1 Mosè riferì agli Israeliti quanto il Signore gli aveva ordinato.
2 Mosè disse ai capi delle tribù degli Israeliti: «Questo il Signore ha ordinato: 3 “Quando uno avrà fatto un voto al Signore o si sarà impegnato con giuramento a un obbligo, non violi la sua parola, ma dia esecuzione a quanto ha promesso con la bocca. 4 Quando una donna avrà fatto un voto al Signore e si sarà impegnata a un obbligo, mentre è ancora in casa del padre, durante la sua giovinezza, 5 se il padre, venuto a conoscenza del voto di lei e dell’obbligo al quale si è impegnata, non dice nulla, tutti i voti di lei saranno validi e saranno validi tutti gli obblighi ai quali si sarà impegnata. 6 Ma se il padre, quando ne viene a conoscenza, le fa opposizione, tutti i voti di lei e tutti gli obblighi ai quali si sarà impegnata non saranno validi; il Signore la perdonerà, perché il padre le ha fatto opposizione. 7Se si sposa quando è legata da voti o da un obbligo assunto alla leggera con le labbra, 8 se il marito ne ha conoscenza e quando viene a conoscenza non dice nulla, i voti di lei saranno validi e saranno validi gli obblighi da lei assunti. 9 Ma se il marito, quando ne viene a conoscenza, le fa opposizione, egli annullerà il voto che ella ha fatto e l’obbligo che si è assunta alla leggera; il Signore la perdonerà. 10 Ma il voto di una vedova o di una donna ripudiata, qualunque sia l’obbligo che si è assunta, rimarrà valido. 11 Se una donna nella casa del marito farà voti o si impegnerà con giuramento a un obbligo 12 e il marito ne avrà conoscenza, se il marito non dice nulla e non le fa opposizione, tutti i voti di lei saranno validi e saranno validi tutti gli obblighi da lei assunti. 13 Ma se il marito, quando ne viene a conoscenza, li annulla, quanto le sarà uscito dalle labbra, voti od obblighi, non sarà valido: il marito lo ha annullato; il Signore la perdonerà. 14 Il marito può ratificare e il marito può annullare qualunque voto e qualunque giuramento, per il quale ella sia impegnata a mortificarsi. 15 Ma se il marito, con il passare dei giorni, non dice nulla in proposito, egli ratifica così tutti i voti di lei e tutti gli obblighi da lei assunti; li ratifica perché non ha detto nulla a questo proposito quando ne ha avuto conoscenza. 16 Ma se li annulla qualche tempo dopo averne avuto conoscenza, porterà il peso della colpa della moglie”».
17 Queste sono le leggi che il Signore prescrisse a Mosè riguardo al marito e alla moglie, al padre e alla figlia, quando questa è ancora fanciulla, in casa del padre.
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Sono molto contento di aver trovato queste parole di Origene, che dicono bene quello che io con meno chiarezza pensavo circa l’insegnamento sui voti, che il testo ci porge nella prospettiva della donna, e della sua dipendenza, in questo, dal padre o dal marito. Riporto quindi le parole di Origene: “Tutti noi che viviamo sotto la Legge di Dio e siamo nella sua Chiesa, ci troviamo chi sotto padri, chi sotto mariti. E se l’anima è piccolina e novizia nella scuola divina, si può ritenere che si trovi sotto un padre; se poi è cresciuta fino ad essere matura per il matrimonio si dice che è posta sotto un marito”. Mi sembra vero, cioè, che una lettura “cristiana” di questo testo esiga che ognuno di noi si ritenga nella situazione della donna rispetto al padre o al marito. Non ritengo giusto, quindi, pensare che i maschi siano liberi da questa “dipendenza”, o che addirittura si pensi che tale indipendenza è propria della condizione cristiana, come evoluta e liberata rispetto all’antica economia ebraica. Al rovescio! Penso che Gesù sia venuto a stabilire il primato assoluto dell’Amore, e quindi non ci sia aspetto della nostra relazione con Dio che non coinvolga la nostra relazione con il fratello o i fratelli. Cioè con le persone che Dio ha posto accanto a noi come segno visibile e concreto della nostra appartenenza a Lui e al nostro prossimo.
Per questo mi sembra che la parola che oggi riceviamo dalla bontà del Signore intrecci due elementi fondamentali della nostra vita di Fede. Da una parte è sicuramente sottolineata la responsabilità personale del nostro cammino di fede. E quindi il riferimento alla preziosità e alla responsabilità di ogni cammino spirituale. E dall’altra parte è ricordato come questo cammino di ciascuno nell’obbedienza della fede non possa prescindere dalle esigenze profonde della carità fraterna. Di più, forse: dalle esigenze profonde della nostra reciproca dipendenza l’uno dall’altro! Sembra di poter dire che è proprio il vincolo di carità che ci unisce il volto e la misura del nostro rapporto personale profondo con il Signore della nostra vita.
D’altra parte, mi sembra non si possa dimenticare la responsabilità che ognuno ha verso la strada del fratello e della sorella che ci sono posti accanto. E quindi la delicatezza che la persona del fratello e della sorella, la sua indole e le sue esigenze spirituali, il suo cammino di abbandono fiducioso alla volontà di Dio, ci chiedono. E come questo ci carichi della responsabilità di accompagnare con affetto e di vegliare con sapienza su tale cammino che alla fine è suo e, in certo modo, solo suo. Il rischio potrebbe essere quello di non rispettare e di aggiogare a noi, ai nostri gusti e ai nostri bisogni, la libera condizione del nostro fratello e della nostra sorella che camminano con il Signore e dietro al Signore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Grazie Giovanni del tuo commento!
Ho fatto un collegamento con la vedova povera del vangelo di oggi (Lc 21,1-4). Mette nel tesoro del tempio tutto quello che ha per vivere. Un impegno, un voto, un’offerta straordinaria.
Il Signore la loda. Il Signore apprezza i nostri voti, le nostre offerte, i nostri slanci di amore per Lui. Questi però non sono scollegati dalla realtà delle nostre relazioni, anzi tutto al contrario.
Il Signore sembra quasi accettare di mettersi in seconda posizione rispetto al rapporto padre-figlia, marito-moglie, invitandoci così a condividere i nostri voti, ad appoggiarci su chi Lui ci ha messo vicino, a non restare in silenzio…
Anche a me ha colpito il grado di condivisione-obbedienza tra le due parti. Il legame stretto che c’è tra i rapporti con i fratelli ed il rapporto con il Signore.
Il cappellano tanzaniano della parrocchia di Lampedusa in un’ omelia sosteneva che non ci si può illudere di andare da soli in paradiso..bisogna andarci tutti insieme, o niente!
Oltre al voto e all’astensione al v.16 il marito ‘porterà il peso della colpa della moglie’. Persino il peccato diventa condiviso..
Come voto esemplare la vecchia Bibbia rimandava a Gdc 11,30-40, dove Iefte per fedeltà al voto fatto al Signore offre in olocausto la sua unica figlia.
Ho trovato anche un invito alla prudenza sui voti e sulle parole dette:
Qo 5,4 ‘E’ meglio non far voti, che farli e poi non mantenerli’.
I casi descritti in questo capitolo riflettono un tipo di società in cui la donna era sotto la tutela e l’autorità prima del padre, poi del marito. Abbiamo fatto tanti passi avanti verso una piena valorizzazione della dignità e della “parità” della donna. – Un aspetto nel testo odierno mi colpisce particolarmente: anche qui, il bene dell’uomo prevale su qualunque pratica o impegno religioso. Se il padre o il marito considerano inopportuno o inapplicabile il voto, se vedono leso l’interesse, il bene della famiglia, il voto può essere accantonato tranquillamente. Le relazioni tra le persone, il loro benessere, sono più importanti del rispetto di una regola, di un impegno spirituale…, fosse pure un comandamento o precetto divino. Ricordiamo tutta la questione del Sabato nelle parole e nelle azioni del Signore Gesù: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato… Il Figlio dell’uomo è Signore anche del sabato” (Mc 2, 27-28).
com’è bello che la nostra vita sia guidata, accompagnata e sorretta dalla parola di Dio;
poi ci sono i fratelli che ci aiutano spezzando questo pane quotidiano.
Come sono fortunata!
Paola Melò