6 Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
3 Commenti
andrea bergamini
il 12 Giugno 2010 alle 07:37
Le cose sante, le nostre perle…. di cosa si tratta? Forse di Gesù stesso?
Ho trovato un parallelo interessante in Eb 10,29 “di quanto peggior castigo pensate che sarà ritenuto meritevole chi avrà calpestato il Figlio di Dio e ritenuto profano quel sangue dell’alleanza, del quale è stato santificato, e avrà disprezzato lo Spirito della grazia?”
maso
il 12 Giugno 2010 alle 09:18
C’è forse il rischio di non cogliere il valore e la preziosità delle cose sante e delle perle con cui il Signore abbellisce le nostre vite. Forse questa ‘non comprensione’ avviene proprio mentre siamo girati verso mammona? Forse c’è oggi anche il richiamo ad una responsabilità molto prudente nella comunicazione vicendevole del Vangelo, seppure con la trave nell’occhio? Pensando anche al silenzio e alla Regola..
giovanni nicolini
il 13 Giugno 2010 alle 07:15
Penso che “le cose sante” si debbano ormai raccogliere tutte nella persona di Gesù. Questo non significa che ogni altra realtà è esclusa da questa santità. Al contrario! In certo modo tutto è stato “santificato” dalla persona, dalla Parola e dall’opera di Gesù, dalla sua Pasqua. Per Lui, con Lui e in Lui tutto è stato santificato perchè tutto è stato strappato dalla prigionia del male e della morte, tutto è risorto, tutto ha un nome nuovo, persino la morte. “Le cose sante” – alla lettera “ciò che è santo” – è dunque la Persona, l’evento di Gesù, la sua presenza, e quindi la “rivelazione” di tutto alla sua luce. Scusate se non riesco a esprimermi con più semplicità e chiarezza! “Non date” e “non gettate” pongono un problema molto delicato: c’è qualche persona, o qualche realtà, o qualche circostanza, cui è bene non dare Gesù che è il dono supremo di Dio Padre all’umanità? Mi sono fatto guidare innanzi tutto da un episodio nel quale Gesù stesso afferma l’opportunità di non dare. In Matteo 15,21-28 Egli dice alla donna cananea che gli chiede di salvare sua figlia: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”. Ma la risposta umile e affettuosa di quella mamma grida l’attesa di Gesù da parte di tutti i popoli della terra e apre la prospettiva dell’annuncio del Vangelo fino ai confini della terra: i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni! Qui possiamo notare che, invece, nel nostro versetto nè i cani nè i porci mangiano, ma calpestano con le loro zampe. Non hanno fame e calpestano quello che viene gettato per poi scagliarsi contro chi ha gettato loro quel bene di cui non sono affamati. La piccolezza e la fame sembrano allora essere il criterio della destinazione del Vangelo! L’altro brano evangelico che mi ha aiutato è Matteo 10,11-14 dove si pone esplicitamente l’interrogativo su chi sia degno di ricevere l’annunciatore, e il Vangelo che egli è venuto a portare. Non viene descritta questa persona “degna”, e neppure si dicono le caratteristiche della casa sulla quale può scendere la pace evangelica. Ma al ver.14 vengono citate due condizioni essenziali: l’accoglienza e l’ascolto della Parola che viene a visitare quella persona e la sua casa. Dunque, chi non è degno di ricevere l’annuncio evangelico? Chi non è – o pensa di non essere, o rifiuta di essere – piccolo e affamato come i cagnolini cananei. E quindi non ritiene di aver bisogno e quindi di voler accogliere il dono che passa davanti alla casa della sua vita. Diversamente da Abramo che ferma i tre angeli e li forza ad entrare nella sua tenda. E diversamente da Zaccheo che scende in fretta dalla sua pianta per accogliere con gioia il Signore nella sua casa di peccatore. Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Le cose sante, le nostre perle…. di cosa si tratta? Forse di Gesù stesso?
Ho trovato un parallelo interessante in Eb 10,29 “di quanto peggior castigo pensate che sarà ritenuto meritevole chi avrà calpestato il Figlio di Dio e ritenuto profano quel sangue dell’alleanza, del quale è stato santificato, e avrà disprezzato lo Spirito della grazia?”
C’è forse il rischio di non cogliere il valore e la preziosità delle cose sante e delle perle con cui il Signore abbellisce le nostre vite. Forse questa ‘non comprensione’ avviene proprio mentre siamo girati verso mammona?
Forse c’è oggi anche il richiamo ad una responsabilità molto prudente nella comunicazione vicendevole del Vangelo, seppure con la trave nell’occhio?
Pensando anche al silenzio e alla Regola..
Penso che “le cose sante” si debbano ormai raccogliere tutte nella persona di Gesù. Questo non significa che ogni altra realtà è esclusa da questa santità. Al contrario! In certo modo tutto è stato “santificato” dalla persona, dalla Parola e dall’opera di Gesù, dalla sua Pasqua. Per Lui, con Lui e in Lui tutto è stato santificato perchè tutto è stato strappato dalla prigionia del male e della morte, tutto è risorto, tutto ha un nome nuovo, persino la morte. “Le cose sante” – alla lettera “ciò che è santo” – è dunque la Persona, l’evento di Gesù, la sua presenza, e quindi la “rivelazione” di tutto alla sua luce. Scusate se non riesco a esprimermi con più semplicità e chiarezza!
“Non date” e “non gettate” pongono un problema molto delicato: c’è qualche persona, o qualche realtà, o qualche circostanza, cui è bene non dare Gesù che è il dono supremo di Dio Padre all’umanità? Mi sono fatto guidare innanzi tutto da un episodio nel quale Gesù stesso afferma l’opportunità di non dare. In Matteo 15,21-28 Egli dice alla donna cananea che gli chiede di salvare sua figlia: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”. Ma la risposta umile e affettuosa di quella mamma grida l’attesa di Gesù da parte di tutti i popoli della terra e apre la prospettiva dell’annuncio del Vangelo fino ai confini della terra: i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni! Qui possiamo notare che, invece, nel nostro versetto nè i cani nè i porci mangiano, ma calpestano con le loro zampe. Non hanno fame e calpestano quello che viene gettato per poi scagliarsi contro chi ha gettato loro quel bene di cui non sono affamati. La piccolezza e la fame sembrano allora essere il criterio della destinazione del Vangelo!
L’altro brano evangelico che mi ha aiutato è Matteo 10,11-14 dove si pone esplicitamente l’interrogativo su chi sia degno di ricevere l’annunciatore, e il Vangelo che egli è venuto a portare. Non viene descritta questa persona “degna”, e neppure si dicono le caratteristiche della casa sulla quale può scendere la pace evangelica. Ma al ver.14 vengono citate due condizioni essenziali: l’accoglienza e l’ascolto della Parola che viene a visitare quella persona e la sua casa.
Dunque, chi non è degno di ricevere l’annuncio evangelico? Chi non è – o pensa di non essere, o rifiuta di essere – piccolo e affamato come i cagnolini cananei. E quindi non ritiene di aver bisogno e quindi di voler accogliere il dono che passa davanti alla casa della sua vita. Diversamente da Abramo che ferma i tre angeli e li forza ad entrare nella sua tenda. E diversamente da Zaccheo che scende in fretta dalla sua pianta per accogliere con gioia il Signore nella sua casa di peccatore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.