12 Così dunque, fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, 13 perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete. 14 Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. 15 E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». 16 Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. 17 E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

Seleziona Pagina
La vita dei figli di Dio! Questo è il grande annuncio che oggi la Parola ci porta. Una vita ormai interamente tributaria dello Spirito che dà la vita, avendo ripudiato la carne e i suoi desideri. Così i vers.12-13. Una vita nella quale, “mediante lo Spirito”, possiamo “mortificare”, cioè mettere a morte, “le opere del corpo”(ver.13). Questa “mortificazione”, che nella tradizione della pietà cristiana si è fortemente tinta di moralismi e di fioretti, nella bellissima regola di vita cristiana che spesso cito viene collegata al lavoro, al lavoro che con spirito di obbedienza ognuno deve fare. Proprio quel lavoro che per molti nel nostro mondo è facilmente spazio di ambizioni e di vanità, è la strada maestra, semplice e offerta a tutti, del nostro quotidiano lavoro.
Ma ecco allora, al ver.14 il grande annuncio: “Quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio”. Lo Spirito è dono, come abbiamo ben considerato nelle tappe precedenti. E questo dono è fecondo!. E’ dono che ci genera come “figli di Dio”. Figli di Dio non lo siamo per nostre opere e nostri meriti. E siamo figli di Dio nella realtà della nostra umile vita e di molti nostri difetti e limiti. Anzi, come oggi mi suggeriscono gli “Insegnamenti” di un Padre, Teodoreto di Gaza, più si entra e si cammina nel dono di Dio, più si è consapevoli, in modo crescente, della nostra piccolezza e della nostra indegnità. Ma siamo figli di Dio! E oso arrivare ad affermare di più! E cioè che il nostro essere “figli di Dio” illumina ancor di più la sua paternità, quella che è la sua relazione con il Figlio, perché è infinitamente meraviglioso e fonte di stupore che noi, poveri peccatori, possiamo essere realmente “figli di Dio”. L’espressione tradotta in italiano con “lo Spirito che rende figli adottivi” non è molto soddisfacente perché rischia di far pensare ad una figliolanza di “secondo grado”, come è uso anche nel nostro comune pensare e dire. Si tratta invece di un dono che ci porta “dentro” la figliolanza stessa del Cristo Gesù!
A prova e conferma di tutto questo ascoltiamo il ver.15 quando afferma che, siccome siamo figli, “per mezzo dello Spirito gridiamo . Alla lettera, e con molta più efficacia, il testo dice che noi “nello” Spirito gridiamo, e non “per mezzo” dello Spirito. E poi c’è tutta la forza e l’intimità di questa parola “abba”. Essa è presente solo tre volte nel Nuovo Testamento: qui, in Galati, e in Marco 14, quando Gesù così chiama il Padre. Prima di Gesù, mai nelle Scritture Dio è chiamato con questo termine del tutto confidenziale. Ebbene, coì noi chiamiamo Dio Padre! O meglio, così lo Spirito chiama e grida in noi!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.