18 Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19 E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». 20 Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21 Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22 Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. 23 Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. 24 La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. 25 Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.
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Mi permetto di richiamare tutta la vostra attenzione su un verbo, ripetuto due volte nel nostro brano, al ver.18 e al ver.21, che mi sembra di capitale importanza sia per chiarire la sostanza del dono di Dio, sia per dare un contributo di verità e di semplicità ad un tema-problema troppo diffuso e malamente diffuso intorno alla fede. La fede non è facoltà, merito, dovere, bravura…nostra, ma solo dono di Dio. E questo dono oggi viene espresso nei suoi termini più efficaci: appunto, “li vide”! Senza questo sguardo non si dà fede. Ma dunque uno sguardo suo verso di noi, e non viceversa. La bellezza e la potenza della nostra preghiera oggi sta proprio in questo sguardo del Signore verso di noi! Reale, semplice, efficace! Il suo Vangelo che noi abbiamo la grazia di ascoltare è oggi questo suo sguardo su di noi.
Ed è evidentemente il suo invito: “Venite dietro a me..”. Possiamo dire di no. Non si dà fede senza libertà. Ma è libertà di accettare o forse rifiutare il dono. Se e quando tu senti che questa Parola è detta non solo ai primi quattro compagni di Gesù, ma anche a te, questo è il dono della fede. oggi ascoltiamo non solo questa sua Parola, ma anche dell’accoglienza che questa Parola trova in loro: semplice, radicale, e, io penso, lieta. Non condivido il commento un po’ eroico-romantico del gran tesoro che devono lasciare. Preferisco pensare al fascino e alla seduzione che questo invito provoca in loro. Davanti alla Buona Notizia, è semplice e bello lasciarsi prendere.
Questo è importante anche per chiarire il senso del termine “discepolo”, che non è presente nel nostro brano e che Gesù esplicita con un invito esistenziale: “Venite dietro a me”. Il termine “discepolo” evoca uno scolaro, una scuola e una dottrina. Ma il discepolato proposto da Gesù è la vita con Lui. Più delicato è in questo momento l’intendere il significato di quel “vi farò pescatori di uomini”. I pescatori Gesù li incontra mentre due di loro stanno gettando le reti e due stanno riparandole dopo la pesca. Un mestiere che ha il suo volto, il suo principio e la sua fine. Adesso viene un senso nuovo. Questo è tipico della vita di fede: tutto continua e tutto cambia, perchè tutto è continuamente investito dalla perenne novità della Parola di Gesù. Sei un guidatore di autobus come lo eri trent’anni fa, ma il volto profondo del tuo mestiere è radicalmente mutato, perchè la Parola continua a riempirlo di senso nuovo.
Il ver.23 ci consegna una prima notizia della missione di Gesù, tra insegnamenti e guarigioni di ogni tipo. E’ una Parola capace di sanare ogni infermità, dando anche a queste una via di speranza e di novità feconda. E il ver.24 ci regala un’immagine straordinaria di questa nuova comunità messianica, che è la Chiesa!! Un popolo di “malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici”. E quindi “grandi folle”, dice il ver.25, che cominciano a seguirlo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
v. 18 “Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli”: è importante questo “vedere” di Gesù. E’ uno dei primi verbi usati all’inizio (Genesi), dopo che Dio aveva creato le cose, esse esistono, e Lui vede che esse sono buone. Poi ancora quando il popolo era oppresso in Egitto, Dio dice: “scendiamo a vedere l’oppressione del mio popolo”.
Ricordiamo ancora lo sguardo con cui Gesù fissò il giovane ricco, e lo amò e gli disse come seguirlo.
Possiamo intendere questo “vedere” come un sinonimo di “amare”. La chiamata è un atto di amore. Questi fratelli vengono visti da Gesù, senza che loro se ne accorgano: è l’amore preveniente di Dio, perché è Lui ad amarci e non noi ad amare Lui. E quindi questo essere discepoli non nasce dalla sequela di una dottrina, ma di una persona. Il discepolato è un cammino progressivo dove, stando con il maestro, si impara ad essere discepoli. E’ poter dire come dice s.Ignazio di Antiochia alla fine della sua vita, “solo ora sto diventando discepolo”.
Nel brano di oggi sono segnalati molti movimenti di Gesù. “Cammina” lungo il mare, come Dio “camminava” nel giardino. Poi “va avanti” e vede e chiama i primi discepoli. Infine “cammina per tutta la Galilea”. Ricordiamo le parole di Pietro nella predicazione a Cornelio: “Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui” (Att 10:38).
Il racconto della chiamata dei primi quattro discepoli è in Matteo molto più sobrio che in Luca. Qui von viene raccontato nessun antefatto che riguarda i primi chiamati. Solo si dice di Gesù che cammina, e prende l’iniziativa di chiamare, e la loro pronta risposta, senza alcuna spiegazione ulteriore. La sobrietà del testo vuole forse sottolineare la iniziativa di Dio nella vita delle persone.
Il v. 18 che inizia dicendo”Ora, mentre camminava” lega il brano della chiamata a quello precedente: così la chiamata di Gesù è una chiamata a seguirlo, che vuole dire, convertirsi e riconoscere che il Regno dei cieli si è fatto vicino. Anche i primi discepoli erano in qualche modo “seduti in ombra di morte” a hanno visto “una grande luce”: Gesù che cammina presso il lago e si rivolge a loro.
Gesù poi percorre tutta la Galilea, e insegna, predica e guarisce. Il guarire deriva dall’annunciare la Buona novella del Regno: ascoltarlo fa guarire.
Notiamo la duplice presenza del verbo “seguire”, usata nella prima parte del testo a proposito dei 4 fratelli chiamati personalmente, e nella seconda parte usata a proposito della folla numerosa, attratta –probabilmente – a partire da questa condizione di infermità che viene evidenziata nel testo. Queste due sequele vanno accostate, e forse si fondono.
Molto bello l’accostamento fra “il vedere” del Dio Creatore in Genesi, il vedere del Dio “salvatore” dalla schiavitù d’Egitto e “il vedere” di Gesù. Molto bello anche l’accostamento del camminare di Dio nel giardino dell’Eden e il camminare di Gesù lungo il mare di Galilea, lungo le strade della nostra vita.
Grazie.