11 Ora io dico: forse inciamparono per cadere per sempre? Certamente no. Ma a causa della loro caduta la salvezza è giunta alle genti, per suscitare la loro gelosia. 12 Se la loro caduta è stata ricchezza per il mondo e il loro fallimento ricchezza per le genti, quanto più la loro totalità!
13 A voi, genti, ecco che cosa dico: come apostolo delle genti, io faccio onore al mio ministero, 14 nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne alcuni. 15 Se infatti il loro essere rifiutati è stata una riconciliazione del mondo, che cosa sarà la loro riammissione se non una vita dai morti?
16 Se le primizie sono sante, lo sarà anche l’impasto; se è santa la radice, lo saranno anche i rami.
La prima affermazione del nostro brano mi sembra di importanza fondamentale! Davanti all’ipotesi che quella degli ebrei sia vicenda negativa che li segna per sempre, reagisce con assoluta determinazione: “certamente no!”. Penso abbiamo buone ragioni per farne criterio globale, e cioè per saper cogliere anche nelle vicende e nelle situazioni più gravi un passaggio, una fase che verrà superata da una conversione positiva. Pensate che bello! Non si deve mai incollare persone e situazioni ad una condizione negativamente irremovibile. Ma in questo ver.11 Paolo procede oltre ancora: la caduta degli ebrei è stata occasione e in certo senso causa della “salvezza giunta alle genti”; e questo si rivelerà evento atto a “suscitare la loro gelosia”.
Da qui, egli coglie l’opportunità per delineare l’immensità dell’evento di conversione dell’ebraismo a Gesù. “La loro caduta è stata ricchezza per il mondo e il loro fallimento ricchezza per le genti”(ver.12): quale allora sarà la portata dell’evento della conversione a Gesù di tutti loro! Su questo Paolo ora coinvolge “le genti” e cioè quei pagani che sono entrati nella salvezza di Gesù. E interpreta in questa direzione il senso del suo ministero. Egli è “apostolo delle genti”, e lo è con onore, “nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne alcuni”(ver.14). Anche di questa affermazione dobbiamo ringraziare Dio! Come è grande il rischio di pensare di dover se mai intimorire, spaventare le persone per la loro situazione. Si tratta invece, se mai, di sedurle, “di suscitare la gelosia”. Il vangelo è bellezza! E questo è molto più potente e soprattutto è molto più vero di ogni ipotesi di terrorismo spirituale.
Paolo non trova paragone più vero e più opportuno che pensare alla conversione di Israele a Gesù che considerarla “una vita dai morti”. Non dice esplicitamente “risurrezione”, ma è impossibile trovare un significato diverso a questa espressione “vita dai morti”. E al ver.16 aggiunge una ulteriore affascinante similitudine: la santità di questo inizio, di questa conversione a Gesù di quel gruppo di ebrei che costituiscono la prima chiesa giudeo-cristiana, questo stesso inizio, questa primizia è principio di salvezza e di santificazione di “tutto l’impasto”. Anzi, l’impasto è già coinvolto da quello che accade al primo fermento! Come i rami sono già in certo modo compresi e presenti nelle radici che li produrranno sull’albero.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.