21 Il Signore parlò a Mosè e disse: 22 «Si faccia il computo anche dei figli di Gherson, secondo i loro casati paterni, secondo le loro famiglie. 23 Dai trent’anni fino ai cinquant’anni li censirai, quanti fanno parte di una schiera, prestando servizio nella tenda del convegno. 24 Questo è il servizio delle famiglie dei Ghersoniti, quello che dovranno fare e quello che dovranno portare. 25 Essi porteranno i teli della Dimora e la tenda del convegno, la sua copertura, la copertura di pelli di tasso che vi è sopra e la cortina all’ingresso della tenda del convegno, 26 i tendaggi del recinto, la cortina all’ingresso del recinto, che è attorno alla Dimora e all’altare, le loro corde e tutti gli arredi per il loro servizio, e tutto quanto è predisposto perché prestino servizio. 27 Tutto il servizio dei Ghersoniti sarà agli ordini di Aronne e dei suoi figli, per quanto dovranno portare e per quanto dovranno fare. E affiderete loro in custodia quanto dovranno portare. 28 Tale è il servizio delle famiglie dei figli dei Ghersoniti nella tenda del convegno; il loro servizio dipenderà da Itamàr, figlio del sacerdote Aronne.
29 Censirai i figli di Merarì secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni; 30 dai trent’anni fino ai cinquant’anni li censirai, quanti fanno parte di una schiera, prestando servizio nella tenda del convegno. 31 Questo è quanto è affidato alla loro custodia e quello che dovranno trasportare come loro servizio nella tenda del convegno: le assi della Dimora, le sue stanghe, le sue colonne, le sue basi, 32 le colonne del recinto tutt’intorno, le loro basi, i loro picchetti, le loro corde, tutti i loro arredi e tutto il loro impianto. Elencherete per nome gli oggetti affidati alla loro custodia e che essi dovranno trasportare. 33 Tale è il servizio delle famiglie dei figli di Merarì, secondo tutto il loro servizio nella tenda del convegno, sotto gli ordini di Itamàr, figlio del sacerdote Aronne».
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Ci è piaciuto collegare il brano di oggi (e quello di ieri) con l’affermazione che leggiamo in 1Cor: “… come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio”. Il prendersi cura di tutte queste cose santissime che sono nel Santuario, coprirle, sollevarle, trasportarle, è mostrare quella “fedeltà” che è richiesta ai ministri e agli amministratori: ciascuno fedele a quello che deve “prender su” e “portare”. Alle famiglie e alle “schiere” dei leviti sono affidati i compiti di “entrare” nel santuario e prendesi cura di ciò che è stato affidato a ciascuno, da trasportare durante il viaggio. Così alle “schiere” delle altre tribù di Israele era chiesto di “uscire” per la guerra. I leviti entrano nella dimora di Dio, servono, portano, ecc. sia quando si è fermi, che quando si è in cammino. Si entra alla presenza di Dio, e dentro al suo mistero: è detto per tutti: “…come ministri … e amministratori dei misteri di Dio.” Insieme agli incarichi precisi dati alle famiglie di Gherson e Merari, viene richiesta (sembra) anche una grande cura per le cose e precisione nell’elencarle una per una, perchè vanno custodite con fedeltà. Altri collegamenti con altri brani ci sono stati suggeriti dalla preghiera sul testo di oggi: li lasciamo alla vostra valutazione. La parola del v. 31 “custodia” (rara in gr. lxx) ci ha portato a rileggere i capp. del profeta Malachia, dove il Signore ha una lunga requisitoria contro i sacerdoti e i leviti perchè svolgono il loro ministero in modo trascurato, lamentando: “Che pena! E’ inutile servire il Signore!”. Il servizio affidato oggi ai leviti, può accedere che appaia noioso, e inutile. Anche il Vangelo di oggi ci è sembrato illuminasse il nostro testo, quando Gesù manda i settanta discepoli a precederlo nei villaggi e città dove deve recarsi, e chiede loro di “non portare niente con sè”, di andare soltanto con l’annuncio della PACE, portare la pace dovunque. I leviti che portano le assi, le cortine e tutti gli accessori della Dimora di Dio, in un qualche modo portano la PACE verso la terra a cui Dio li conduce. E portando le cose del santuario (o sulle spalle, come i Keatiti, o nei carri, come gli altri) forse non hanno tanto modo di prendersi le proprie cose, ma dovranno accettare il soccorso di altri (forse i loro bambini?), come i discepoli di Gesù, che ricevono tutto nella casa dove arrivano. E infine, ricordando che ci è stato detto che “è santo il tempio di Dio, CHE SIETE VOI”, ci sembra bello e importante riconoscerci non solo in quei leviti a cui è affidato il servizio della casa di Dio, ma – essendo ciascuno di noi e noi insieme la Dimora di Dio – anche magari in un’asse, in una coperta, o in un gancio, portati verso la Terra della promessa dai nostri fratelli leviti.
Il termine più citato nel nostro testo è la parola “servizio”. In ebraico designa in modo molto concreto l’opera dei servi, ed è il termine che in Isaia qualifica appunto il “servo di Dio”. Nella versione greca è il termine che in italiano diventa la “liturgìa”, con una precisazione della parola che forse distingue questo “servizio” da ogni e qualsiasi opera servile. Ma che, d’altra parte, passa e si esprime attraverso il più umile servizio.
La descrizione di questa “liturgia” si raccoglie soprattutto in due termini, il sollevare (prendere su) e il portare. Mi piace ricordare qui con voi che questo sollevare-prendere su è il verbo che nel Vangelo secondo Giovanni dice l’opera – il servizio, la liturgìa – dell’agnello, che solleva-prende su di sè il peccato del mondo. Ed è il giogo soave che Gesù ci chiede di prendere su di noi per trovare riposo.
Traggo solo una piccola conclusione: il compito dei Leviti è prender su e portare il santuario del Signore che deve viaggiare verso la Terra Promessa.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.