39 Si contaminarono con le loro opere,
si prostituirono con le loro azioni.
40 L’ira del Signore si accese contro il suo popolo
ed egli ebbe in orrore la sua eredità.
41 Li consegnò in mano alle genti,
li dominarono quelli che li odiavano.
42 Li oppressero i loro nemici:
essi dovettero piegarsi sotto la loro mano.
43 Molte volte li aveva liberati,
eppure si ostinarono nei loro progetti
e furono abbattuti per le loro colpe;
44 ma egli vide la loro angustia,
quando udì il loro grido.
45 Si ricordò della sua alleanza con loro
e si mosse a compassione, per il suo grande amore.
46 Li affidò alla misericordia
di quelli che li avevano deportati.
47 Salvaci, Signore Dio nostro,
radunaci dalle genti,
perché ringraziamo il tuo nome santo:
lodarti sarà la nostra gloria.
48 Benedetto il Signore, Dio d’Israele,
da sempre e per sempre.
Tutto il popolo dica: Amen. Alleluia.
Il ver.39, con la parola “si prostituirono”, ci ricorda che il peccato è sempre un peccato di adulterio, di tradimento del vincolo nuziale con il Signore, e un cedimento all’idolatria, all’adorazione di ciò che non deve essere adorato. Quando al ver.40 si dice che “ebbe in orrore la sua eredità” viene sottolineato un particolare di grande preziosità: noi siamo l’eredità del Signore! Il termine “eredità” qualifica la condizione preziosa del popolo che nella Terra riceve una porzione di tale terra come eredità del Signore: così il Signore considera il suo popolo come la sua eredità, anch’Egli ricevendoci come sua eredità preziosa!
Il nostro peccato rende a Lui abominevole la sua eredità, che siamo noi. Le genti e il loro dominio violento e odioso sono lo strumento della punizione divina. Con questo si sottolinea ancora una volta che il bene e il male sta tutto nella nostra relazione con Dio e nella sua storia. E’ peccato tutto ciò che seducendoci ci strappa da Lui. Così i vers.41-42. Tutta la storia della salvezza ha qui il suo significato profondo: “Molte volte li aveva liberati, eppure si ostinarono nei loro progetti”! (ver.43).
Ed è sempre Dio a “convertirsi”! Infatti ode il loro grido e vede la loro angustia (ver.44). Allora “si ricordò della sua alleanza con loro e si mosse a compassione, per il suo grande amore” (ver.45): questi sono il “pentimento” e la “conversione” di Dio! E così, finalmente, il popolo ritrova Dio e ritrova se stesso. Finalmente chiede di essere salvato e di essere radunato dalle genti per ringraziare, lodare e benedire il suo Signore. E anche noi ringraziamo, lodiamo e benediciamo il Signore per questa meravigliosa “passeggiata” nei suoi Salmi.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Talvolta, leggendo l’Antico Testamento, si ha l’impressione, anzi, la certezza di trovarsi davanti al Vangelo di Gesù. Così qui, al versetto 45. Dopo il lungo elenco di errori, colpe del popolo (che si sono ripetuti “molte volte” dice il v.43), succede che Dio “si mosse a compassione, per il suo grande amore”; “si impietosì per la sua insigne bontà”, dice un’altra traduzione. La compassione ci rimanda a quel moto interiore, viscerale, che solo un padre o, ancor più, una madre può avere. E questo proprio perché ama non in modo equilibrato, oggettivo, ma in modo esagerato, irrazionale. Così Dio con noi, “per il suo grande amore”: un amore esagerato, regalato, come Gesù ci ha fatto capire. – Il versetto finale, dicono le note, è stato posto a conclusione della quarta parte del salterio e ci riporta ai bei momenti dei giorni scorsi, quando dicevamo con il salmista: Anima mia, benedici il Signore… Quanto è in me benedica il suo santo nome…