1 Ciascuno sia sottomesso alle autorità costituite. Infatti non c’è autorità se non da Dio: quelle che esistono sono stabilite da Dio. 2 Quindi chi si oppone all’autorità, si oppone all’ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono attireranno su di sé la condanna. 3 I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver paura dell’autorità? Fa’ il bene e ne avrai lode, 4 poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora devi temere, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi fa il male. 5 Perciò è necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza. 6 Per questo infatti voi pagate anche le tasse: quelli che svolgono questo compito sono a servizio di Dio. 7 Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi si devono le tasse, date le tasse; a chi l’imposta, l’imposta; a chi il timore, il timore; a chi il rispetto, il rispetto.
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Per essere sincero, su questo testo, secolarmente molto discusso e spesso anche criticato, non ho molto da dire, né desta in me le perplessità e le obiezioni che in altri tempi avvertivo. Il fatto che Paolo parli genericamente di “autorità costituite” mi pare chieda una lettura profonda ed essenziale. Che il cristiano sia “sottomesso” è parte irrinunciabile della sua persona e della sua cultura. Ed è di per sé grande salvaguardia verso tutte le presunte connessioni tra “verità” e potere, con tutte le devianze e i drammi che ne sono derivate nella storia del cristianesimo. Quante spade si sono sfoderate in nome di Dio! Che dunque un ”ordine” sia stabilito da Dio, come ascoltiamo al ver.2, non trova contrariata la coscienza cristiana.
Tanto più che al ver.3 si evidenzia il primato della coscienza: a decidere tutto è il confronto e il giudizio tra bene e male. Teniamo presente che secolarmente ai cristiani si è negato, anche da parte dell’autorità ecclesiale(!!), la possibilità di esercitare l’obiezione di coscienza. In questa direzione, anche il temere o non temere l’autorità è sottomesso al fare il bene o fare il male; è di grande spessore e certamente espone la stessa vita del credente all’ipotesi di pagare personalmente il dettato della propria coscienza, e più globalmente la scelta cristiana per il bene donato al mondo dal Signore. Si può piuttosto considerare con cautela il tema della “giusta condanna” del ver.4, nel senso che il rapporto colpa-pena prevista dalle autorità del mondo è state fonte di orrori, spesso inutili e gravemente dannosi, perché “ingiusti” nei confronti del valore assoluto e intangibile della persona umana, qualunque sia il suo operare.
Dunque, sono le “ragioni di coscienza” che chiedono al cristiano la sua sottomissione all’autorità, come le stesse ragioni gli chiedono di non accettare in nessun modo quello che la coscienza cristiana giudicasse essere un male. E le tasse bisogna pagarle! Senza le cattive ragioni di esenzioni e diritti motivati dalla particolare eticità delle imprese. E’ meglio pagare senza pretendere. Almeno nel nostro tempo e nel nostro mondo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.