18 Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: Così sarà la tua discendenza. 19 Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo – aveva circa cento anni – e morto il seno di Sara. 20 Di fronte alla promessa di Dio non esitò per incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, 21 pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento. 22 Ecco perché gli fu accreditato come giustizia.
23 E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato, 24 ma anche per noi, ai quali deve essere accreditato: a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, 25 il quale è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.
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Il rapporto tra la fede e la speranza viene da Paolo descritto in termini fortissimi! La speranza della fede è infatti speranza collocata là dove non c’è più niente da sperare. Questo mi sembra il significato dell’espressione resa in italiano con “saldo nella speranza contro ogni speranza”. Per questo egli “divenne padre di molti popoli”. Riprendendo il testo di Genesi 15,1-6 possiamo cogliere l’interpretazione che esso deve avere. La paternità di molti popoli è intimamente connessa con la sua ormai inevitabile sterilità e la sterilità di Sara: proprio là dove nulla si può ragionevolmente sperare, là si celebra la fede!
In questo orizzonte della “speranza contro ogni speranza” diventa molto importante il riferimento alla morte, e alla sua drammatica e insuperabile evidenza: “..vedendo già come morto il proprio corpo….e morto il corpo di Sara”(ver.19)! Questo è decisivo, come possiamo cogliere al ver.24, perché ogni atto di fede scaturisce, ha il suo segreto principio, nella morte-risurrezione di Gesù! Il confronto si pone tra lo stato di morte sua e della sua sposa e la “promessa di Dio” che diceva : “Così sarà la tua discendenza”(ver.18). Abramo “non esitò per incredulità,, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio”(ver.20)! Egli cioè contrappone all’evidenza della realtà della morte la Parola che da Dio ascolta, “pienamente convinto che quanto Dio aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento”(ver.21)! Questo dunque è il dono della fede di Abramo e in Abramo. Per questo motivo ciò che Abramo credeva “gli fu accreditato come giustizia”(ver.22).
Tutto questo non è esclusivo di Abramo: “E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato”(ver.23), “ma anche per noi”! Per questo, Abramo è “il padre di molti popoli”, e anche noi siamo legati alla sua paternità nella fede. Per noi, anzi, tutto questo si compie in pienezza, a motivo di Gesù, come prima accennavo. Quello che era l’evidenza del corpo “come morto” di Abramo, e “morto il seno di Sara”(ver.19), ora è l’evento di Gesù. Dio “ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore”(ver.24). E noi siamo interamente implicati nella sua morte e risurrezione perché Egli “è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione”. La sua morte e risurrezione è la fonte e il grembo della nostra morte e risurrezione alla vita nuova in Lui. Muore in noi la creatura figlia di Adamo e risorge in noi il Verbo incarnato, Figlio di Dio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.