14 Allora gli si avvicinarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». 15 E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. 16 Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. 17 Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».
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Se abbiamo il tempo di dare un rapido sguardo a questo cap.9 non ci sarà difficile cogliere la tonalità nuziale degli avvenimenti qui ricordati. Nessuno si sposa, ma, ben di più, si celebrano le grandi nozze di Dio, con l’umanità intera, senza esclusioni e senza privilegi. Il grande progetto dell’Amore di Dio che vuole portare a Sé l’umanità intera ha un suo banchetto di nozze, che già ha suscitato osservazioni polemiche, per quella tavolata di pubblicani e peccatori con i quali Gesù sta cenando. E’ a questa tavolata impropria che fanno oggi capolino i discepoli di Giovanni. Sono essi a domandare come mai mentre loro e i farisei digiunano, i discepoli di Gesù non digiunano. Sicché, se l’obiezione precedente riguardava la qualità degli invitati, questa riguarda la fedeltà stessa alla Legge nella sua interpretazione più profonda e più rigorosa.
La risposta di Gesù è nettissima e porta via ogni eventuale dubbio che rimanesse circa il senso degli avvenimenti che si stanno svolgendo in quei giorni a Cafarnao: “Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro?” (ver.15). Gesù è lo Sposo e il paralitico perdonato e guarito dei vers.1-8, Matteo e i suoi poco raccomandabili colleghi dei vers. 9-13, sono segno di quella povera umanità che Gesù è venuto a sposare con il suo sacrificio d’amore. In un angolino dei nostri pensieri ci domandiamo se ci sarà posto nuziale anche per i farisei. E certamente sì! Con quel rischio che tende a escludere dalle Nozze chi seleziona e discerne gli invitati.
E un’altra questione mi ha attirato: quando sarà tolto lo Sposo e allora digiuneranno? Propongo: mai! Se penso all’assicurazione che Gesù Risorto dà nelle ultime parole del testo di Matteo, vi trovo: “Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del secolo” (Mt.28,20). E’ un tipo di linguaggio che abbiamo già incontrato. Pensate alla citazione di Osea 6,6 nella chiamata di Matteo: “Misericordia io voglio e non sacrifici” (Mt.9,13). A me sembra chiaro che il dato profondo di quella Parola è la raccomandazione profetica di non ridurre gli atti di culto a formalismi vuoti. Così anche l’affermazione che si digiunerà quando lo Sposo sarà tolto mi sembra intensifichi la perennità meravigliosa di questa condizione nuova di tutta l’umanità che finalmente trova in Gesù la grande strada dell’amore che salva.
Mi chiedo insieme a voi quanto noi cristiani abbiamo saputo staccarci dalla vecchia creazione e dalla vecchia storia per entrare finalmente nella pace di Dio. Insieme a tutti gli altri!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
complimenti davvero per questo servizio, visto che voglio partecipare alla vostra lectio, potreste postare regolarmente ogni giorno il brano da leggere, perché ogni tanto vi dimenticate e poi uno deve andare a prendersi il brano nel file del sito (insomma è scomodo)…. so che ci sono anche dei modi per aggiornare automaticamente ogni giorno il blog sempre ad una certa ora…. comunque grazie e scusate le pretese
caro anonimo, proviamo a fare quello che dici ma in effetti qualche giorno va buca. Abbi pazienza! tu continua a seguirci e se vuoi dai il tuo contributo mettendo qualche tua riflessione!
v. 14 La prima parola: “Allora…” sottolinea l’unità con il brano precedente. Questo banchetto è “messianico” per la presenza del Signore. Dunque, che cosa significa il digiuno? “…gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: “Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?”. Se per le filosofie orientali il digiuno può essere una via per diventare dio, per liberarsi dal peso delle cose della terra, per Israele il digiuno è l’attesa del Messia, e così viene a perdere senso quando il Signore è con noi.
La toppa sul vecchio vestito: non si tratta di riempire un vuoto, ma di far si che l’antico (testamento) confluisca nel nuovo, che la fede completi la legge senza romperla.
In Matteo, diversamente dagli altri sinottici, Gesù chiede “possono forse fare lutto…”: stessa parola da Lui usata dopo la resurrezione, mostrandosi ai discepoli: “Perché fate lutto?”: là come qui, c’è la presenza del “nuovo” della risurrezione e del “vecchio” pensare.
Gesù è “Dio con noi”, Gesù è a tavola con i pubblicani e i peccatori. Anche oggi Gesù sottolinea ancora questo: “Come è possibile per i figli delle nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno.” Quando? Alla fine del suo vangelo Matteo riporta le parole del Signore ai suoi: “Io sono con voi fino alla fine dei tempi”.
Forse il Signore vuole dire ai discepoli che dovranno condividere e portare la stessa condizione di tutti gli uomini, che è in qualche modo di attesa. Come per Israele, che attendeva il Messia. I discepoli però attendono il Signore con fede e speranza, già in compagnia della Sua presenza.
In ogni caso il brano di oggi precisa il significato del digiuno cristiano, che in altri testi del vangelo (p.es. Mat 6, 16-18) viene da Gesù stesso valorizzato e proposto, non è quello di cercare una ascesi o una pietà personale, ma quello di interrogarsi e approfondire la relazione con il Signore Gesù sposo. E allora le parole “quando lo sposo sarà loro tolto” possono riferirsi non soltanto – come certo è vero – al momento preciso della Sua passione e morte, o forse al tempo dell’attesa del suo ritorno, ma ad ogni momento della vita, quando sembra magari che – per un motivo o un altro – lo sposo non ci sia. Allora questo digiuno, segreto e sotto gli occhi del Padre (come Mt 6 suggerisce) diventa la supplica ardente a che lo sposo sia con noi; e il Padre che vede nel segreto ci ricompenserà, o meglio “restituirà”, cosa? Restituirà la presenza dello sposo amato!
v. 17 “si versa vino nuovo in otri nuovi”: il Vangelo di Gesù e il suo Spirito santo (Gioele 2: dal digiuno all’abbondanza dei doni di Dio, che culmina nel dono dello Spirito Santo), negli “otri nuovi” della vita nuova nel perdono e nella misericordia (Isa 61:1-3, misericordia e non più lutto, v. anche Isa 54:7-10), “si conservano” per la vita eterna, come Maria “conservava” nel cuore le sante parole (Lc 2:15).
Negli otri nuovi della nostra vita, perché il Signore dice: “Ecco io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21:5): Gesù non è venuto solo a darci un nuovo insegnamento, ma anche a “fare nuovi” i contenitori del suo insegnamento, noi suoi discepoli.