25 Allora Balak disse a Balaam: «Se proprio non lo maledici, almeno non benedirlo!». 26 Rispose Balaam e disse a Balak: «Non ti ho già detto che quanto il Signore dirà io dovrò eseguirlo?».
27 Balak disse a Balaam: «Vieni, ti condurrò in altro luogo: forse piacerà agli occhi di Dio che tu lo maledica per me di là». 28 Così Balak condusse Balaam in cima al Peor, che è di fronte al deserto. 29 Balaam disse a Balak: «Costruiscimi qui sette altari e preparami sette giovenchi e sette arieti». 30 Balak fece come Balaam aveva detto e offrì un giovenco e un ariete su ogni altare.
1 Balaam vide che al Signore piaceva benedire Israele e non andò come le altre volte alla ricerca di sortilegi, ma rivolse la sua faccia verso il deserto. 2 Balaam alzò gli occhi e vide Israele accampato, tribù per tribù. Allora lo spirito di Dio fu sopra di lui. 3 Egli pronunciò il suo poema e disse:
«Oracolo di Balaam, figlio di Beor,
e oracolo dell’uomo dall’occhio penetrante;
4 oracolo di chi ode le parole di Dio,
di chi vede la visione dell’Onnipotente,
cade e gli è tolto il velo dagli occhi.
5 Come sono belle le tue tende, Giacobbe,
le tue dimore, Israele!
6 Si estendono come vallate,
come giardini lungo un fiume,
come àloe, che il Signore ha piantato,
come cedri lungo le acque.
7 Fluiranno acque dalle sue secchie
e il suo seme come acque copiose.
Il suo re sarà più grande di Agag
e il suo regno sarà esaltato.
8 Dio, che lo ha fatto uscire dall’Egitto,
è per lui come le corna del bufalo.
Egli divora le nazioni che lo avversano,
addenta le loro ossa
e le loro frecce egli spezza.
9 Si accoscia, si accovaccia come un leone
e come una leonessa: chi lo farà alzare?
Benedetto chi ti benedice
e maledetto chi ti maledice».
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Il povero Balak è ormai “in angolo”, e chiede che Balaam, come non maledice Israele, neppure lo benedica. Ma la fermezza con la quale Balaam ha sempre dichiarato di non poter far altro che esprimere da sè quello che Dio vuole e dice, porta a pienezza la testimonianza di questo pagano. E qui al ver.24,1, veniamo a sapere che Balaam lascia cadere da sè ogni ricorso ad elementi magici – che peraltro non sono stati mai citati esplicitamente dal testo biblico! – ma “voltò la faccia verso il deserto”. Non so dire che cosa significhi questa affermazione. Forse per dire che osserva il popolo del Signore direttamente, senza veli e senza diaframmi; e che lo coglie nella dimensione profonda del suo cammino nel deserto guidato e nutrito da Dio. Certamente, secondo il ver.28, il luogo dove ora Balak lo conduce per un altro tentativo di maledizione, è un luogo alto, che “è di fronte al deserto”, alla lettera, “domina il deserto”, e per la versione greca, “si stende verso il deserto”.
Balaam acconsente pienamente alla volontà di Dio che benedice il suo popolo, e sembra unirsi a tale benedizione divina, esserne la voce, l’eco: “…vide che al Signore piaceva benedire Israele..”(ver.1). Vede tutto il popolo accampato (ver.2), e pronunzia un nuovo oracolo di benedizione. Questa volta l’esordio è riferito alla sua stessa persona, e ai vers.3-4 cita la particolare profondità del suo sguardo e del suo ascolto, e afferma di essere colui che, per la grandezza della sua visione “cade e gli è tolto il velo”. La versione greca interpreta questo “cadere” come il sonno. A me ricorda l’affermazione del veggente di Patmos in Apocalisse 1,17: “Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: “Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, il Vivente…”. Un “morire” per risorgere ad una visione nuova e piena.
I vers.5-7 sono l’ammirazione estatica per la bellezza del popolo, e delle sue tende, che sembrano voler essere l’ikona della nuova creazione, il nuovo “giardino” di Dio, ricco di acque. Una ripresa del paradiso primordiale di Genesi come presente ora nella vicenda umana attraverso il popolo dell’elezione. E come la sua bellezza, altrettanto sarà travolgente la sua forza nei confronti di tutte le nazioni e i regni. Il ver.9 riprende l’immagine già incontrata del leone e della leonessa, e in particolare lo descrive quando “si accovaccia”, e si chiede “chi lo farà alzare”. Immagine che suggerisce ai Padri della Chiesa il riferimento alla Passione e alla Risurrezione del Signore Gesù.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
E’ la terza volta che Balaam parla. E benedice Israele come vuole Dio, e come non vuole Balak. Oggi c’è una differenza rispetto alle volte precedenti. Le prime due volte “Dio ha messo le sue parole sulla bocca di Balaam”. Oggi (v.24:1) “Balaam vide che al Signore piaceva di benedire Israele e non volle rivolgersi come le altre volte alla magìa”: oggi Balaam comprende meglio ciò che D,io vuole, perciò non cerca la magia, e “alza gli occhi verso il deserto”, e guarda in alto (non solo a Israele) e lo spirito di Dio viene su di lui. E allora gli è dato di guardare e vedere come Dio stesso vede. Perciò dopo dice di se: “Oracolo dell’uomo all’occhio penetrante, ….oracolo di chi ode le parole di Dio e conosce la scienza dell’Altissimo, di chi vede la visione dell’Onnipotente, e cade ed è tolto il velo dai suoi occhi” (vv.3-4),”Alza gli occhi”, viene in mente quello che accadde a Cafarnao, raccontato in Giov 6:5 “Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”… e poi Gesù diede loro da mangiare il suo pane e la sua parola. Questo “alzare gli occhi” di Balaam è come vedere in anticipo quelli che poi andranno da Gesù. E’ come vedere Dio stesso e ciò che opererà attraverso Gesù: vede come Dio stesso vede. Il verbo “vedere” c’è molte volte (e in molte forme) nel brano di oggi. A Balaam vengono aperti gli occhi ed è come se vedesse per la prima volta. “Uomo dall’occhio penetrante”, o “l’ uomo i cui occhi sono stati aperti”. Vede e comprende ciò che vede. Ciò che vede è “bello”. “Balaam vide che al Signore piaceva di (Gr. “era bello”) benedire Israele” (v.1); e “Come sono belle le tue tende, Giacobbe, le tue dimore, Israele!” (v.5). Si distoglie dalla magia, dai sortilegi e dagli auspici (dice il v. 1) e “guarda”; e guardando “vede” il “bello” che Dio vuole per il suo popolo (la Sua benedizione) e l’esito di questo: la “bellezza” delle tende di Israele. Oggi nel Vangelo leggiamo di Zaccheo e del suo darsi da fare per “vedere” Gesù che passa. E cercando e guardando non solo lo vede, ma Gesù viene in casa sua e mangiano insieme, e quell’incontro è talmente bello che è pronto a rinunciare ai suoi beni e a risarcire.
“Come sono belle le tue tende, Giacobbe,
le tue dimore, Israele!”: un’immagine piena di fascino e di grande poesia… Ce la vediamo davanti agli occhi la distesa delle tende di Israele, accampato non lontano dal fiume Giordano. Un giorno ci sarà anche la tenda di Dio tra le tende degli uomini… e queste tende ora siamo noi, il luogo dove Egli ha preso dimora e inabita. – Tra le tante metafore del brano, sono già state sottolineate quelle del bufalo e della leonessa. Già ieri si diceva che Dio è per Israele come le corna del bufalo; un traduttore dice che l’espressione potrebbe correttamente essere attribuita allo stesso Israele, che sarebbe così paragonato a un animale dalle grandi corna, capaci di allontanare qualunque nemico. Il leone (o la leonessa), che ieri era descritto nell’atto di ergersi e divorare la preda, oggi è visto accovacciato, irremovibile: un’immagine di fermezza e di determinazione, che ben si può attribuire al popolo di Dio.