28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. 29Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. 30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32 Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
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Facciamo attenzione a che non restiamo ingannati proprio riguardo a quello che la Parola che riceviamo oggi in dono vuole affermare con grande forza, e cioè che non c’è nessuno che possa dire di non doversi convertire! La tesi forte del nostro brano è che ciascuno e tutti dobbiamo convertirci. E penso che tale conversione neppure sia un episodio della vita, ma sia l’incessante movimento-evento dell’intera esistenza di ogni figlio di Dio. Per questo i pubblicani e le prostitute nel regno di Dio “passano avanti”(ver.31) ai “capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo” che interrogavano Gesù al ver.23 del testo precedente: perchè hanno creduto a Giovanni Battista e si sono convertiti. Siamo decisamente richiamati al cap.3 del Vangelo secondo Matteo, che possiamo un momento riconsiderare.
Dunque, il Battista viene “sulla via della giustizia”(ver.32). E’ la via di Gesù, e in certo senso è Gesù stesso, al quale siamo chiamati a convertirci incessantemente! Nessuno mai è arrivato! Nessuno mai può ritenersi possessore della “giustizia”, e solo convertendosi incessantemente a Gesù, e cioè seguendolo fino alla fine, ne diventa pienamente partecipe. Il rischio è dunque ritenere che il mondo si divida tra quelli che devono convertirsi e quelli che non ne hanno bisogno. Tutti dobbiamo appunto sempre convertirci, e cioè intraprendere e riprendere il cammino dietro a Lui: il cammino del discepolo è il cammino della conversione, è quella “via della giustizia” di cui oggi Gesù ci parla.
La presenza così rilevante di Giovanni nell’insegnamento di Gesù, ci ricorda come Lui stesso, il Signore, abbia voluto mettersi in fila con i peccatori che andavano al battesimo di Giovanni! Si vede come in questo capitolo Gesù ci voglia mostrare che l’antica economia della Legge e del Tempio è ormai esaurita. Il Signore è venuto a liberarci per il nuovo Esodo dietro a Lui, verso la Casa dell’unico Padre.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
La parabola dei due figli che oggi Gesù racconta, nel contesto di quello che precede e che seguirà, ci sembra essere un discorso interno a Israele. Viene valutata positivamente la conversione dei pubblicani e delle prostitute, presentata come un “cambiamento di interesse” di quello che sta al centro del loro cuore. Essi accogliendo l’invito di Giovanni Battista, e poi di Gesù, alla conversione, si rivolgono con attenzione e fede a Dio. La fede consiste in questo non ritenersi giusti, ma sempre bisognosi del perdono e dell’aiuto di Dio, e credere di potere essere salvati.
Questi due figli ricordano i due che salirono al tempio a pregare, uno era fariseo e l’altro pubblicano. Tra gli uomini ci sono quelli che pretendono di essere perfetti e di non avere bisogno di conversione. Gesù dice che i pubblicani e le prostitute hanno creduto a Giovanni e hanno ricevuto il suo battesimo di penitenza: davanti a Dio non c’è nessuno che possa ritenersi perfetto, ma tutti hanno bisogno di convertirsi.
C’era una via che sembrava percorribile, ma questa via è finita. E’ quella di rispondere al Padre della parabola: “Io, Signore!” e andare davvero a lavorare nella vigna. Perché quelli che avrebbero potuto ascoltare e fare bene non lo hanno fatto. Per tutti ora c’è solo una via, quella di pentirsi, dopo avere detto: “Non voglio!”. Ora tutti siamo chiamati ad entrare in questa via. I primi per credere a Giovanni e convertirsi, e i secondi a farsi discepoli di quelli che hanno ascoltato Giovanni, imparare da loro e poi anche loro credere a Giovanni e a Gesù.
Il padre chiede ai suoi figli di andare OGGI a lavorare nella sua vigna. E’ come l’invito che ci viene dal Salmo che ogni giorno apre la nostra preghiera: “Oggi se ascoltate la sua voce non indurite il vostro cuore!” Siamo chiamati, come figli, ogni giorno ad ascoltare la parola di Dio Padre e a fare la sua volontà.
Una conclusione possibile del brano di oggi è che è necessario un atto di radicale cambiamento. L’atto di fede richiesto non è posto in continuità con la nostra natura e il nostro comportamento. Per l’atto di fede occorre questo cambiamento dal nostro precedente rifiuto ad aascoltare, o rifiuto ad operare. L’atto di fede è un ritorno dall’esilio, un rinnegare se stessi. Prima di seguire Gesù bisogna mettersi in un’altra condizione. Come quando Pietro, che dopo essersi ribellato all’annuncio della passione di Gesù, dicendogli: “No, questo non ti accadrà mai !”, riceve da Gesù una risposta severa che gli fa cambiare direzione, e lo rimette nella sua sequela.