16 Il Signore parlò a Mosè e disse: 17 «Parla agli Israeliti e prendi da loro dei bastoni, uno per ogni loro casato paterno: cioè dodici bastoni da parte di tutti i loro prìncipi secondo i loro casati paterni; scriverai il nome di ognuno sul suo bastone, 18 scriverai il nome di Aronne sul bastone di Levi, poiché ci sarà un bastone per ogni capo dei loro casati paterni. 19 Riporrai quei bastoni nella tenda del convegno, davanti alla Testimonianza, dove io vi do convegno. 20 L’uomo che io avrò scelto sarà quello il cui bastone fiorirà e così farò cessare davanti a me le mormorazioni che gli Israeliti fanno contro di voi».
21 Mosè parlò agli Israeliti, e tutti i loro prìncipi gli diedero un bastone: un bastone per ciascun principe, secondo i loro casati paterni, cioè dodici bastoni; il bastone di Aronne era in mezzo ai loro bastoni. 22 Mosè ripose quei bastoni davanti al Signore nella tenda della Testimonianza. 23 L’indomani Mosè entrò nella tenda della Testimonianza ed ecco, il bastone di Aronne per il casato di Levi era fiorito: aveva prodotto germogli, aveva fatto sbocciare fiori e maturato mandorle. 24 Allora Mosè tolse tutti i bastoni dalla presenza del Signore e li portò a tutti gli Israeliti; essi li videro e presero ciascuno il proprio bastone.
25 Il Signore disse a Mosè: «Riporta il bastone di Aronne davanti alla Testimonianza, perché sia conservato come un segno per i ribelli e si ponga fine alle loro mormorazioni contro di me ed essi non ne muoiano». 26 Mosè fece come il Signore gli aveva comandato.
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La Parola che oggi il Signore ci regala esalta il grande evento-mistero dell’elezione divina. L’elezione è nota privilegiata della fede di Israele che ha il suo compimento nell’elezione di Gesù di Nazaret, il Messia, il Figlio di Dio. Mi permetto di chiedere, a me e a tutti, di tenere sempre viva in noi questa fisionnomia fondamentale della nostra fede, anche perchè è quello che in modo più forte ci distingue – e ci separa! – dalle grandi spiritualità orientali che offrono all’uomo moderno proposte molto seducenti e appunto contrarie al tema dell’elezione.
Per quanto riguarda il nostro testo, si può forse dire che il suo scopo privilegiato è quello di convincere ciascuno della sua “non-elezione”! E’ una pedagogia nei confronti delle Dodici tribù di Israele che rischiano di coinvolgersi incessantemente, come più volte abbiamo incontrato, in problemi di competizione e di aspirazione al potere. Magari rivendicando grandi temi di appartenenza di tutti allo stesso dono! Il ver.24 liquida tutta la questione con la riconsegna ad ogni capo tribù del suo bastone “non eletto”. E l’elezione va a questa “tribù-non tribù”, la tribù di Levi – dove i Leviti per primi devono accettare l’elezione privilegiata della casta sacerdotale di Aronne! – che esigerà dai suoi membri una condizione speciale e per molti aspetti anche “minoritaria”: senza una sua terra, senza una sua fisionomia confrontabile con quella delle altre tribù.
Ma anche l’elezione della verga di Aronne risplende per la sua gratuità! E’ il Signore che la fa fiorire e fruttificare. La sua bellezza e la sua fecondità sono nascoste appunto nel mistero dell’elezione divina che non ha una “ragione umana” ne’ per la sua origine, nè per particolari caratteristiche. Se mai, nella più pura e profonda tradizione di Israele, ciò che la caratterizza è la piccolezza e la povertà: tutto prepara e profetizza il mistero del Figlio di Dio, che si fa povero sino alla morte e alla morte di croce.
Mi sembra molto bello che la vicenda dei bastoni abbia come suo esplicito scopo la pace: la pace tra il popolo e il suo Dio. E la pace tra le tribù e le persone. Obbedendo all’elezione divina, e quindi obbedendo a tutte le conseguenze di tale elezione – tu non sei l’eletto, l’accoglienza dell’eletto è condizione della fede e della comunione…. – si stabilisce la pace. E questa Pace non è la pace che consegue a una “vittoria”, una pace stabilita e mantenuta – o magari imposta – da un regime imperiale, ma la pace che nasce dall’accoglienza dell’altro come figura dell’eletto di cui non si può fare a meno. L’Altro come mia salvezza!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Di solito il rito di riconciliazione viene fatto nella tenda del Convegno, portando animali per l’offerta e anche sangue, e c’è anche un giorno particolare nell’anno per la riconciliazione, quando il sommo sacerdote (e solo lui) entra nella parte più interna del santuario portando incenso. E’ scritto che il fumo dell’incenso nasconde alla vista il propiziatorio perchè il sommo sacerdote non muoia. Oggi invece l’offerta di riconciliazione è fatta fuori, tra il popolo.E Aronne va con le vesti sacerdotali sulle quali c’è il segno della santità di Dio, e anche i nomi (e i peccati) di tutte le tribù di Israele. Il sommo sacerdote porta su di se i peccati di tutti. Aronne obbedisce a Mosè. Vediamo in questo tanti segni dell’offerta di Gesù, FUORI dalla città. Gesù è la riconciliazione con Dio, come Aronne obbed3endo, e per i segni che porta su di sè, è la riconciliazione per il popolo. Sap 18:20ss interpreta ed esplicita il nostro brano di oggi: “Un uomo incensurabile si affrettò a difenderli: prese le armi del suo ministero, la preghiera e il sacrificio espiatorio dell’incenso, si oppose alla collera e mise fine alla sciagura… con la parola placò colui che castigava, ricordandogli i giuramenti e le alleanze dei padri”. Così Gesù, ha vinto con la parola, non tanto e non solo per quelle che ha detto, quanto per avere adempiuto con obbedienza piena la parola di Dio, ponendosi egli stesso come riconciliazione. 1Giov 2:2 “Gesù è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo” Ricordiamo anche il combattimento di Giacobbe con l’angelo, fino a che lo benedica. E la necessità di essere pronti indossando le armi che il Signore ci ha consegnato per la battaglia spirituale: la fede e la preghiera fondate sulla Sua Parola.
Ieri leggevamo che Aronne “si fermò tra i morti e i vivi, e il flagello si arrestò”: attraverso l’opera del sacerdote, si arresta l’effetto mortale e si affermano le forze vivificatrici che vengono da Dio. Anche il brano odierno ci parla di questa potenza vitale che solo in Dio ha la sua fonte: il bastone rinsecchito (simbolo della tribù – e in ebraico lo stesso termine indica “bastone” e “tribù”) germoglia, fiorisce e addirittura porta mandarle mature! E’così il Signore della vita, che fa essere le cose che non sono… e ci ha messi a parte di una vita di qualità eterna, destinata a non tramontare.