Le scrivo con molta indignazione per quello che ho visto e ho patito in questo natale come mai mi era successo prima. Un lusso sfrenato vicino a tante miserie. Una festa religiosa che è diventata solo pagana e mondana. Tanti soldi buttati via in stupidaggini. E pensi che io non sono religiosa anche se quello che lei scrive mi piace e mi fa pensare. E ho pensato a quanto ci deve stare male lei che vive vicino ai più poveri. Allora le voglio dire io un buon natale sincero. E buone feste.
Cara amica, la ringrazio per gli auguri. Per me questo Natale non è stato proprio come lo ha vissuto lei. L’arrivo a Bologna del nuovo Vescovo mi ha portato un’onda di grande letizia. Ho visto con commozione come Lui parla, sorride, si regala alla povera gente! Per questo, forse, non ho vissuto male la festa! Il titolo di un piccolo libro – “L’umanità di Dio” – mi ha molto commosso e rallegrato: su molti visi ho riconosciuto il volto del Signore, e in molti piccoli ho visto il sorriso di Gesù Bambino. Vorrei proporle una piccola riflessione su quello che invece ha indignato lei. Mi domando se va bene essere molto severi. In una conversazione con la mia “privata parrocchia” di “Atei e non”, uno di loro aveva proposto che si parlasse proprio del Natale. Ne sono nate memorie, osservazioni e speranze di non piccolo rilievo. Il Signore Gesù non è stato citato se non come una statuina del presepio, ma da molti è stato detto che in ogni modo il Natale è un momento più grande degli altri: un momento di affetti ricordati e ritrovati, quasi un desiderio di essere presi per mano. Coglievo in mezzo a questi amici fraterni la presenza stessa del Figlio di Dio e della sua “umanità”, come dice il titolo del libro che citavo. Natale è la nascita di un’umanità nuova, e molti di questi miei amici ne portano una specie di misterioso desiderio. Quasi di attesa. Forse, allora, conviene pazientare con il clamore delle feste, come a Betlemme la povera famiglia di Nazaret è stata paziente con i censimenti imperiali che li hanno costretti a deporre il Neonato nella mangiatoia. Quella serata è diventata poi una Notte Santa per molti. Penso che lo diventerà ancora! Grazie, cara amica, con l’augurio di ogni bene. Giovanni della Dozza.