Caro don Giovanni, quello che per me era naturale e doveroso, oggi non lo è più. Vedo, da nonno, i miei nipotini chiedere sempre più, a neanche tredici anni, perchè bisogna fare una cosa e non farne un’altra, e come mai tutte queste regole. Mi pare che non funzioni più il sistema delle regole, e che non funzioni più la prospettiva del premio o della condanna. Abbiamo proprio perso la strada della fede? Le scrivo da suo lettore affezionato e forse un po’ impertinente.

Caro amico, ci tengo a dirle subito con franchezza che il vecchio schema delle regole e la vecchia alternativa tra premio e punizione non sono affatto finiti. Anzi! Nella vita “normale” della gente tutto è rigorosamente collocato sotto la ferrea logica del dovere, e della gara che premia il più bravo e mette fuori gioco chi non ci sta. Anch’io impertinente, e forse più di lei, vedo che nel nostro orizzonte della fede di Gesù e della vita cristiana, questo non funziona più. Ma le confesso che questo non mi dispiace. Mi spaventa forse un po’. Ma addirittura ne sono contento.

Ho tenuto per questa domenica il suo biglietto spedito un mese fa, perchè sapevo che oggi ci saremmo incontrati, i pochi che ancora vanno a Messa, con la meraviglia della parabolina del tesoro nel campo e del contadino che, scoprendolo, va a vendere pieno di gioia tutto quello che ha per acquistare quel campo. Il grande, irrinunciabile cuore della fede cristiana è proprio questo! E’ la scoperta del tutto imprevista e del tutto immeritata di un meraviglioso tesoro. Ed è quindi la seduzione che quella scoperta accende nel cuore e nella vita.

Vendere tutto quello che si ha, e addirittura tutto quello che si è, per avere il campo di quel tesoro sembra pazzia. L’innamoramento è – o è stato! – fonte di gesti pazzi. Si dice: “Ha perso la testa!”. Quando Gesù chiama quattro pescatori sulle rive del lago di Galilea, quelli non hanno dubbi circa l’opportunità di mollare barche, reti e persino il babbo (!), per mettersi nella strada nuova e affascinante proposta dal misterioso giovane rabbino di Galilea che li ha invitati. Di quella strada poco o niente hanno capito. E molte volte tradiranno la loro stessa scelta. L’ebbrezza di quel momento si tradurrà talvolta in vertigine di paura e in progetto di fuga. Ma irresistibilmente saranno sempre ricondotti al tesoro per il quale con gioia si sono messi in una vicenda nuova e per molti del tutto pazza.

Oggi la scommessa cristiana deve ritrovare questo suo tesoro meraviglioso. Il Vangelo è il tesoro immenso e inaspettato per il quale vale la pena dare la vita. Dopo si potrà parlare di regole, di morale e di educazione. Intanto, noi per primi, dobbiamo riscoprire questo tesoro e la gioia che la sua scoperta mette nel cuore e nella vita.

Buona Domenica. d.Giovanni. 22 luglio 2011