27 Mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!». 28 Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». 29 Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». 30 E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». 31 Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.

Seleziona Pagina
Nel Salmo 118,17-18:
‘Sii buono con il tuo servo e avrò la vita,
custodirò la tua parola.
Aprimi gli occhi
perchè io veda le meraviglie della tua legge.’
Ho trovato in questa prospettiva molto diretta e decisiva la domanda del Signore: credete che io possa fare questo?
I due sembra rispondano insieme, comunitariamente, ‘Si, o Signore’.
Che esempio!
(1^ parte)
Capita spesso, camminando nel testo evangelico, di doversi porre una domanda, che possiamo esprimere con “perchè adesso questo?”. Ed è domanda spesso opportuna che apre ulteriori strade di ascolto e di accoglienza della Parola. La vicenda dei due ciechi fa parte di questo tipo di attenzione. Provo a spiegarmi. Siamo alla fine di questi due capitoli 8-9 dove il Signore ci ha fatto memoria dei miracoli e degli incontri che, dopo il Discorso della Montagna dei cap.5-7, hanno caratterizzato la sua venuta e la sua presenza a Cafarnao. Ci è sembrato di cogliere non solo e non tanto una sequenza di episodi, ma, più profondamente, la convocazione divina alle grandi nozze d’amore nella Croce e nella Gloria di Gesù. Invito nuziale rivolto non più solo al Popolo della Prima Alleanza, ma a tutte le genti. Via nuova della salvezza dove hanno posto i poveri e i peccatori, nozze che le due figure che per ultime abbiamo incontrato, la bambina morta e la donna malata, hanno pienamente illuminato. Dunque, perchè il sopraggiungere di questi due ciechi? Notiamo tra l’altro che solo Matteo li ricorda. Mi sono dato una risposta: perchè la meraviglia di questa prospettiva non è facile coglierla. Molte volte mi sembra che le cose vadano all’inverso, con i criteri di sempre. Criteri di scelta, di esclusione, di condizioni, di giudizio…Così ho pensato che, almeno per quello che mi riguarda, solo un miracolo mi può consentire di non vedere tutto questo solo come un bell’ideale irraggiungibile, e addirittura può consentirmi di cogliere ogni giorno, pur tra le mie cecità e le ferite della storia, la presenza mite e buona del nostro Gesù che non è venuto per giudicare ma per salvare. Io dunque sono uno di questi ciechi che solo per un miracolo possono cogliere il volto e il cuore nuovi della storia, e quindi l’impegno di speranza al quale la nostra vita è stata chiamata.
(segue)
(2^ parte)
Aggiungo un particolare che mi è sembrato importante. Diversamente dai ciechi di Gerico di cui possiamo ascoltare in Matteo 20 e nei testi paralleli di Marco e Luca, questi due uominni non chiedono esplicitamente di “poterci vedere”. E questo rende singolare e delicata anche la domanda che Gesù rivolge loro. Osserviamo insieme i termini di questo dialogo. Al ver.27 non chiedono il miracolo della vista, ma semplicemente”Figlio di Davide, abbi pietà di noi!”. E questo lo troviamo anche in Mt.20,30. Nel seguito, però, Gesù non chiede loro, come ai ciechi del cap.20, “Che cosa volete che io faccia per voi?”, ma solo :”Credete che io possa fare questo?” Che cosa? Certo, sembra ovvio che il loro desiderio sia quello di vederci! Però mi sembra molto affascinante che loro abbiano chiesto la sua misericordia. Gesù risponde chiedendo “Credete che io possa fare questo?”, loro gli dicono “Sì, o Signore”(ver.28), e allora Lui dona loro la vista dicendo “Avvenga per voi secondo la vostra fede”(ver.29). Mi sento confermato da questi particolari circa il fatto che si tratta veramente di un miracolo della vista, ma di un miracolo di cui tutti abbiamo bisogno. Ed è quel miracolo della fede che è la luce nuova di tutte le cose e gli “occhi nuovi” per vederla.
Questa specie di “disobbedienza” di cui ci dicono i vers.30-31, è più volte presente nella memoria evangelica. Le proposte di interpretazione sono molte. Hanno fatto bene o hanno fatto male a non attenersi all’indicazione di Gesù, tra l’altro data loro con una certa “severità”? E’ forte il verbo che dice la sua ammonizione ed è forte quel “Badate che…”. In questi anni mi è entrata nella testa e nel cuore, ma soprattutto nella vicenda mia e non solo mia, la considerazione che nel dono e nell’esperienza della fede ci sono due livelli, due linee due volti del dono di Dio: uno più personale, forse anche più mobile, più inquieto magari…e questo mi sembra resti l’esperienza profonda dell’animo di ciascuno. L’altro livello non è meno profondo, nè meno vero, ma è forse più acquisito e quindi più comunicabile e, come per questi nostri due amici, più comunicabile a tutti nello stesso modo e con le stesse parole.Ma è propio un’ipotesi molto vaga.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni
Questo testo è solo di Matteo. Sono strani questi due ciechi che vedono Gesù. Sembra che ci vedano bene. E riescono a seguire Gesù, anche se sono ciechi, fino alla casa. Matteo non dice che altri li tengono per mano. Il primo miracolo è questo seguire Gesù. La profezia di Isa, che i ciechi ci vedono, oggi si è adempiuta.
E non chiedono di poterci vedere, ma che Gesù “abbia pietà” di loro. Abbiamo letto oggi in Sir 51:8 “Allora mi ricordai delle tue misericordie, Signore, e delle tue opere che sono da sempre, perché tu liberi quanti sperano in te, li salvi dalla mano dei nemici.” E’ doi Dio fare misericordia agli uomini. Quando allora Gesù risponde loro: “Credete voi che io possa fare questo?” (v. 28) intende dire loro – prima di tutto – “Credete che io abbia il potere (come Dio ha) di farvi misericordia?”. Dunque la fede in Gesù è credere che Dio, per Gesù, può avere misericordia di noi.
E poi, per sua misericordia, come prega la colletta di questa domenica XIII, “Dio ci mostra la sua luce, dalle tenebre, come a figli di adozione”.
E’ singolare ritrovare nel racconto di questo incontro dei due ciechi con Gesù parole che abbiamo ascoltato nel primo brano di questo capitolo, quello che racconta dell’incontro di Gesù con Matteo il pubblicano e il pasto in casa, insieme a pubblicani e peccatori. Gesù se ne “andava di là” (vv. 9 e 27), “seguire Gesù” (vv. 9 e 27), molti si accostano a Gesù “in casa” (vv. 10 e 28). Come là Gesù mostrava che Dio è venuto a cercare ciò che era lontano da Lui, e a sanare ciò che era malato, così oggi mostra come sia vero che Dio “vuole misericordia più del sacrificio” (Mt 9:13), cioè che in primo luogo Lui stesso vuole “fare misericordia” all’uomo, più che voler ricevere sacrifici. La fede che Gesù cerca nei due ciechi (e in noi) è proprio credere questo: che Dio può e vuole farci misericordia.
Poi, nonostante la imposizione di Gesù al silenzio, i due diffondono la notizia in tutta la regione. I due non possono tacere l’opera di misericordia che hanno ricevuto da Dio. E’ impossibile tacere là dove si è ricevuto un soccorso, un aiuto da parte di Gesù, perché anche altri ne possano godere.
La loro voce si è diffusa in tutta la terra (Sal 8); e può anche essere che i due – come Geremia – si siano sforzati di tacere, ma non è stato possibile trattenere l’annuncio della parola e dell’opera del Signore, che era come un fuoco ardente nel loro cuore.