14 Mosè mandò da Kades messaggeri al re di Edom, per dirgli: «Così dice Israele, tuo fratello: “Tu conosci tutte le tribolazioni che ci hanno colpito. 15 I nostri padri scesero in Egitto e noi in Egitto dimorammo per lungo tempo e gli Egiziani maltrattarono noi e i nostri padri. 16 Noi gridammo al Signore ed egli udì la nostra voce e mandò un angelo e ci fece uscire dall’Egitto; eccoci ora a Kades, città al confine del tuo territorio. 17 Permettici di passare per il tuo territorio. Non passeremo per campi né per vigne e non berremo l’acqua dei pozzi; seguiremo la via Regia, non devieremo né a destra né a sinistra, finché non avremo attraversato il tuo territorio”». 18 Ma Edom gli rispose: «Tu non passerai da me; altrimenti uscirò contro di te con la spada». 19 Gli Israeliti gli dissero: «Passeremo per la strada maestra; se noi e il nostro bestiame berremo la tua acqua, te la pagheremo: lasciaci soltanto transitare a piedi». 20 Ma quegli rispose: «Non passerai!». Edom mosse contro Israele con molta gente e con mano potente. 21 Così Edom rifiutò a Israele il transito nel suo territorio e Israele si tenne lontano da lui.
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Le Parole che oggi riceviamo dalla bontà del Signore mi suggeriscono la memoria di un altro passaggio per questa terra di Edom, quando in Genesi 32-33 era Giacobbe in persona che con tutta la sua grande famiglia doveva passare per la terra dove si era ritirato suo fratello Esaù dopo l’inganno della primogenitura subìto dallo stesso Giacobbe e da sua madre. Era delicatissimo quel passaggio, come lo è l’attuale di Israele, discendente di Giacobbe, per il paese di Edom, dove abitano i discendenti di Esaù. Sottolineo questo, perchè serve a ricordarci che la Parola di Dio incessantemente percorre sentieri simili tra loro pur nelle grandi diversità, ora temporali, ora spaziali, ora culturali…ma le linee maestre della Storia della salvezza restano sempre tali. Questo è di grande rilievo per noi anche per l’interpretazione della storia che oggi stiamo attraversando, per cogliere in essa il Mistero di Israele così come in Gesù si è compiuto. Non stanchiamoci di evidenziare e ribadire l’assoluta attualità della Parola di Dio, rispetto alla cui forza profetica i “tempi” se mai sono sempre “indietro”. Non si tratta quindi di dover “attualizzare” la Parola ai tempi, ma, viceversa, sono i nostri tempi che vanno attualizzati alla perenne giovinezza profetica della Parola di Dio.
C’è un verbo molto presente nel nostro testo, il verbo “passare”: tre volte al ver.17, e ancora quattro volte ai vers.18-21. Questo verbo è la radice ebraica “avar”, e ricordo di aver letto da qualche parte che forse si può considerare la fonte della parola “ebreo”. Certo che non si può non notare come Israele tale si presenti rispetto ad Edom, per il quale deve e chiede di passare. Mentre gli altri popoli, pur nati dallo stesso ceppo, si stabilizzano, il popolo di Dio è in cammino, per strada. Nessuna terra e nessuna patria è veramente la sua. Tutto questo è assolutamente vero per la Chiesa del Signore, che è “pellegrina” in questo mondo, per il quale passa, diretta vero la riva del Risorto, la Casa del Padre. Lo stesso annuncio del Vangelo ha tra i suoi compiti quello privilegiato di inaugurare nelle nazioni il grande viaggio verso il Monte Sion, la Gerusalemme del cielo che scende come sposa per incontrarsi con il suo Sposo e Signore Gesù Cristo.
In questo senso mi sembra molto significativa anche la prima parte del nostro brano, i vers.14-16, che sono memoria e annuncio della storia che Dio ha disposto e donato al suo popolo, e che sono non solo il grembo ma anche l’illuminazione e l’interpretazione di quale sia oggi, a Edom o a Bologna, o a Roma, l’obbedienza della Chiesa al suo Signore. Edom, Bologna o Roma sono una “tappa” del viaggio. Non la sua fine. Se tali volessero essere, se Edom imprigionasse Israele, si porrebbe la stessa necessità di chiedere al Signore di esserne liberati per proseguire il nostro cammino. E in certo senso è proprio così, anche questa mattina.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.