1 Che diremo dunque di Abramo, nostro progenitore secondo la carne? Che cosa ha ottenuto? 2S e infatti Abramo è stato giustificato per le opere, ha di che gloriarsi, ma non davanti a Dio. 3 Ora, che cosa dice la Scrittura? Abramo credette a Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia.
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Se da una parte Paolo attribuisce a Gesù la pienezza del dono di Dio, dall’altra vuole mostrare come la fede segni, generi e accompagni tutta la storia della salvezza. Ecco allora il riferimento ad Abramo “nostro progenitore secondo la carne”. Troviamo qui conferma di quello che ci è parso bene sottolineare lungo tutta la strada che abbiamo compiuto nella Lettera ai Romani. E cioè che quello che viene donato in Gesù a tutta l’umanità non è assente nella storia che a Gesù conduce. Anzi, tutta la storia precedente è condotta e attratta verso la sua pienezza in Gesù. Qui mi piace sottolineare insieme a voi che come discepoli di Gesù – cristiani! – noi ascoltiamo tutta la Parola di Dio custodita e trasmessa dalle Scritture del Popolo della Prima Alleanza alla luce di Gesù. Così, dunque, a partire da Abramo.
Se l’incamminarsi di Abramo nella via sconosciuta indicatagli da Dio è opera sua, egli “ha di che gloriarsi, ma non davanti a Dio”. Infatti, in questo caso, Abramo sarebbe stato “giustificato per le opere”. Invece la Scrittura dice: “Abramo credette a Dio e ciò gli fu accreditato a giustizia”. Di questo, Abramo non può “gloriarsi”! Ma può e deve soltanto dare gloria a Dio che gli ha donato la fede per la quale egli ha ubbidito alla Parola del suo Signore. E per questo motivo è importante considerare con attenzione l’espressione “..e ciò gli fu accreditato come giustizia”. Infatti bisogna considerare dono di Dio, grazia, non solo il fatto che Abramo “credette a Dio”, ma anche la sua conseguenza, e cioè che “ciò gli fu accreditato a giustizia”. E’ dono cioè il legame tra fede e giustizia, questo essergli accreditata la fede “come giustizia”. Per Abramo, che per grazia di Dio crede, l’accreditamento a lui del dono della fede come giustizia, è anch’esso dono, è grazia.
Noi, oggi, non dobbiamo aver paura ad accogliere questa Parola del Signore. Il Concilio Vaticano Secondo e la sua grande riflessione ci consentono di gioire per il dono di Dio, sorgente e luce del cammino di ogni credente.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.