32 Usciti costoro, gli presentarono un muto indemoniato. 33 E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». 34 Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni».
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E’ nella stessa prospettiva che ci ha guidato nella vicenda dei due ciechi che possiamo ascoltare il breve episodio dell’indemoniato muto. Con una conferma piuttosto clamorosa, e cioè il fatto che lo stesso episodio, con le stesse parole, sarà ripreso da Matteo in 12,22-30, e là sarà sviluppato un tema che qui è solo indicato, e cioè il rapporto di Gesù con il principe dei demoni. Perchè dunque anticipa qui quello che svolgerà in seguito? Perchè questa inutile anticipazione? E’ chiaro! Perchè ci troviamo davanti ad un elemento delicatissimo della vita del Popolo di Dio. Questo tema-problema è rappresentato dalla situazione e dalla liberazione del muto indemoniato.
Dunque, come i due ciechi ci mostrano che solo con il dono-miracolo della fede possiamo pensare di “vedere” la nuova creazione e la nuova storia generate dal Vangelo di Gesù, solo il dono-miracolo della Parola apre la possibilità che Gesù possa giungere sino ai confini della terra, ad ogni uomo e donna, ad ogni cultura e vicenda, ad ogni tradizione come ad ogni fede o non fede. La condizione di quest’uomo può sembrarci molto particolare, ma voi che avete ricevuto il dono del Vangelo sapete bene come si tratti di un dono preziosissimo e per questo insidiatissimo. Non si tratta di una notizia qualsiasi, o di una dottrina, magari più luminosa di altre. Per noi è ovvio che proprio a proposito della Parola si debba dire del demone muto. Un demone che può essere anche molto invasivo e che talvolta sembra investire un’intera comunità cristiana e magari l’intera vita di un uomo che a quella Parola ha voluto generosamente dedicare il più e il meglio di sé. Capite dunque come non ci deve stupire che questo “mutismo” sia il dramma che più profondamente accompagna la presenza del Vangelo nella storia dell’umanità. Per questo, persone come Francesco d’Assisi ci colpiscono per la pienezza di grazia e di luce che li accompagna e che in loro rende sempre presente e alla fine semplice la custodia e la comunicazione del Vangelo del Signore.
Come dunque solo per grazia si può “vedere”, così solo per grazia si può “parlare”. Ed è quindi più immediato comprendere perchè proprio contro la possibilità che la Parola sia annunciata si concentrino forze maligne molto potenti. Se non c’è più annuncio del Vangelo, tutto è veramente finito. Anche in questi giorni ascoltando molte persone ho colto con chiarezza che il dramma non è certo che sono cattive, o immorali, o violente, o che non vanno a messa, o che hanno troppe mogli. Quello che più chiaramente e semplicemente si vede è che si tratta di nostri fratelli e sorelle che nulla hanno udito del Vangelo di Gesù. Non si può certo pensare di risolvere un problema tanto drammatico creando organismi pastorali o scrivendo libri, o facendo prediche. Sto portando con affetto e dolore l’evidente fatica del Papa, ma non posso non guardare con grande tremore come venga proposto questo tema dell’annuncio evangelico al mondo occidentale, tema che tra l’altro potrebbe essere di grande bellezza, anche se è un po’ difficile capire questa distinzione tra il mondo occidentale e quel “tutto il resto” che è assai poco e che in realtà è quello che è per quello che dal mondo occidentale ha ricevuto o non ha ricevuto. Non credo che possiamo pensare di cercare e di trovare dei mezzi per…Quello che dobbiamo cercare e trovare è chi come Francesco d’Assisi o Papa Giovanni possa manifestare e comunicare con gioia la bellezza sempre attuale della Parola di Gesù. Ma così mi sono un po’ perso. Serva per dire che questo rapporto tra Parola, mutismo e demonio è di enorme rilievo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni
Ma chi sono questi demoni che impediscono di “vedere”, di parlare, come spiega don Giovanni?
Ripeto cose che tutti sanno. Il demonio non va confuso con il diavolo o satana. Quest’ultimo svolge la funzione di tentatore (e talvolta nei Vangeli è rappresentato addirittura da Pietro, al quale Gesù rivolge proprio questa parola, “satana”). I demoni della Bibbia, invece, possono essere visti come i nostri folletti, spiritelli e simili, e rappresentano ciò che ci impedisce di accogliere la Parola e la vita nuova. Ecco allora quelle ideologie, quei pregiudizi, cui siamo così attaccati…, quei convincimenti cui volontariamente aderiamo, come quello di essere superiori ad altri popoli o ad altre persone… Vedremo tra poco che tali demoni sono chiamati anche “spiriti impuri”: ci impediscono, infatti, di vivere in comunione con il Padre, perché immersi nella sfera delle negatività e del male.
Forse la condizione di questo muto indemoniato del vangelo di oggi è peggiore di quella dei due ciechi, perché quei due –osservavamo stupiti – possono andare a Gesù d soli, e soprattutto avevano fede davanti a Lui. Oggi di questo muto si dice che viene portato da altri, come quell’uomo che era paralitico. La sua è una condizione che esige il soccorso degli altri.
E’ evidente nel brano di oggi che Gesù elimina la causa profonda della sua mutezza: caccia lo spirito maligno.
v.33 “e la folla presa da stupore diceva: “Non si è mai vista una cosa simile in Israele!”: le folle comprendono che è successo qualcosa di nuovo. Ma i farisei contraddicono dicendo che non è una cosa nuova, ma è normale, perché Gesù opera per la forza del capo dei diavoli.
In realtà ciò che Gesù fa è una cosa nuova perché viene da Dio: Gv 9:33: “Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla”, così risponde il cieco guarito ai Giudei che contraddicono.
Il problema posto dal brano di oggi è serio: questo uomo Gesù da dove ha la forza che mostra? Qui non c’è risposta, che invece dopo Gesù darà, contraddicendoli. Sembra che qui la risposta voglia essere rimandata alla fine: è l’offerta di Gesù sulla croce che contraddice questa accusa dei farisei. Il sacrificio di Gesù sulla croce è infatti l’origine di ogni guarigione e di ogni liberazione.
“Mai è apparsa in Israele…” ricordiamo le parole della lettera a Tito che ascoltiamo nella festa del Natale: “E’ apparsa infatti la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini…” (Tit 2:11): le folle riconoscono in Gesù la grazia apportatrice di salvezza.
Oggi avendo ascoltato la chiamata del profeta Geremia possiamo notare un parallelo con questo muto guarito nel fatto che il Signore, guarendo e chiamando, pone la sua parola sulle labbra dell’uomo. E la parola che pone sulle labbra, aperte per grazia è una parola di benedizione come è stato per Zaccaria (Lc 1:64).
Possiamo anche ritornare alla memoria del nostro battesimo e al rito dell’effeta, per il quale ci vengono toccate le labbra e le orecchie chiedendo che il Signore ci conceda di ascoltare e parlare la sua santa Parola. Dunque anche questo miracolo del muto indemoniato sanato è immagine della grazia dei sacramenti: sono infatti segni efficaci di una grazia che viene da Dio per Gesù e agisce misteriosamente. E la sua guarigione – come la nostra – è diretta all’ascolto della parola di salvezza.