16 Se le primizie sono sante, lo sarà anche l’impasto; se è santa la radice, lo saranno anche i rami. 17 Se però alcuni rami sono stati tagliati e tu, che sei un olivo selvatico, sei stato innestato fra loro, diventando così partecipe della radice e della linfa dell’olivo, 18 non vantarti contro i rami! Se ti vanti, ricordati che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te.
19 Dirai certamente: i rami sono stati tagliati perché io vi fossi innestato! 20 Bene; essi però sono stati tagliati per mancanza di fede, mentre tu rimani innestato grazie alla fede. Tu non insuperbirti, ma abbi timore! 21 Se infatti Dio non ha risparmiato quelli che erano rami naturali, tanto meno risparmierà te!
22 Considera dunque la bontà e la severità di Dio: la severità verso quelli che sono caduti; verso di te invece la bontà di Dio, a condizione però che tu sia fedele a questa bontà. Altrimenti anche tu verrai tagliato via. 23 Anch’essi, se non persevereranno nell’incredulità, saranno innestati; Dio infatti ha il potere di innestarli di nuovo! 24 Se tu infatti, dall’olivo selvatico, che eri secondo la tua natura, sei stato tagliato via e, contro natura, sei stato innestato su un olivo buono, quanto più essi, che sono della medesima natura, potranno venire di nuovo innestati sul proprio olivo!

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Oggi riprendiamo il nostro cammino nella Lettera ai Romani dal ver.16 che ieri già ci portava a considerare la prospettiva positiva della vicenda di Israele: l’attuale presenza di una parte di Israele nella comunità dei credenti in Gesù è promessa e garanzia dell’ingresso di tutto Israele nella stessa fede.
Il legame tra l’incredulità di una parte di Israele e l’ “innesto” dei pagani al suo posto chiede a questi di essere consapevoli del dono che hanno ricevuto: essi sono “olivo selvatico”, e sono stati innestati al posto di rami naturali. “Innestato fra loro”!! Mi sembra dovremmo molto riflettere se è veramente opportuno l’aver costruito un’ “altra religione”, mentre siamo in realtà innestati “fra loro”. Ringraziamo il dono del Concilio che per tanti aspetti ha evidenziato il nostro legame con Israele! Forse anche altre cose potrebbero essere considerate in questa direzione. In ogni caso, non bisogna “vantarsi contro i rami”, vantarsi della propria diversità senza considerare soprattutto la nostra dipendenza!
In ogni modo, tutto è legato alla fede. I vers.19-21 ammoniscono che solo la fede è il discrimine di questa vicenda, di questo grandioso dramma. La “mancanza di fede” ha provocato il taglio di Israele. “Grazie alla fede” i pagani restano innestati. “Tu non insuperbirti, ma abbi timore”(ver.21). Siamo tutti legati alla stessa condizione.
I vers.22-24 considerano “la bontà e la severità di Dio”. Severità verso quelli che sono caduti. Bontà verso quelli che sono stati innestati, ma a condizione della fede. Dio che ha tagliato quelli che non hanno creduto, è stato buono con noi pagani. E dice: “..a condizione che tu sia fedele (alla lettera: se rimani) a questa bontà”(ver.22). Ed essi “potranno venire di nuovo innestati sul proprio olivo”(ver.24). Pensiamo a quanto dovremmo riflettere, pregare e operare per una comunione sempre più profonda con Israele. Ricordo che don Giuseppe Dossetti mi diceva che questa comunione con Israele noi siamo chiamati a praticarla e consumarla proprio attraverso il nostro rapporto profondo con il testo biblico, più che con certe “imitazioni” che sono più folkloristiche che autentiche. Anche perché è Gesù stesso che ci conduce sempre verso il nostro legame rigoroso e profondo con il Popolo della Prima Alleanza.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.