostre greggi, a miriadi nelle nostre campagne; 14 siano carichi i nostri buoi.
Nessuna breccia, nessuna fuga, nessun gemito nelle nostre piazze. 15 Beato il popolo che possiede questi beni: beato il popolo che ha il Signore come Dio.
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Tendono a scomparire in questo Salmo gli accenti di dolore per le fatiche, i pericoli e le sofferenze nella vita del popolo, e la preghiera si raccoglie in una grande meditazione sulla storia della salvezza che Dio ci dona, meditazione che si apre con la benedizione del popolo al suo Signore “che addestra le mie mani alla guerra, le mie dita alla battaglia” (ver.1).
Non è dunque la prospettiva di un’era senza guerre. La vita è sempre una battaglia, nella quale il popolo conosce e riconosce la presenza e l’alleanza totale del suo Signore: “Mio alleato e mia fortezza, mio rifugio e mio liberatore, mio scudo in cui confido, colui che sottomette i popoli al mio giogo”. Tutto questo, alla luce del suo adempimento e della sua pienezza nella Persona del Signore Gesù, diventa l’annuncio della vita del credente che combatte la buona battaglia della fede, battaglia protetta e salvata dall’amore di Dio.
E i popoli “assoggettati” sono le genti di tutta la terra, cui deve essere portato il Vangelo della salvezza, perché tutta l’umanità entri nella storia della salvezza come l’unico Popolo del Signore.
Tutto questo ora si compie ed evidenzia la meraviglia e lo stupore per il contrasto tra la nostra fragilità e la potenza del dono di Dio. Tale è questa nostra vita che noi continuiamo a sperimentare in tutte le sue
fragilità: “Signore, che cos’è l’uomo perché tu l’abbia a cuore? Il figlio dell’uomo perché te ne dia pensiero?” (ver.3). E così il ver.4! E’ il Signore a scendere verso di noi! E a partecipare e a portare a pienezza la grande battaglia di ognuno di noi e di tutto il Popolo di Dio!
Qui il “Nemico” è visto come uno straniero falso e menzognero, che dunque vuole vincere sui figli di Dio tentando di sedurli con false idolatrie.
I vers.9-10 dicono la gioia riconoscente del popolo e la lode al Signore per le meraviglie che compie per noi, per ciascuno e per tutti. La preghiera è dunque umile supplica a partire dalla nostra povertà-piccolezza, ed è grande inno di ringraziamento per quello che da Dio riceviamo non per nostri meriti ma per la sua bontà e il suo amore per noi!
Davide (ver.10) nella sua persona e nella sua vicenda, rappresenta tutto il popolo. Insieme a Davide (che al ver.1 è stato ricordato come l’autore di questo Salmo) rinnoviamo, al ver.11, la nostra richiesta di aiuto per la nostra quotidiana guerra contro il Nemico menzognero.
La seconda parte del Salmo (vers.12-15) abbandona il linguaggio della guerra per diventare ammirata gratitudine per la vita bellissima che il Signore ci ha donato e per la quale rinnoviamo la nostra richiesta di aiuto e di
protezione: benedizione per le nostre famiglie, per i nostri figli e le nostre figlie (ver.12). Provvidenza di ogni bene (ver.13), e liberazione da ogni male (ver.14).
Beati noi, dunque! E permettetemi di fare una critica ad all’uso frequente e inopportuno, nella versione italiana, di termini esposti a sembrare di conquista, di merito e di possesso. Anche qui, al ver.15, è meglio la traduzione letterale che porta a sottolineare la beatitudine del popolo di cui sono questi beni e di cui il Signore è suo Dio! Tutto ci è stato donato e per tutto noi ringraziamo commossi! “Beato il popolo di cui sono questi beni, beato il popolo il cui Dio è il Signore” (ver.15).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.