1 Che cosa dunque ha in più il Giudeo? E qual è l’utilità della circoncisione? 2 Grande, sotto ogni aspetto. Anzitutto perché a loro sono state affidate le parole di Dio. 3 Che dunque? Se alcuni furono infedeli, la loro infedeltà annullerà forse la fedeltà di Dio? 4 Impossibile! Sia chiaro invece che Dio è veritiero, mentre ogni uomo è mentitore, come sta scritto:
Affinché tu sia riconosciuto giusto nelle tue parole
e vinca quando sei giudicato.
5 Se però la nostra ingiustizia mette in risalto la giustizia di Dio, che diremo? Dio è forse ingiusto quando riversa su di noi la sua ira? Sto parlando alla maniera umana. 6 Impossibile! Altrimenti, come potrà Dio giudicare il mondo? 7 Ma se la verità di Dio abbondò nella mia menzogna, risplende di più per la sua gloria, perché anch’io sono giudicato ancora come peccatore? 8 E non è come alcuni ci fanno dire: «Facciamo il male perché ne venga il bene»; essi ci calunniano ed è giusto che siano condannati.

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Il fatto che tutti, sia il giudeo sia il pagano, siano nel peccato, non toglie il rilievo assoluto del popolo di Dio, e quindi anche della circoncisione che è il segno esterno dell’elezione divina e della responsabilità di Israele: “…a loro sono state affidate le parole di Dio”. La grandezza di Israele non sta nel suo essere “diverso” o “superiore”, ma nel vivere con la consapevolezza che gli dà la Legge, e cioè il dramma in cui è immersa tutta l’umanità, e di cui egli è il più consapevole. Forse l’unico consapevole, proprio a motivo delle parole che gli sono state affidate. Così i vers.1-2.
Qui sorge un’obiezione: l’infedeltà di Israele non “annullerà forse la fedeltà di Dio?”(ver.3). Non si potrebbe pensare che la “non riuscita” di Israele porti a cogliere la sconfitta di Dio stesso? E’ vero il contrario: proprio l’infedeltà di Israele mette in evidenza la fedeltà di Dio! Questo quindi chiarisce “che Dio è veritiero, mentre ogni uomo è mentitore”(ver.4). Per questo Israele, proprio per la sua relazione con Dio, non deve pretendere una diversità-superiorità nei confronti dei pagani. Nel suo essere un popolo peccatore Israele in certo modo “annuncia” la condizione di tutti, condizione umanamente non risolvibile. Tale è il significato della citazione del Salmo 50(51),6: è giusta la Parola di Dio che ci giudica, ed Egli non può essere giudicato.
Altra obiezione: se la nostra ingiustizia “mette in risalto la giustizia di Dio” non è Egli ingiusto “quando riversa su di noi la sua ira?”(ver.5). No! Perché il giudizio di Dio sul mondo deve rimanere. Altrimenti l’opera salvifica di Dio non sarebbe più necessaria.
Infine: se quindi la “mia menzogna” fa risplendere per contrasto “la verità di Dio” (ver.7), non possiamo concludere dicendo: “Facciamo il male perché ne venga il bene”(ver.8)? No! Perché il bene non verrà certamente dal nostro male. Il bene può venire solo dalla fedeltà di Dio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.