11 Desidero infatti ardentemente vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale, perché ne siate fortificati, 12 o meglio, per essere in mezzo a voi confortato mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io. 13 Non voglio che ignoriate, fratelli, che più volte mi sono proposto di venire fino a voi – ma finora ne sono stato impedito – per raccogliere qualche frutto anche tra voi, come tra le altre nazioni. 14 Sono in debito verso i Greci come verso i barbari, verso i sapienti come verso gli ignoranti: 15 sono quindi pronto, per quanto sta in me, ad annunciare il Vangelo anche a voi che siete a Roma.
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Dopo l’esordio del ver.11 che sembrerebbe rispecchiare la concezione più affermata dell’opera dell’apostolo, al ver.12 Paolo volge la sua attenzione verso il suo desiderio di essere “confortato mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io”. Dunque, l’opera apostolica non è per il bene solo di chi la riceve, ma anche di chi la porta e la compie.
E’ interessante che “questa fede che abbiamo in comune” non sia peraltro sperimentata e conosciuta da una vita in comune. Finora, infatti, egli è stato impedito di visitare i cristiani di Roma. Sembra dunque di capire che il dono stesso della fede stabilisce già quel legame di comunione che porterà frutti preziosi a Paolo. Siamo all’inizio doi una lettera nella quale egli farà emergere molti e molto delicati. Tuttavia la fede che li unisce è già per lui certezze del gran bene che ne avrà.
Questo è confermato dal frutto che egli ha già ricevuto dalle altre nazioni che ha visitato, e verso le quali si ritiene debitore. Mi pare qui di cogliere un pensiero di grande interesse e di grande attualità anche per noi. Sembra venga chiaramente riconosciuto che le “diversità” che caratterizzano le diverse nazioni non solo non sono ostacoli alla fede comune, ma anzi ne sono un grande arricchimento di cui l’apostolo si mostra consapevole e lui stesso beneficiario.
Al ver.14 si amplia i ventaglio delle varie provenienze verso le quali Paolo si sente debitore. Accanto ai barbari (cioè ai popoli di altra civilizzazione rispetto al dominio culturale greco) e agli stessi greci paolo cita anche le diverse condizioni culturali delle persone. Anche verso “gli ignoranti” egli si sente debitore. C’è infatti una sapienza che non ha bisogno di conoscenze, e che spesso è l’orizzonte prediletto del dono di Dio. Per questi motivi, Paolo spera di poter annunciare il Vangelo anche ai cristiani di Roma.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.