Io spero che, malgrado la mia povera fede, tu mi sarai d’aiuto fino alla fine. Oso dire che mi sento abbastanza in pace. Mi aiuta il buon vecchio padre Dante: “Ma la pietà di Dio ha si gran braccia, che accoglie volentier chi viene a Lei”. Ho molta speranza, Giovanni, e ti abbraccio volendoti molto bene.
Carissima Gabriella, ti avevo chiesto il permesso di pubblicare questo tuo biglietto. Di per sé, il mio compito e il mio desiderio di esserti vicino sino alla fine è arrivato a termine, perché la settimana scorsa, appena dopo che ci eravamo sentiti, il Signore ti ha dolcemente chiamata. È stato bello per me anche quel congedo “in civile” che i tuoi figli hanno preferito, pur accogliendomi come sempre con grande affetto. Così, mentre si camminava verso il cocuzzolo su cui è il vostro “cimiterino”, ho continuato a pregare insieme con te con la preghiera del Rosario. Quella preghiera su cui ogni tanto si litigava, perché tu la chiamavi la “litania dell’automobilista” per dire che tutte queste avemarie erano non sempre per te sopportabili. In quell’occasione è stato bello, perché ti ho continuamente chiesto, ad ogni “avemaria”, di pregare per me quando arrivassi anch’io all’ultima ora. Con la poca fede che mi ritrovo, solo negli ultimi tempi il mio rapporto con la mia morte ha fatto qualche passo di luce. E io lo attribuisco proprio al Rosario e a quella richiesta alla Madre di Dio di pregare per noi peccatori, adesso, “e nell’ora della nostra morte”. È stato bellissimo per me pregare con te, che sei già tutta nella Risurrezione di Gesù! Da un po’ di tempo avverto che “il mondo di Dio” non è nell’alto cielo, come fu chiesto al primo astronauta sovietico, ma è qui, vicinissimo a noi. Tra noi. Per cui anche io e te possiamo continuare la nostra vecchia amicizia ancor meglio di prima. Ti cercherò anche oggi. Senza spiritismi nè spiritualismi. In buona amicizia. Buona Domenica a te.
Giovanni.
Domenica 19 luglio 2015