21 Ma tu, Signore Dio,
trattami come si addice al tuo nome:
liberami, perché buona è la tua grazia.
22 Io sono povero e misero,
dentro di me il mio cuore è ferito.
23 Come ombra che declina me ne vado,
scacciato via come una locusta.
24 Le mie ginocchia vacillano per il digiuno,
scarno è il mio corpo e dimagrito.
25 Sono diventato per loro oggetto di scherno:
quando mi vedono, scuotono il capo.
26 Aiutami, Signore mio Dio,
salvami per il tuo amore.
Salmo 109 (108),21-26 21

Ed ecco, finalmente, irrompere nella triste violenza della preghiera questo “Ma Tu, Signore Dio…”. Il Signore era l’interlocutore diretto nei primi versetti (1-5) del Salmo. Credo sia importante che ora ci accorgiamo che tutto il seguito del Salmo non aveva mai avuto Dio come soggetto di tutte le punizioni richieste per il peccatore. Ecco perché ancor più fortemente avvertiamo questo appello, che sembra muoversi già nella certezza che non così, non così come abbiamo dovuto ascoltare, è la reazione e l’azione di Dio davanti alla nostra miseria e povertà! E accanto al “Tu” di Dio, ecco la persona dell’orante. Per quello che ieri riflettevamo, resta aperto l’interrogativo se si tratti di un innocente ingiustamente accusato o effettivamente di un peccatore. E per quello che ancora consideravamo: Gesù, o anche Giuda? E questo mi sembra meraviglioso, perché l’orrore della morte del Dio innocente coinvolge anche me, come Giuda, peccatore. Povero peccatore, amato dal Signore che per me muore, e che con la sua morte mi dona la vita! “Agisci con me secondo il tuo nome” proponeva la precedente traduzione, che forse è migliore dell’attuale “Trattami come si addice al tuo nome”(ver.21). Per noi discepoli di Gesù, il suo nome, Gesù, significa “Dio salva”. Non c’è male dal quale Lui non mi possa e non mi voglia liberare! La sua “grazia” – termine altrimenti reso con “misericordia” o anche “amore” – è buona! E non può che essere così. Allora mi sembra che tutto si ricomponga in una grande pace: la sua morte innocente è la fonte di salvezza per me peccatore. Però aggiungerei anche un altro pensiero: siccome così è il mistero di Dio, nessuno se non Lui può giudicare. Noi non possiamo far altro – e non è poco! – che fare di una vicenda negativa e del male che da essa emerge, il principio di un cammino di riscatto e di conversione. Un itinerario di redenzione e di speranza.
“Io sono povero e misero” (ver.22), e le parole che seguono, non descrivono forse la condizione di chi si è esposto ad un giudizio di condanna, ma la nostra stessa vicenda di peccatori è quella che impoverisce e rattrista la nostra vita, della quale Dio ha infinita misericordia! E chi sono quelli di cui sono diventato “oggetto di scherno” (ver.25)? Uomini o demoni? Noi peccatori sperimentiamo entrambi le eventualità, e quando magari nessuna persona fisica ci aggredisce, sentiamo profonda l’aggressività schernitrice degli spiriti maligni che ci hanno sedotto e invaso. Quelli che “scuotono il capo” ci ricordano i derisori di Gesù sotto la sua Croce!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il Signore ora deve intervenire, e questo per due motivi. Primo: lo richiede il suo stesso nome, la sua natura, poiché Egli è bontà e grazia. “Salvami”, aggiunge il v.26, “per il tuo amore”. Il secondo motivo è lo stato miserevole dell’orante; egli lo esprime con una frase che abbiamo adoperato anche noi in qualche dolorosa circostanza: “Dentro di me il mio cuore è ferito”. Poi aggiunge tre immagini, una più forte dell’altra: Me ne vado come ombra che, al tramonto del sole, declina sempre più, fino a svanire. Vengo scacciato con ribrezzo, come si allontana di dosso un verme, un insetto. Infine vedo il mio corpo ridotto a pelle e ossa, mentre le ginocchia non mi reggono più, tremano e vacillano. Anche questa immagine fa parte della nostra esperienza personale, quando ci siamo sentiti o ci sentiamo appunto “messi in ginocchio”. – Ecco la via d’uscita, la bramata liberazione: “Aiutami, Signore mio Dio, / salvami per il tuo amore”.