Un gruppetto di pellegrini, guidati da un don Giovanni in forma smagliante, già rodati sui sentieri verso Santiago, a piedi sta camminando sulla Majella sulle tracce di Celestino V.
Francesco ci ha scritto una breve cronaca quotidiana lungo il cammino! Ecco le prime tre tappe.

Lunedì 20 settembre 2010. Prima tappa: Sulmona-Campo di Giove

Partenza da Sulmona al mattino dopo la Messa celebrata dalle suore Francescane Missionarie, dove siamo stati ospitati per la notte. Ieri sera siamo stati a cena da don Pasquale, amico di Giovanni e Santino dai tempi di Roma (anni del Concilio), persona squisita, amata da tutti, chiamata affettuosamente Pasqualino. Siamo Giovanni, Martino, io (Francesco), Beppe, Arturo, Mario Marchi, Filippo Bruni, Roberto Rossini e il suo amico Raul Collina.

Il tema del viaggio: la memoria di Celestino V, il papa che secondo Dante fece “per viltà il gran rifiuto”. Siamo nel 1294: il monaco Petro da Morrone (nome del monte che si vede da Sulmona e che costituisce un primo contrafforte della Maiella, vedi la statua qui a sinistra), ultraottantenne, dopo una vita dedicata alla preghiera negli eremi disseminati su questi monti, viene nominato papa da un conclave durato due anni, tenuto da solo 11 cardinali, in uno dei periodi più foschi della storia del papato; cerca di fuggire, ma non gli riesce; alla fine accetta, entra trionfalmente a Napoli (il re Carlo d’Angiò era uno dei suoi fautori) a dorso di un asinello, ma dopo soli quattro mesi di pontificato, depone a terra la tiara, la stola, lui stesso si siede per terra davanti ai cardinali esterrefatti e se ne torna ai suoi eremi in Abruzzo. Lì viene raggiunto dal nuovo papa, Bonifacio VIII, che lo imprigiona ad Anagni, dove dopo due anni muore. Viene fatto santo pochi anni dopo con il suo nome da eremita, San Pietro da Morrone. I giorni di cammino nei suoi luoghi spero che mi aiutino a rispondere ad alcune domande: perché lo hanno eletto papa? Perché ha accettato? Perché ha lasciato? Già alla fine del secondo giorno ho qualche idea in più.

La tappa di oggi è stata molto bella, in salita non aspra, di quattro ore circa, dai 300 ai 1000 metri di altitudine, confortata da un sole e un cielo molto limpido, in un paesaggio molto bello, con qualche incertezza di percorso, che non è segnato così bene come il cammino di Santiago. In serata, a Campo di Giove, festa del Santo Patrono, Sant’Eustachio, con banda, fuochi d’artificio e spettacolo musicale. Ora fa un po’ freddo ed umido, per cui entro in tenda in fretta.

Martedì 21 settembre. Seconda tappa: Campo di Giove-Palena

Dopo una notte piuttosto insonne per il freddo e l’umido, smontiamo il campo e ci spostiamo in nella chiesa parrocchiale, dove concelebriamo con don Giovanni, ultranovantenne, da sessantasei anni parroco qui. La strada è in salita non ripida, quasi sempre asfaltata e ci porta in tre ore alla stazione di Palena (altitudine 1200 mt.). Pranzo al sacco presso il bar della stazione. Poi in un’oretta arriviamo al primo posto celestiniano del nostro giro, l’eremo della Madonna dell’altare: qui nel 1234 il poco più che ventenne Pietro da Morrone iniziò, in una grotta da lui stesso scavata nel terreno sotto la roccia, così piccola da non consentirgli di starci in piedi, la sua vita da eremita; lì rimase per tre anni. Poi, per l’accorrere della gente, se ne andò: succedeva ai monaci d’oriente e anche a San Francesco: tutta gente quasi sempre in fuga.

Troviamo l’eremo chiuso, ma in serata riusciamo a prendere contatti con il custode che domattina verrà ad aprircelo, per poter celebrare la Messa lì. Stasera a Palena siamo ospiti del Comune, gentilissimo, che ci ha dato le ex scuole medie: un aula per dormire e i servizi; ottima cenetta preparata da Giovanni, come ieri sera Speriamo stanotte di dormire.

Mercoledì 22 settembre. Terzo giorno

Messa al mattino all’eremo della Madonna dell’altare, vicino al primo luogo di eremitaggio di Pietro da Morrone (vi rimase tre anni, dal 1234 al 1237), tutto molto bello e coinvolgente nell’intimo. Poi tappa da Palena fino a Fara San Martino, passando per Lettopalena (foto), Taranta Peligna e Lama dei Peligni, su e giù a mezza costa della Maiella. Alla fine un po’ stanchi, soprattutto per il saliscendi finale, ma rincuorati per l’ospitalità confortevole in un ostello a Fara tenuto dal Parco Nazionale della Maiella.

Si mescolano i ricordi del passaggio in questi luoghi di uomini e di un intero popolo particolarmente profondi per la vita di preghiera, silenzio, semplicità e povertà, all’attualità della nostra situazione di Chiesa, alla quale la gente si rivolge per trovare, come nel vangelo di oggi qualche fico da mangiare, qualche risposta ai suoi veri e profondi bisogni. Siamo tutti responsabilizzati nel dare questi frutti.