1 Giustificati dunque per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. 2 Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio. 3 E non solo: ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, 4 la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. 5 La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
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Questa “pace con Dio” (alla lettera: “pace verso Dio”) è una strada aperta, un muro rimosso, un accesso: “per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo”. Questo ver.1 mi sembra il titolo generale della parte che oggi si apre nel nostro cammino nella Lettera ai Romani. Gesù è la fonte di tutto ciò. Il termine e la pienezza della strada della pace sarà alla fine. Ma, mediante il dono della fede, abbiamo acceso “a questa grazia nella quale ci troviamo”: di quella pienezza noi oggi già siamo partecipi mediante la grazia (“il dono”) “nella quale ci troviamo e ci vantiamo”. Il vanto indica una condizione positiva reale: non roviniamo tutto pensando di averne il merito e di possederla! Tutto deve incessantemente stupirci e sorprenderci, come qualcosa che non ci appartiene e che ci è dato! Questa è la condizione che si rivela come “speranza nella gloria di Dio”(ver.2).
Questa speranza è del tutto diversa dalla speranza del mondo. La speranza del mondo è così fragile, così evanescente, che il sapiente di questo mondo la considera con inevitabile sospetto: il confine tra speranza e illusione è sottilissimo. Il sapiente di questo mondo consiglia quindi di lasciar presto da parte ciò che inevitabilmente si rivelerà illusione. La nostra speranza è invece l’esigente interpretazione positiva della storia: quello che è accaduto, e cioè Gesù, esige che noi siamo “saldi nella speranza della gloria di Dio”.
E di più! La speranza rende anche “le tribolazioni” motivo di vanto! Proprio le tribolazioni, che per le sapienze mondane sono il naufragio della speranza, per il credente sono l’ambito nel quale e dal quale egli spera! La speranza diventa così la celebrazione e il linguaggio della fede. Là dove cadono i giudizi e le esperienze positive, là dove si fa più profondo il gemito della storia sia personale che collettiva, là si celebra la speranza cristiana come forza che sostiene la storia. E’ preziosa la “strada” della speranza indicata al ver.3: la tribolazione produce la pazienza (alla lettera è un termine meraviglioso e intraducibile con una sola parola: è la capacità di “rimanere sotto”, di “sostenere”; è l’incontro tra la piccolezza dell’umiltà e la sua potenza a sostenere i pesi più gravi). La pazienza è la prova di questa condizione del credente, che appunto per questa via incontra il senso profondo della speranza.
Tutto questo può sembrare fragile e arduo. Ma dobbiamo stare nella pace! Infatti “la speranza non delude perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”(ver.5)! Questo amore non è il nostro amore verso di Lui, ma il suo amore per noi! Lo Spirito Santo è l’Amore di Dio in noi! L’ultimo versetto della Parola che oggi riceviamo in dono è l’annuncio della presenza di Dio stesso in noi come Amore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.